Un certo numero di persone fu rilasciato perchè appartenente a famiglie stranieri con «sangue misto», ma tra le persone rastrellate 1.023 furono deportate ad Auschwitz, e soltanto 16 di loro scamparono alla morte (15 uomini e 1 donna, Settimia Spizzichino, che riuscì a sopravvivere alle torture di Bergen-Belsen). Le 1.259 persone catturate, di cui molte di loro ancora in pigiama, furono caricate su camion militari coperti da teloni e portati in maniera provvisoria presso il Collegio Militare di Palazzo Salviati in via della Lungara, dove rimasero per circa 30 ore, dopo essere stati separati per genere.
Tra questi figurava anche un neonato, partorito da Marcella Perugia il 17 ottobre. Duecentotrentasette prigionieri furono poi rilasciati in seguito al controllo sullo status dei prigionieri che li identificò come cittadini stranieri o appartenenti a famiglie «miste». Gli ebrei catturati vennero trasferiti alla stazione ferroviaria di Tiburtina e messi su un convoglio costituito da 18 carri merci, che partì alle 14 di lunedì 18 ottobre per giungere a Auschwitz alle ore 23 del 22 ottobre. Durante il viaggio due persone anziane morirono; un giovane invece - Lazzaro Sonnino - riuscì a fuggire a nord di Padova buttandosi dal convoglio in movimento.
Ad Auschwitz i deportati ebrei furono divisi in due file: da una parte 820 persone, valutate fisicamente non abili al lavoro, e dall'altra 154 uomini e 47 donne, giudicati fisicamente idonei. Il drappello degli 820 finì immediatamente nelle camere a gas del campo di sterminio dove furono uccisi con l'espediente delle «docce». L'altro gruppo fu invece smistato e inviato in altri campi di sterminio.
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