Le incertezze dei pm davanti al racket una multa e tutti a casa

Le incertezze dei pm davanti al racket una multa e tutti a casa
di Silvia Barocci
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Mercoledì 23 Luglio 2014, 08:08 - Ultimo aggiornamento: 08:09
Fermati, identificati, denunciati. Ma poi i nomadi tornano sempre l, davanti alle biglietterie di metropolitane e stazioni, a minacciare turisti e cittadini inermi pur di ottenere soldi, e con la tracotanza dell’insulto all’indirizzo degli uomini in divisa. È lecito chiedersi il perché. E non sempre le risposte dei giuristi o le recenti modifiche al codice di procedura penale per contenere l’emergenza sovraffollamento carceri si conciliano con l’allarme che il fenomeno del “pizzo” alle biglietterie sta suscitando.



Un punto va però chiarito: in procura i magistrati del “pool” sui reati comuni sono in attesa di avere maggiori dettagli e informative dalle forze dell’ordine, perché nel caso vi fosse un disegno criminoso o l’ipotesi di un vero e proprio racket, allora cambierebbe la strategia di contrasto a quelli che, a Piazzale Clodio, vengono trattati quotidianamente come reati da strada. Con pene che quasi mai, se non in casi gravi e di recidiva reiterata, prevedono il carcere o la detenzione cautelare.



LE NUOVE MISURE

Ma partiamo dalle ultime novità, introdotte dai decreti Cancellieri e Orlando che, nello sposare il principio secondo cui il carcere deve essere una “extrema ratio”, ha consentito all’Italia di superare l’esame di Strasburgo che più volte ci ha condannati per trattamento inumano e degradante nei sovraffollati penitenziari. Ebbene, il decreto Orlando sul risarcimento ai detenuti, in vigore dal 28 giugno scorso prevede che «non può applicarsi la custodia cautelare in carcere se il giudice ritiene che, all’esito del giudizio, la pena detentiva da eseguire non sarà superiore a tre anni».



Una norma, questa, fortemente contestata dai magistrati che hanno immediatamente avvertito il rischio di un allentamento delle misure preventive nei casi di stalking ma anche di rapine o di reati di criminalità comune. Il testo, ora in corso di conversione alla Camera, è stato corretto. Ma bisognerà attendere che il decreto sia definitivamente approvato nella nuova formulazione anche al Senato. In caso di condanna, poi, oggi è difficile che si aprano le porte del carcere: con il decreto Cancellieri, per pene fino a quattro anni è previsto l’affidamento in prova ai servizi sociali.



LE PENE

Ma la pena è strettamente connessa al reato. E per cosa vengono denunciati i soliti noti che chiedono con insistenza soldi davanti alle biglietterie della metropolitana? Il più delle volte la minaccia. La pena? Una multa fino a 51 euro a querela della persona offesa o - se la minaccia è grave - si procede d’ufficio con reclusione fino a un anno.



Il reato è di competenza del giudice di pace, il più delle volte la condanna arriva tardi e la dichiarazione di recidiva è quasi impossibile. Se poi a questo si aggiunge che molti fermati sono rom con foglio di via, è da escludersi che possa essere contestato loro un altro delitto perché la mancata ottemperanza ad un ordine di allontanamento è una semplice contravvenzione. Certo, il codice prevede anche la tentata estorsione o l’estorsione, con pene ben più gravi (5-10 anni), tali da consentire la custodia cautelare. Ma difficilmente - fanno notare i giuristi - sembrerebbero esserci i presupposti per contestare un reato così grave.