LE TELEFONATE
I Giddì sono riusciti a contattare oltre 8mila iscritti (alla fine si è deciso di lasciare fuori dall'indagine i tesserati dei tre municipi commissariati, il II, il VI e il X di Ostia). Quello che emerge da questi dati - che sono stati racchiusi in una relazione che nelle prossime 24 ore verrà inviata a Orfini - è un partito dove quasi un tesserato su dieci è risultato falso, vale a dire inesistente (nome inventato) o comunque inconsapevole di avere dato la propria adesione al Pd. Ma il vero dato «choc» che emergerebbe dalla ricerca effettuata da un team di 40 giovani democratici, è quello sugli iscritti considerati «dubbi», circa la metà del totale. Si tratta di tesserati che hanno preso la tessera solo una volta, senza avere mai militato, e lo avrebbero fatto su pressione delle correnti solo per portare voti al congresso locale. In questa categoria finiscono anche altri tipi di iscritti, tra cui quelli che hanno ammesso di partecipare alla vita del partito solo nei momenti delle conte interne, disertando tutti gli altri appuntamenti. In questo quadro, solo il 40% dei tesserati sarebbero militanti veri.
MALCOSTUME DIFFUSO
Rispetto alla relazione di Barca, questo secondo dossier racconta un partito dove gli iscritti fantasma non si concentrano solo nei 27 circoli che l'ex ministro ha bollato come «dannosi e pericolosi», feudi dove il potere viene esercitato «solo per il potere». Lo spiega lo stesso coordinatore della ricerca, il segretario dei Giovani democratici di Roma, Guido Staffieri, che pur non entrando nei numeri («dovrà leggerli prima Orfini»), conferma la tendenza: «La verità è che non esiste un partito buono e uno cattivo. L'analisi di Barca è stata molto utile, ma poi va interpretata con una chiave politica che fornirà il commissario, anche utilizzando i numeri del nostro rapporto, che fornisce una lettura meno semplificata e più capillare».
LA DIFESA
Dopo le proteste dei circoli-feudo di due giorni fa, ieri Orfini ha voluto difendere il lavoro di auto-analisi avviato dal partito romano. «Il nostro paese è allergico alla valutazione e lo è un po' anche il Pd di Roma - ha scritto su Facebook - Quando decisi di far mappare i circoli a Barca molti di quelli che oggi ritengono inaccettabile l'esito di quel lavoro erano entusiasti. Perché farci scandagliare è uno straordinario esempio di trasparenza». I circoli che hanno avuto un risultato negativo, precisa Orfini, «non c'entrano nulla con la mafia semplicemente non funzionano bene, perché sono "personali". Possono anche fare un sacco di belle iniziative ma non sono sani». Secondo Orfini «possono esserci stati errori di valutazione, per questo ieri Barca ha ascoltato quelli che avevano obiezioni e sta valutando correzioni. Il rapporto è uno strumento che mi aiuterà a fare valutazioni che però saranno squisitamente politiche e la cui responsabilità sarà mia e non di altri. Scelte che serviranno a recidere rami secchi».