Moschea in un garage per auto, sequestrata dai vigili: il municipio offre Sala consiliare per pregare

Moschea in un garage per auto, sequestrata dai vigili: il municipio offre Sala consiliare per pregare
di Adelaide Pierucci
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Martedì 5 Agosto 2014, 13:46 - Ultimo aggiornamento: 14:31
Al posto delle auto avevano messo tappeti per la preghiera.

E' così, nell’angolo della Marranella dove le insegne sono per lo più bengalesi, un gruppo di islamici (nel quartiere se ne contano oltre diecimila) aveva trasformato un garage in una moschea fai-da-te. Duecento metri quadri dedicati al culto di Maometto con tanto di iman e orari di apertura e chiusura. Una moschea che, però, ha avuto vita breve. A due mesi dall’inaugurazione e subito dopo la fine del Ramadan, è scattato il sequestro. A porre i sigilli, dopo aver informato la Procura, gli agenti della polizia Roma Capitale. Il reato contestato si legge nel cartello sistemato fuori dall'ingresso, al civico 43 di via Lodovico Pavoni, «violazioni della legge urbanistica e per aver cambiato la destinazione d'uso di un’autorimessa in luogo di culto».



Alì Ambar, l'intestatario del garage e promotore della moschea, ora rischia di ritrovarsi indagato dal pm Simona Marrazza che sul garage-tempio ha aperto un fascicolo. Ma non per questo, insieme agli altri sostenitori dell’iniziativa, ha gettato la spugna ed è riuscito a trovare una soluzione alternativa: ha chiesto ed ottenuto la disponibilità temporanea della sala consiliare del V municipio. A firmarlo il Presidente del municipio, Giammarco Palmieri. E così per trenta giorni, per precisione fino al 31 agosto, i bengalesi di Tor Pignattara potranno pregare nella Sala Consiliare di via Acqua Bullicante, da qualche tempo inutilizzata.



IL DIVIETO

L’ordinanza che autorizza il culto è chiara: «Si comunica che la capienza della Sala del Consiglio di via Acqua Bullicante è di massimo 70 persone, non si può derogare sul numero della capienza delle stesse. E' vietato utilizzare l'impianto acustico e si invita a non toccare il quadro elettrico». «Ci siamo autotassati per comprare quel garage», si dispiace Alì Ambar «Facciamo parte di un'associazione culturale islamica Torpignattara Jame Masjd, e pensavamo che nel raccoglierci in preghiera tutto potevamo commettere meno che reati». L'avvocato Gianluca De Fazio che si sta occupando del caso per conto della comunità bengalese oggi presenterà un’istanza a Piazzale Clodio per ottenere il dissequestro: «È stato contestato un cambio di destinazione d’uso senza che siano state eseguite opere edilizie, ormai da anni la Cassazione ritiene che non sia un reato. Penso che sia stato un sequestro giustificato soltanto da esigenze sociali e politiche».
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