Marino, lettera dagli Usa: «Non mi sento affatto dimezzato»

Ignazio Marino
di Ignazio Marino
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Martedì 1 Settembre 2015, 06:05 - Ultimo aggiornamento: 2 Settembre, 20:26

Caro maestro Proietti,

ho letto la sua lettera sul Messaggero di ieri e rispondo volentieri, intanto per rassicurarla e mettere in chiaro almeno qualcuno dei dubbi di cui scrive.

Questi ultimi dieci giorni di agosto non sono stati poi così confusi come le appare, e come è apparso anche ad altri osservatori più o meno distratti. Cosa è successo? Sicuramente un fatto molto grave: i funerali di un uomo della famiglia Casamonica sono stati una esibizione muscolare della criminalità organizzata, un colpo battuto molto rumorosamente. Come interpretarlo? Al di là delle mancanze e delle disattenzioni di cui ha parlato il prefetto, che hanno impedito di comprendere prima cosa sarebbe successo a piazza don Bosco, credo che il segnale delle mafie non sia un segnale di forza ma il tentativo di riaffermare il proprio potere in una fase totalmente nuova.

C'è, infatti, l'inchiesta sul cosiddetto Mondo di Mezzo, le sentenze sui clan di Ostia, l'attenzione nuova che lo Stato dedica alla “sfuggente” mafia romana (sfuggente proprio perché molteplice e senza una sola testa).

C'è - glielo posso assicurare - l'impegno fermissimo del Campidoglio e mio personale, da due anni, perché sia fatta terra bruciata attorno all'intrico di interessi che ha messo insieme corruzione, pezzi della macchina amministrativa e poteri mafiosi (pesante eredità del sindaco che mi ha preceduto, adesso indagato per associazione mafiosa). Abbiamo cambiato tutto, ci siamo dati regole per garantire piena trasparenza, abbiamo voluto una rotazione di tutti i dirigenti (alcuni sono già sospesi dal servizio, su altri avvieremo in accordo col prefetto dei procedimenti disciplinari).

Oggi non c'è un euro del Campidoglio speso senza una gara pubblica, verificata anche in collaborazione con Raffaele Cantone col quale abbiamo firmato (prima della relazione di Alfano) un protocollo di intesa.

E qui siamo alle altre questioni sollevate nella lettera. A Roma «c'è un sindaco solo, eletto dal popolo e legittimato dal voto, che così rimarrà fino alla fine del suo mandato». Parole mie? No, parole pronunciate oggi (ieri per chi legge ndr) da Franco Gabrielli, il prefetto di Roma, un galantuomo e un rappresentante dello Stato col quale ho un solido rapporto di collaborazione e stima. Con lui affronteremo le questioni più delicate, verificheremo ciò che ancora c'è da fare sul terreno della legalità e della trasparenza, con lui lavoreremo per realizzare un Giubileo della Misericordia che riempirà di orgoglio i romani e gli italiani.

Caro Proietti, ho sempre ammirato non solo il suo indiscusso talento, ma anche l'impegno che mette nel suo lavoro e la sua straordinaria capacità di tenere insieme il grande pubblico, la passione per il teatro, l'amore per la città e per le nuove generazioni di giovani attori. Su tutti questi obiettivi lavoriamo insieme col massimo impegno, anche in una stagione come questa, così economicamente difficile per le casse del Comune.

Infine, la ringrazio per aver ricordato e fatto appello a quell'orgoglio da civis con cui conclude la sua lettera. Perché nell'SPQR che lei richiama c'è la risposta ai nostri problemi: Senato (per dirla in modo moderno Campidoglio) e popolo romano come un'unica entità. Insieme ce la faremo.

Sindaco di Roma