La vedova di Nassirya: «Mi sento tradita due volte»

La vedova di Nassirya: «Mi sento tradita due volte»
di Laura Bogliolo
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Mercoledì 5 Febbraio 2014, 08:05
Chi mi aiuta? La Provvidenza. Non ha mai smesso di regalare un sorriso Margherita Coletta mentre anche ieri per tutto il giorno ha spazzato via il fango da crocefissi, rosari, bibbie e statuette sacre.

Margherita sa cos’è il dolore, quello vero che ti trafigge il cuore senza possibilità d’appello. Il 12 novembre del 2003 ha perso il marito, Giuseppe, brigadiere dei carabinieri ammazzato a Nassiriya, nell’attentato nel quale sono rimasti uccisi 17 militari e due civili.



IL DOLORE

Insieme avevano condiviso già un altro dolore, la perdita del figlio Paolo, portato via da una leucemia a sei anni. Margherita non ha mai smesso di lottare neanche quando ha scoperto che la piena venerdì ha distrutto il suo negozio di articoli sacri. «Con i proventi finanziamo opere in Burkina Faso - spiega Margherita con le mani sporche di fango - dovevamo costruire un asilo, ora è tutto perduto». Margherita ha creato da tempo l’Associazione Coletta che è impegnata in Africa da anni.



«Abbiamo costruito un ospedale, due pozzi, dovevamo completare l’asilo» dice Margherita rammaricata. Durante le numerose missioni all’estero, Giuseppe, soprannominato il brigadiere dei bambini, aveva maturato una grande attenzione per i più piccoli. Ora i proventi per costruire quell’asilo non ci sono più. «Non so come faremo - dice Margherita - in questi giorni sono stata aiutati da amici e volontari delle parrocchie, tra cui quella della Valle Murricana. Ma le istituzioni non si sono viste. Protezione civile, vigili del fuoco, abbiamo fatto tutto da soli. Un problema - aggiunge - che riguarda tutti i commercianti della zona con i negozi allagati, stracolmi di fango». Nasce poi il problema del risarcimento «Semmai ci sarà - dice Margherita - dovrebbero passare i vigili per certificare i danni, ma qui non si è fatto vivo nessuno e non sappiamo quali siano le procedure. In zona i commercianti hanno perso anche le auto rimaste sommerse dall’acqua, non possono andare al comando per presentare le denunce».



IGNORATA

Ad aiutare Margherita anche ieri c’erano amici e volontari. C’era Rachele, Emilio, Patrizia e Carla. E fa un certo effetto vedere immagini sacre sporche di fango lasciate ad asciugare in cestini sul marciapiede, rosari appesi a ringhiere e bibbie completamente distrutte. «Nessuno ci ha avvertiti dell’alluvione, avremmo forse potuto salvare qualcosa. Quando siamo arrivati non riuscivamo a entrare, la statua della Madonna del Lourdes ostruiva l’entrata, galleggiava: è stata un’immagine tremenda» dice Margherita che si è sentita tradita due volte dal destino, anche se non ha mai perso la speranza. Perché Margherita è una donna forte, ha una grande fede e nonostante tutto anche ieri ha continuato a sorridere, con le mani sporche di fango, le scarpe zuppe d’acqua. È lei a dare forza ai suoi amici, ai volontari che vengono ad aiutarla: «Ce la faremo, piano piano, non dobbiamo scoraggiarci, anche se siamo soli, ce la faremo».



Soli, è vero, anche ieri i commercianti di Prima Porta sono stati lasciati soli a ripulire i negozi, portare via il fango e la merce ormai perduti. «Abbiamo gettato dieci sacchi di immondizia - dice Margherita - si è accumulata per giorni perché nessuno passava per portarla via. Solo due giorni fa è passato un camioncino dell’Ama».

A consolare Margherita c’è la forza della sua famiglia, della figlia, degli amici e di quella foto che campeggia dentro il negozio con i volti delle vittime di Nassiriya.

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