La rabbia degli sfollati a Prima Porta
«La ruspa l'abbiamo pagata noi»

La rabbia degli sfollati a Prima Porta «La ruspa l'abbiamo pagata noi»
di Laura Bogliolo
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Mercoledì 5 Febbraio 2014, 07:56 - Ultimo aggiornamento: 09:53

Con le mani infilate nel tombino estrae fango mentre la figlia sotto la pioggia prova a salvare la cornice con la foto dei genitori.

Ancora sommersi nel fango dopo quattro giorni dall’inondazione che ha devastato Prima Porta. Si sono salvati da soli dall’acqua alta quasi due metri e da soli stanno cercando di recuperare le loro vite. «Mille e cinquecento euro al giorno per l’escavatrice, ce la paghiamo da soli» dice Massimo Proja, uno dei residenti del comprensorio di via della Giustiniana chiamato ex macelletta dove abitano oltre dieci famiglie.

«Mia moglie Maria è quasi affogata» dice Massimo che ieri ha dovuto pagare anche tre operai «per aiutarmi a togliere fango dalla casa». «Oltre mille euro al giorno perché qui siamo dimenticati» dice Kama Levi, 42 anni, mentre trasporta una carriola piena di fango. «Ho chiamato i soccorsi alle 4 - dice Ottaviano Farina - nessuno è arrivato, alle 11 ho preso sulle spalle mio figlio di un anno e mi sono messo in salvo».

Solo ieri è arrivata un’escavatrice della Protezione civile, ma gli altri giorni il fango è stato portato via da una ditta privata.

Poi ci sono gli sciacalli: «Facciamo i turni la notte» dice Elisabetta Proja.

LA RABBIA

Prima Porta continua a essere ignorata: in giro i soliti volti. Don Dario della parrocchia Sant’Alfonso Maria de’ Liguori che ha mostrato la devastazione del quartiere a un responsabile della Caritas e i volontari della parrocchia (Vincenzo Vignarelli, Cristina Fanzi, Margherita Gattarelli e tanti altri) che a loro spese da venerdì portano con l’auto i pasti della Protezione civile ai bisognosi. Tra i disperati ci sono Antonietta Burrassi, insegnante e Arno Santomauro, ex direttore della fanfara della polizia. «La nostra casa è devastata - dice Antonietta- dormiamo nel camper che mi aveva regalato mia madre, ma fa freddo e la notte ho paura perché girano bande di sciacalli che rubano ogni cosa». Il camper è già stato saccheggiato. Antonietta prova grande rabbia verso il sindaco Ignazio Marino: «Siamo stati salvati con il gommone e abbandonati in strada, non sapevamo né del rifugio in parrocchia, né dell’albergo Flaminius dove da venerdì invece sono stati ospitati dei nomadi». Antonietta ha avuto due infarti e ieri si disperava: «Siamo abbandonati».

IL SIT-IN

In albergo 28 sfollati di Prima Porta e 42 nomadi salvati da un accampamento sulla Casilina, che il Comune ha trasferito ieri sera in un altro luogo. Militanti di Fratelli d’Italia ha protestato con un sit-in. «Il sindaco doveva dare subito un alloggio agli sfollati» ha detto Norbert Fioramonti. Ieri Gianni Alemanno ha incontrato Ignazio Marino per consegnargli un dossier con le richieste dei cittadini di Prima Porta. Rabbia anche verso Danilo Torquati, il presidente del municipio, contestato da alcuni residenti in via della Giustiniana. «Dove sono le istituzioni? Perché avete dato alloggio ai rom» le proteste. Nel quartiere senza manutenzione, dove le fogne sono esplose, le idrovore per drenare le marrane non hanno funzionato, continuano le emergenze: in via della Giustiniana vicino la marrana, una baracca è pericolante e rischia di sprofondare nel fosso intasando il flusso dell’acqua.

LO STRISCIONE

Il quartiere ha detto grazie a Don Dario: ha appeso una maxi striscione in via della Giustiniana con la scritta Grazie Don Dario per il tuo conforto. Da giovedì i 130 pasti della Protezione civile più i 30 preparati in chiesa non verranno più distribuiti dai volontari della parrocchia che hanno preso le ferie per aiutare gli sfollati del quartiere. Chi porterà da mangiare ad Antonietta e Arno?

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