L'addio all'Alberone è gara di solidarietà: «Ridateci la quercia»

L'addio all'Alberone è gara di solidarietà: «Ridateci la quercia»
di Laura Bogliolo
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Domenica 9 Novembre 2014, 06:08 - Ultimo aggiornamento: 09:30

«Un ragazzo è sceso dallo scooter, ha comprato una rosa è l'ha deposta sul troncone». L'Alberone non c'è più, ucciso da una carie che l'ha mangiato senza pietà, crollato venerdì mattina, sotto il peso della pioggia dopo anni di incuria. Ieri il quartiere Appio-Latino ha celebrato una sorta di funerale del leccio di 134 anni che nel 1986, grazie a una campagna del Messaggero, sostituì la quercia di 200 anni che ha dato il nome alla piazza. «Ero sotto l'Alberone quando i militari americani passò su via Appia, facendo il segno della vittoria, c'ero quando con una grande festa Il Messaggero trapiantò il leccio e voglio che la quercia torni» racconta Anna Rapesi, 82 anni.

LA PROCESSIONE

Una processione triste ha sfilato ieri pomeriggio su piazza dell'Alberone, con centinaia di residenti venuti a portare omaggio al leccio abbattuto venerdì dopo che due grossi rami erano crollati su un'anziana e una ragazzina: famiglie, ragazzi e anziani che custodiscono con affetto il ricordo dell'Alberone. Tra la folla c'erano anche “gli alberini”, i ragazzi del quartiere che su Facebook hanno lanciato una campagna per «chiedere a un vivaio di donare la quercia» dice Massimiliano Calabrese Babusci, fondatore del gruppo “Sei dell'Alberone se”. I ragazzi ieri hanno lanciato un appello: «Se qualcuno dona la quercia, noi siamo pronti a organizzare una raccolta fondi per trapiantare un nuovo Alberone, in tanti parteciperanno». Sul web intanto è scattata la campagna “un selfie con l'Alberone”: si chiede di inviare foto con il leccio, per poi comporre un video commemorativo.

L'ABBANDONO

I residenti questa estate avevano già lanciato l'allarme «sull'abbandono dell'Alberone».

Una vecchia nonna curata dalle signore che dopo aver fatto la spesa al mercato di via Gino Capponi, l'annaffiavano e toglievano centinaia di mozziconi di sigarette lasciati sull'aiuola. Ugo Proietti, ottantenne, ha portato il suo quaderno di poesie e il testo dedicato all'Alberone «scritto quel 13 settembre dell'86 quando il leccio fu ritrapiantato, ci fu una grande festa».

«Una quercia campa pure quattrocento anni, si sono impegnati bene per farla morire così presto» borbottano in tanti. In piazza ieri è scattata la raccolta firme «per una petizione popolare da inviare al sindaco Ignazio Marino per chiedere al più presto la sostituzione dell'Alberone» dicono gli organizzatori, Elisabetta Buccafurni, Alessandro Pallozzini e Toni Ortis. Alle 18 si è formata la fila per firmare. «Quando ho saputo che l'Alberone era stato abbattuto perché malato mi è venuto un magone» le parole di Stefano Liverati, 22 anni, studente universitario.

Un papà ha preso in braccio la figlia e le insegna a contare i cerchi sul troncone: «Era un leccio secolare, doveva essere curato di più, si è spaccato in due» dice il papà. Tra la folla che piange l'Alberone c'era anche nonno Ennio che venerdì ha assistito all'abbattimento dell'Alberone: «Custodisco il ramo a casa, ridateci la nostra quercia, era come un'amica per noi».