Mafia Capitale, la supertestimone: «Minacciata per le denunce a Celestina»

Mafia Capitale, la supertestimone: «Minacciata per le denunce a Celestina»
di Michela Allegri
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Domenica 21 Dicembre 2014, 06:04 - Ultimo aggiornamento: 09:50

Il sistema Mafia Capitale già nel 2010 inciampò e l'ostacolo allora fu una donna dei Parioli che ebbe il coraggio di alzare la voce stanca di soprusi e del mancato rispetto delle regole.

Rita Serafini, 55 anni, denunciò l'occupazione di suolo pubblico commessa da alcuni ristoranti della zona, tra cui il famoso “Celestina ai Parioli” che secondo gli inquirenti sarebbe riconducibile al boss Massimo Carminati. Ma la “pariolina” per tutta risposta ricevette insulti, intimidazioni e minacce: addirittura un cuore di bue appena macellato in una busta. Messaggio chiaro: ti facciamo fuori. Il locale sarebbe gestito dalla moglie di Stefano Massimi, imprenditore che i magistrati considerano vicino al “Cecato”. Insomma, quattro anni fa, quando ancora nessuno si era accorto che Roma fosse in balìa di una cupola malavitosa legata alla politica e alle istituzioni una semplice cittadina ne aveva avuto, in qualche modo, le avvisaglie.

LE INTIMIDAZIONI

La donna aveva protestato contro l'invasione di pedane, gazebo e verande che affollavano i marciapiedi di viale Parioli.

La segnalazione, dopo la presentazione di un esposto da parte dell'ex consigliere de La Destra Massimo Inches, aveva convinto la Procura ad aprire un'inchiesta che, nel 2012, finì per coinvolgere due ristoranti: “Celestina”, appunto, e anche “Il Caminetto”, sempre in zona. La Serafini, subito dopo la denuncia, aveva ricevuto minacce di morte: «Contro di me, le mie figlie e i miei cani», aveva detto. Di fronte al portone di casa trovò quella busta con un cuore di bue. Poi, l'ultimo avviso, recapitato in una lettera con una croce nera: «Vattene dai Parioli».

Ora però l'indagine sul tavolino selvaggio ai Parioli, alla luce di Mafia Capitale, potrebbe ricevere nuovo impulso. L'ex funzionaria municipale che avrebbe dovuto provvedere alle rimozioni di pedane e verande, Isabella Cozza, è descritta dagli inquirenti come «riconducibile agli interessi del sodalizio». Ma la donna - va detto - non è indagata. Quando nel 2013 la Cozza sostituì Angelo Scozzafava, considerato uomo di fiducia di Carminati al dipartimento Servizi Sociali e Salute del Comune, la cupola sembra preoccupata per i propri interessi. Ma Franco Figurelli, capo segreteria dell'Assemblea Capitolina, ora sotto inchiesta, al telefono con Salvatore Buzzi, braccio destro dell'ex Nar, definisce la funzionaria «una persona fidata». E dice senza mezzi termini: «Aò, questa ce l'avemo messa noi».