Mafia Capitale, il tribunale del Riesame:
«Malcostume continuato dopo gli arresti
Buzzi, un criminale infaticabile»

Mafia Capitale, il tribunale del Riesame: «Malcostume continuato dopo gli arresti Buzzi, un criminale infaticabile»
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Mercoledì 22 Luglio 2015, 19:08 - Ultimo aggiornamento: 21:16

Nella seconda tranche di indagini su Mafia Capitale, sfociata lo scorso 4 giugno in 44 arresti, sono emerse condotte illecite «che si sono protratte sino ad epoca prossima all'emissione dell'ordinanza del gip con modalità che dimostrano una consuetudine ed una abitualità sconcertante, indice di un malcostume generalizzato che inquina tutta l'attività pubblica». Lo scrivono i giudici del tribunale del riesame di Roma nelle motivazioni al provvedimento con il quale sono stati respinti i ricorsi di Salvatore Buzzi e altri.

Il riesame ha respinto anche i ricorsi di Claudio Caldarelli e Paolo Di Ninno (carcere), di Emanuela Bugitti, Alessandra Garrone, Giordano Tredicine, Stefano Bravo e Guido Magrini (domiciliari), mentre sono stati parzialmente accolti quelli di Franco Figurelli, Massimo Caprari, Angelo Scozzafava, Antonio Esposito e Pierpaolo Pedetti (i quali hanno ottenuto gli arresti domiciliari) e di Mario Monge (obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. Nelle 131 pagine di motivazioni il collegio presieduto da Bruno Azzolini spiega che il quadro indiziario, in confronto a quello emerso dopo gli arresti del dicembre dello scorso anno per associazione a delinquere aggravata dal metodo mafioso, «risulta oggi ancora più grave in quanto sono emerse nuove condotte degli indagati di corruzione, al fine di agevolare l'associazione mafiosa di cui fanno parte, con un'attività che è durata fino al giorno del loro arresto, con l'inserimento nell'associazione di un consigliere regionale (Gramazio) e con la presenza di diverse condotte corruttive e contatti sospetti dai quali è possibile evincere una rete di corruttele non compiutamente emerse dalle indagini».

Per i giudici si tratta di attività corruttive che «hanno coinvolto nel comune di Roma pubblici ufficiali e anche un assessore dell'attuale consiliatura» quando la precedente ordinanza del tribunale «aveva avuto ad oggetto fatti avvenuti, prevalentemente, durante la giunta Alemanno».

Circa le posizioni dei singoli consiglieri comunali, fino al momento dell'arresto, coinvolti, il Riesame si sofferma su Caprari, sottolineando come venda «le proprie funzioni per votare la delibera in ordine ai debiti fuori bilancio, manifestando una particolare spregiudicatezza soprattutto se rapportata al ruolo di neofita del consiglio comunale». «È significativo - si legge nell'ordinanza - che Caprari riesca a scandalizzare Buzzi con una richiesta (l'assunzione di tre persone) valutata eccessiva perfino dallo spregiudicato imprenditore».

Poco edificante anche il giudizio su Tredicine «il cui spessore criminale è sottolineato da Massimo Carminati che gli attribuisce un milione di impicci e lo definisce serio e poco chiacchierato». Se rimesso in libertà, scrivono i giudici, Tredicine «potrebbe ben riprendere a fare il milione di impicci come efficacemente sostenuto da Carminati». Inqualificabile, infine, la condotta attribuita a Pedetti per aver concorso ad alterare un bando di gara legato all'accoglienza di 580 migranti. Per i giudici si tratta di «un episodio che dimostra come il pubblico amministratore abbia completamente interrotto ogni aggancio con la legalità ed abbia affidato la propria funzione alla deriva della corruzione prestandosi a essere duttile strumento nelle mani di imprenditori senza scrupoli».

Salvatore Buzzi è «un personaggio dalle indubbie capacità imprenditoriali, ma dalla totale assenza di scrupoli; si dedica al crimine in maniera davvero infaticabile», è «certamente pericoloso e deve essere posto in condizioni di non nuocere alla collettività». Lo scrivono i giudici del tribunale del Riesame di Roma nelle motivazioni al provvedimento con cui il 18 giugno scorso hanno confermato la custodia in carcere del ras delle cooperative nell'ambito della seconda tranche di ordinanze emesse per Mafia Capitale.

Per il collegio presieduto da Bruno Azzolini, Buzzi - si legge nelle 131 pagine di motivazioni - è un «punto di riferimento dei sodali e dei suoi collaboratori» e «fidatissimo alter ego» di Massimo Carminati. In particolare «si adopera al fine di tessere trame di accordi illeciti» e si «attiva per prevalere con l'aiuto di amministratori pubblici a vario livello». «Nei confronti dei politici e dei funzionari pubblici - si legge nel provvedimento - la sua capacità di sapersi muovere e la sua generosità» sono notorie al punto che alle volte sono quelli che gli offrono opportunità che lui non ha neanche ricercato. I giudici si soffermano anche sulla posizione di Claudio Caldarelli, collaboratore di Buzzi, il quale è rimasto in carcere dopo il rigetto della sua domanda di scarcerazione.

Ricopre un ruolo formale nelle cooperative riconducibili a Buzzi - affermano i giudici - ed in tale veste viene utilizzato dall'associazione per mantenere i rapporti con i funzionari pubblici e per infiltrarsi nella amministrazione.

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