Mafia Capitale, Odevaine confessa: «Ero lo spicciaproblemi, Buzzi pagava»

Mafia Capitale, Odevaine confessa: «Ero lo spicciaproblemi, Buzzi pagava»
di Sara Menafra
3 Minuti di Lettura
Sabato 28 Marzo 2015, 06:17 - Ultimo aggiornamento: 19:30
Ammette di aver preso soldi da Buzzi e Carminati, ma non di aver piegato gli interessi del Tavolo sull'immigrazione del Viminale a quelli di Mafia Capitale (escludendo così l'unico ufficio in cui copriva ancora funzioni di pubblico ufficiale). Ieri pomeriggio, Luca Odevaine, assistito dall'avvocato Luca Petrucci, ha chiesto e ottenuto di rendere dichiarazioni spontanee al pm Paolo Ielo.



E ha detto che sì, ha accettato i soldi dell'organizzazione mafiosa romana che secondo l'accusa l'avrebbe corrotto, ma solo come «facilitatore». Ovvero, per usare il suo stesso eufemismo, «spicciafaccende», nelle relazioni delle cooperative sociali di Buzzi con Prefettura, Vigili del fuoco, amministrazioni locali. Non per far entrare Buzzi e i suoi nel salotto buono dei grandi appalti del Viminale sull'immigrazione.



«AMICI DA TEMPO» Il rapporto con Buzzi è piuttosto antico. E l'idea di collaborare nasce quando Odevaine, ex vice capo di gabinetto della giunta Veltroni ed ex capo della Polizia Provinciale, lascia l'incarico a Palazzo Valentini: «Conoscevo Buzzi da tempo - ha detto in sostanza, nel corso del verbale raccolto a Torino - come leader delle cooperative sociali a Roma. Il settore mi interessava e dunque, prima di tutto, ho deciso di fondare a mia volta due cooperative, Habitus e Il Percorso che in alcuni casi hanno affiancato quelle di Buzzi per alcune gare sociali, specie nella gestione dei servizi per l'immigrazione».



Alla collaborazione su progetti di supporto ed educazione per gli immigrati, si sarebbe unita la proposta di aiutare Buzzi e le sue società in tutte le relazioni istituzionali: «In cambio, ho accettato che Buzzi pagasse per me gli affitti di casa di mia madre, della mia ex moglie e di mia figlia». Carminati, però, il Nero capo dell'organizzazione, Odevaine dice di non averlo mai incontrato.



120MILA EURO IN DUE ANNI Dal pagamento degli affitti, nell'ultimo periodo, Buzzi sarebbe passato a fornire contanti. In totale, dal 2012 al 2014, avrebbe fatto avere 120mila euro. I soldi che arrivavano al suo fac totum, Mario Schina, che riceveva 1.500 euro al mese, sarebbero invece un pagamento per i progetti che le cooperative Habitus e Il Percorso avrebbero ottenuto dalla collaborazione con la 29 giugno.



IL COMMERCIALISTA Odevaine ha anche spiegato la sua versione dei fatti circa il ruolo del commercialista Stefano Bravo che sconfinava in Svizzera in automobile portando contanti: «Aveva con se solo 4mila euro per pagare il commercialista che gestisce a nome mio e di mia moglie una società panamense che a sua volta ci serve per amministrare le proprietà in Venezuela. Proprietà che possiedo dal 2004». Nessun mistero, aggiunge, neppure dietro al cambiamento del nome da «Odevaine» ad «Odeveine», compiuto per tornare alla dizione originaria.



Ha fornito agli inquirenti materiale cartaceo e documenti sull'attività svolta nell'ambito del Tavolo. «Siamo sereni perchè oggi abbiamo fornito elementi utili a chiarire molti aspetti in questa vicenda - ha commentato Petrucci -. Attendiamo ora la pronuncia della Cassazione, fissata per il prossimo 10 aprile, in merito al nostro ricorso sulla misura cautelare».



La procura, però, al momento non sembra intenzionata a cambiare impostazione alle accuse lanciate ad Odevaine. Le lunghe dichiarazioni non avrebbero aggiunto elementi nuovi. E'un fatto, però, che se la sua ricostruzione superasse il vaglio degli inquirenti, ovvero dei giudici, se cioè riuscisse a staccare il suo ruolo al Viminale dagli altri rapporti curati per Buzzi e Carminati, Odevaine potrebbe puntare a far ridurre le accuse nei suoi confronti al solo «traffico di influenze».