Mafia Capitale, Odevaine collabora: rivelazioni sul mega appalto per il Cara di Mineo

Mafia Capitale, Odevaine collabora: rivelazioni sul mega appalto per il Cara di Mineo
di Silvia Barocci e Cristiana Mangani
3 Minuti di Lettura
Lunedì 3 Agosto 2015, 05:26 - Ultimo aggiornamento: 15:14

Ha iniziato a parlare Luca Odevaine. Da un paio di settimane è stato trasferito dal carcere di Torino in un penitenziario di massima sicurezza del Centro Italia. E i suoi verbali sono stati secretati. Più di Buzzi, il ras delle coop che con le sue ultime rivelazioni sul “sistema” politico di spartizione degli appalti ha scatenato polemiche e smentite, è un altro protagonista di Mafia Capitale ad aver acceso l'interesse degli inquirenti.

L'ex capo di gabinetto del sindaco Veltroni, arrestato lo scorso dicembre per corruzione aggravata, starebbe parlando del mega appalto da 100milioni di euro per la gestione del centro rifugiati di Mineo. E lo starebbe facendo sia con i magistrati di Roma sia con quelli di Catania, che per la vicenda del Cara più grande d'Europa hanno iscritto sul registro degli indagati, con l'accusa di turbativa d'asta, sei persone, tra cui il sottosegretario all'Agricoltura Giuseppe Castiglione (Ncd).

In forza del suo ruolo presso il Tavolo di coordinamento nazionale sull'accoglienza per i richiedenti asilo, Odevaine sarebbe stato remunerato dal clan di Massimo Carminati e di Salvatore Buzzi con diecimila euro al mese (poi raddoppiati) per agevolare l'aggiudicazione dell'appalto di Mineo alle cooperative “giuste”.

Quel bando di gara per 3mila posti letto era infatti «blindato». «Sarà difficile che se lo possa aggiudicare qualcun altro», diceva Odevaine in un'intercettazione agli atti dell'inchiesta di Roma.

DOPPIA INCHIESTA

Nel frattempo il Cara è stato commissariato dall'Autorità Anticorruzione. Quell'appalto, datato 30 luglio 2014, era un «abito su misura» cucito addosso al Consorzio Calatino Terra di Accoglienza, lo stesso che tra il 2012 e il 2014 aveva gestito il Cara grazie a ben sette proroghe. Per tre anni le cooperative interessate sono risultate sempre le stesse, tra cui la Cascina global service (finita giorni fa in amministrazione controllata dopo l'ultima tornata di arresti di Mafia Capitale), Sol Calatino, Sisifo e Senis Hospes. E hanno potuto contare, grazie al regime di prorogatio, su 34,60 euro a migrante. La nuova gara, conclusa nel 2014 con una spesa di 29,80 euro a migrante, è stata indetta secondo il criterio dell'offerta più vantaggiosa. E viene vinta, guarda caso, dallo stesso Consorzio con un ribasso di appena l'1%.

I VERBALI

Già Buzzi ha accennato al Cara di Mineo. È il 31 marzo scorso quando il ras delle cooperative decide di fare una lunga dichiarazione spontanea. Al pm Giuseppe Cascini dice: «Dottore, devo dire delle cose su Mineo». E poi azzarda: «Su Mineo casca il governo...io potrei, cioè se possiamo spegnere il registratore glielo dico, se può spegnere un secondo». Tranchant la risposta del pm: «È vietato dalla legge e noi le cose vietate dalla legge non le facciamo». Buzzi in questi mesi ha continuato a parlare a ruota libera. Ma le sue dichiarazioni sono tutte da riscontrare. La sua linea difensiva - ha fatto notare il procuratore di Roma Giuseppe Pignatone nel corso della sua ultima audizione in Commissione Antimafia - consiste nel dire che «in fondo la mafia non esiste e se esiste, io non c'entro: c'era un sistema corruttivo diffuso in cui ho dovuto operare».