Secondo il pm Luca Tescaroli i due erano uomini vicini a Massimo Carminati, ritenuto dagli inquirenti il capo del clan. Nei loro confronti l'accusa è di usura. La sentenza è attesa per il prossimo 3 novembre a due giorni dall'inizio del maxiprocesso.
Dopo le richieste del pm la parola è passata agli avvocati di parte civile. Nel procedimento si sono costituiti tra gli altri il comune di Roma Capitale, la Regione Lazio, Libera-CittadinanzaAttiva e l'associazione Antimafia Caponnetto. Lo stesso pubblico ministero, inoltre, ha chiesto anche che ai due imputati, venga applicata una misura di sicurezza (di due anni per Gaudenzi e di un anno e dieci mesi per Bracci) da scontarsi in una casa di lavoro dopo la condanna.
E la sezione misure di prevenzione del tribunale di Roma ha disposto il sequestro preventivo, finalizzato alla confisca, di 95 opere (valore complessivo stimato oltre 1 milione e mezzo di euro) scoperte il 2 dicembre dello scorso anno nelle abitazioni di Massimo Carminati, a Sacrofano, dei suoceri, a Roma, e nella sede della Imeg, società di Agostino Gaglianone, imprenditore ritenuto vicino all'ex Nar.
Nella sede di quest'ultima, secondo quanto ripreso dalle telecamere, Carminati e la compagna Alessia Marini che occultavano alcune opere d'arte con dei teloni. Si tratta di otto opere lignee della scultrice Louise Nevelson (valore tra i 15 e i 50 mila euro). Tra gli oggetti trovati nelle abitazioni di Carminati e dei suoceri figurano nove sculture di legno o di metallo di Consagra, (valore 20-25 mila euro), un dipinto a olio su tela, «Armonia Dinamica», di Giacomo Balla (valore 15-25 mila euro), sette opere di Mimmo Rotella del valore oscillante tra gli 80 mila ed i 150 mila euro. La decisione del tribunale rientra nell'ambito del procedimento sollevato dalla procura per chiedere la sorveglianza speciale, l'obbligo di soggiorno per tre anni e confisca dei beni sequestrati per circa 300 milioni di euro per i principali indagati dell'inchiesta su Mafia Capitale.
© RIPRODUZIONE RISERVATA