Mafia Capitale, commercialista del clan nella fondazione umanitaria

Mafia Capitale, commercialista del clan nella fondazione umanitaria
di Valentina Errante e Sara Menafra
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Giovedì 11 Dicembre 2014, 12:50 - Ultimo aggiornamento: 12:51
Il nome di Stefano Bravo è stato rimosso poche ore fa. Perché fino a ieri pomeriggio il commercialista, indagato per riciclaggio, accusato di essere lo ”spallone” che portava in Svizzera i soldi dei coletti bianchi di Mafia capitale, risultava tra i soci fondatori di Human Foundation. La fondazione dell’ex ministro e attuale presidente del Maxxi Giovanna Melandri. Un altro episodio che racconta il drammatico intreccio tra i protagonisti di quest’inchiesta e la città. Ma dagli atti emergono anche nuovi dettagli che portano nel Nord Italia. I presunti riciclatori sui quali contava Carminati avrebbero operato anche altrove e dalle segnalazioni di operazioni sospette di Bankitalia salta fuori anche un’operazione immobiliare che coinvolge il Gruppo Hera, società partecipata da 183 Comuni.



LO SPALLONE Stefano Bravo era, fino a qualche giorno fa, il commercialista di fiducia di Giovanna Melandri e della sua fondazione, la Human che, come spiega il sito ufficiale si occupa di mettere insieme «i grandi protagonisti dell’impresa italiana e l’impresa sociale, italiana e globale, in grado di realizzare progetti a impatto positivo». La foto di Bravo e il suo curriculum sono stati rimossi ieri. Eppure, non ci sono dubbi. Il commercialista, che riciclava in Svizzera i soldi per l’organizzazione e distribuiva sui conti esteri le presunte tangenti di Luca Odevaine, è lui. Uno dei fondatori della Human. E’ lo stesso Bravo che in un’ intercettazione racconta dei motivi che lo portano in Svizzera, per depositare denaro, quasi sempre in contanti. Magari sconfinando senza dare nell’occhio: «Evito sempre perché io (ride) preferisco andare a Milano poi passando lasciar traccia del passaggio, preferisco sempre passare a Milano, prendi una macchina, un treno che è pure più comodo». Magari con le mogli, «per evitare lo Sdi (servizio informatico interforze ndr)». La scorsa primavera, il Ros che indaga su Carminati lo segue e annota: «Il 10 aprile, il dottor Bravo si recava a Milano per poi proseguire per la città di Lugano al fine di recarsi presso uno stabile, sede di diverse società e fiduciarie la cui natura e oggetto sociale sono allo stato in fase di accertamento».



LA REPLICA «È il mio commercialista da 15 anni - commenta Giovanna Melandri - sono addolorata ma anche furiosa per quanto sta accadendo. L’8 dicembre gli abbiamo inviato una lettera per chiedergli di lasciare ogni incarico, sia pur nella speranza che possa chiarire la propria posizione. Gli abbiamo scritto che la nostra principale preoccupazione è il danno per la Fondazione che nasce sul presupposto della totale trasparenza e innovazione nelle politiche sociali». Nega invece che abbia mai svolto attività per il Maxxi: «Nessun contatto, mai».



HERA E’ Filippo De Angelis, ”il banchiere”, che incontrava Massimo Carminati e avrebbe aiutato la holding criminale a portare i soldi nella Repubblica del Titano, nella fiduciaria Fidens project Finance srl, organizzava affari anche fuori dal Lazio. Dagli atti salta fuori il nome di Stefano Lappi, attuale ad di Hera Energie Bologna srl controllata da Hera spa quotata in Borsa. Lappi, che non è indagato, acquista, attraverso De Angelis, un palazzo dalla Hera spa, per poi affittarlo alla stessa controllante. Scrive Bankitalia che l’ad si sarebbe servito proprio di De Angelis «come prestanome per acquistare un immobile di proprietà di Hera spa, società di cui è esponente di vertice, allo scopo di occultare una presunta situazione di conflitto di interessi». E’ il 2009 quando la Sil srl acquista il palazzo da Hera spa, che non cambia sede ma sceglie di pagare 53 mila euro a trimestre di affitto ai nuovi proprietari. Scrive ancora Bankitalia: «Emergeva come la stessa Sil srl fosse stata costituita poco prima dell’acquisizione dell’immobile Hera (agosto 2009) e che al momento dell’accensione del finanziamento, e quindi dell’acquisizione della proprietà immobiliare, il capitale sociale fosse detenuto formalmente da Filippo De Angelis e Gianpaolo Donati, ma di fatto era controllato indirettamente dalla fiduciaria Fidens project Finance, in quanto ne possedeva le quote in pegno. Successivamente all’acquisto dell’immobile le quote della Sil srl venivano cedute a nuovi soci: per il 20% a Lappi, all’epoca presidente di Hera Energie, e per l’80% alla Eco Termo Logic srl». E’così che i 53mila euro a trimestre pagati da Hera spa finiscono nelle tasche di un suo dirigente.



IL CAMBIO AL VICARIATO La cupola di Mafia Capitale, si pone il problema di spartire gli appalti per la gestione degli immigrati con cooperative legate al mondo cattolico. Odevaine, membro del Tavolo nazionale sui rifugiati, ha modo di orientare alcune scelte, e si lamenta. Odevaine: «In Vicariato non sono proprio felici di loro due, Francesco e Tiziano... stranamente si è un po’ confidato con me Don Andrea dicendomi ”io non so neanche se faccio bene a parlarti o no, però il cardinale è molto molto seccato”. Insomma non so bene, perché poi questi non fanno mai niente per caso, no?» Il riferimento è a Tiziano Zuccolo, camerlengo dell’Arciconfraternita del santissimo sacramento e di San Trifone, lo stesso che nel settembre del 2013 aveva assicurato proprio ad Odevaine che per sbloccare un appalto aveva deciso di fare «un passaggio alto, ma proprio alto...». «Francesco - risponde Odevaine ah che ti frega, tanto poi che ti frega tanto sto Cardinale ora se ne va in pensione, ci mettiamo un altro che diciamo noi!”... Perché loro (il riferimento sembra essere ancora a Salvatore Buzzi ndr) finché c’era Ruini c’avevano questo rapporto stretto, facevano come gli pareva, adesso non è proprio più così».



IL RACCONTO DI NADIA Intanto emergono altri dettagli sull’interrogatorio di garanzia di Nadia Cerrito, la segretaria di Salvatore Buzzi che preparava le buste con il contante e scriveva le iniziali dei destinatari. «Facevo quello che mi veniva chiesto, avevo un direttore amministrativo sopra di me che è Di Ninno.
Gli importi vanno dai 5mila euro, ci sono da mille euro: 20mila mi ricordo una sola volta di averlo annotato. A pagare erano sia enti privati che pubblici». In cooperativa potrebbe esserci una seconda contabilità: «Io guadagno 1.600 euro al mese e poi, ultimamente, prendevo 500 euro fuori busta, poi prendevo un compenso come vicepresidente di 9mila euro al mese». non so cosa facesse Buzzi con il denaro che veniva messo nelle buste.
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