Nasce tutto intorno a una chiacchiera tra uomini, di quelle che si possono fare al bar parlando di donne.
Solo che questa volta i protagonisti sono Luigi Ciavardini, ex esponente dei Nar, condannato per la strage di Bologna, ora in semilibertà, e Silvia Pesante, fino a ieri direttrice del carcere di Sulmona. A parlare tra loro sono due indagati dell'inchiesta Mafia Capitale: Riccardo Brugia, braccio destro di Massimo Carminati, e l'imprenditore Mario Zurlo.
Basta un attimo, due paroline sui rapporti troppo stretti tra Pesante e l'ex terrorista, e la direttrice viene sostituita nel suo incarico.
LE REAZIONI
La circostanza viene smentita con energia dagli interessati. Silvia Pesante puntualizza: «È una mascalzonata, una falsità. Ho avuto contatti con certa gente, per via del mio lavoro, ma so anche che si tratta di un “certo tipo di gente”, mentre per fortuna la buona parte del volontariato che opera con i detenuti è sana. Il mio avvicendamento a Sulmona fa parte delle disposizioni: ero provvisoria. Si è trattato di un normale passaggio di consegne». Il suo contratto era scaduto in effetti il 25 novembre e non è stato rinnovato, ma finora nessun direttore era rimasto solo un anno. Al suo posto è stato richiamato Sergio Romice, ex direttore allontanato per la gestione del caso Aiello (luogotenente di Provenzano, che ottenne gli arresti domiciliari perché affetto da favismo), ma che per quella vicenda è stato prosciolto dal ministero della Giustizia.
Secca anche la reazione di Ciavardini: «Mettermi in mezzo in questa inchiesta è davvero una porcheria - interviene - siamo sempre stati lontani da chi quelle cooperative le ha gestite e da chi possa aver avuto rapporti con loro. Non sono Buzzi. Quelle del signor Zurlo sono delle interpretazioni personali che dovrà giustificare in sede legale davanti a una querela».