Mafia capitale, le pressioni dei neri per controllare anche le carceri

Mafia capitale, le pressioni dei neri per controllare anche le carceri
di Sara Menafra
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Sabato 20 Dicembre 2014, 08:56 - Ultimo aggiornamento: 18:36

Contatti per arrivare al Dipartimento amministrazione penitenziaria e far trasferire Lele Macchi di Cellere da Rebibbia ad un nuovo carcere. Nelle ultime settimane prima dei nuovi arresti, il gruppo responsabile del sequestro finito nell’omicidio di Silvio Fanella (cassiere di Gennaro Mokbel e detentore di almeno una parte del tesoro) cerca di far cambiare carcere all’ex militante degli anni ’70. Macchi, fondatore del Movimento rivoluzionario popolare, è malato da tempo, ma i contatti sembrano andare oltre la semplice segnalazione.

«NEGLI ANNI ’70 PAGAVO»

E’ lo stesso Macchi a parlare col fratello Umberto di come potrebbe muoversi il loro avvocato, del quale Lele non sembra più fidarsi.

Umberto: «Quello mi dice al Dap, quello mi dice che devo vedere quello, mi dice aspettiamo»; Emanuele: «Le trovo io tramite persone che hanno collaborato ad aiutare disgraziati che stavano dentro, io per tirare fuori Concutelli non è che ho cacciato cento mila, ho pagato cinque mila una perizia duemila un’altra, era perché sono riuscito ad arrivare no…come a Maroni, Maroni tramite la Mambro ci sono arrivato, sono nomi che non si possono fa ma lei lavora al Partito Radicale, è lei che ha avuto ‘sti contatti. Queste cose qua in silenzio per non nominarle se no…non se può vede che…questo questo lo faccio io ste cose qua, è perché gente (inc) mi portano tutti bene non ho mai fatto del male». Il riferimento è a Pierluigi Concutelli, esponente di Ordine nuovo condannato per l’omicidio del pm romano Vittorio Occorsio, libero dal 2011 per motivi di salute. Lele Macchi sembra essere sicuro che una strada ci sia, e ricorda come funzionava negli anni ’70: «Dico tu c’hai quarant’anni no, noi riusciamo ad avere gli indirizzi dei Giudici a vent’anni, io ho corrotto perché sono andato a pagare i Giudici per fare uscire la gente, a ventidue, a venticinque anni, quindi non c’è l’impossibilità, no ».

L’AIUTO DI ABRIGNANI

Sebbene rischi lui stesso il carcere per gli stessi fatti (ieri è stato arrestato) si mobilita anche Manlio Denaro che, si legge nell’informativa della Squadra mobile di Roma, «contatta il suo amico parlamentare Ignazio Abrignani», parlamentare di Forza Italia. Denaro: «Lui sta ancora al transito non è in infermeria... ha un braccio paralizzato...non vivrà molto»; Abrignani: «Provo a sentire la Polverini, intanto se riesce a spostarmelo... perchè lei conosce il direttore di Rebibbia... capito? vediamo se in tanto riusciamo a spostarlo in infermeria prima di andarlo a trovare insomma».

A mettersi a disposizione per aiutare Macchi sarebbero anche altri, gliene parla il secondo fratello, Gianluigi, riferendo di una dirigente di Rebibbia, Alessia Rampazzi. Gianluigi: «La Rampazzi è sollecitata, è sensibile, è disponibile, è sollecitata pure da quell’altra amica di Germanella (Germana De Angelis, ndr), ieri gli ha telefonato ha dato il numero di cellulare a Emilio e gli ha dato dei consigli su come “avvicinare il Dap” addirittura questo ha fatto!». Qualche aiuto arriverebbe anche da fuori Roma. Gianluigi: «Questa di Sulmona, la direttrice, una volta a settimana viene qua, io con Germanella la sento spesso viene una volta a settimana qua e quando viene qua parla con la Rampazzi».

Emanuele: «Perfetto, va bè non…»; Gianluigi: «Ieri, ieri come ti dicevo prima, questa qui di Sulmona ha dato due nomi del Dap da contattare a Emilio (uno dei legali di Macchi, ndr) che vanno contattati per sollecitare la cosa».

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