Dagli affari dei Fasciani a Buzzi, le mani delle cosche sul Litorale

Dagli affari dei Fasciani a Buzzi, le mani delle cosche sul Litorale
di Mauro Evangelisti
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Giovedì 9 Luglio 2015, 09:57
«Tassone è nostro, eh... è solo nostro... non c'è maggioranza e opposizione, è mio». Ecco, da questa frase del socio in affari del boss Massimo Carminati, Salvatore Buzzi, sul giovane presidente del X Municipio, potrebbe partire il viaggio in un territorio che si avvia a sopportare l’onta dello scioglimento per mafia. Ostia, il mare di Roma, ma anche un posto al sole di Mafia Capitale. O forse no, forse bisognerebbe partire dalla nomina a commissario per Ostia di un ex magistrato come Alfonso Sabella: il suo arrivo evidentemente non è stato sufficiente a spazzare via le nubi mafiose dal litorale, tanto che ora il prefetto Franco Gabrielli andrà a soluzioni più drastiche.

L’ILLUSIONE

Pensare che dopo la prima puntata di Mafia Capitale, a dicembre, quando si era capito che la 29 Giugno lavorava serenamente nel X Municipio, il Pd aveva pensato di salvare il soldato Tassone. Lui si era dimesso, certo, ma si puntava a farlo risorgere, a mettergli vicino una nuova giunta fatta di grandi nomi. Per ripartire. Immaginate: a marzo ancora nel Pd, in maniera un filo naïf, ipotizzavano una super giunta della legalità a Ostia con Tassone che tornava a fare il mini sindaco e al suo fianco Livia Turco, Massimo Brutti, Marco Causi... Per fortuna quel progetto svanì, sarebbe stato imbarazzante, visto che poi il 4 giugno il presidente Tassone finì agli arresti domiciliari nel secondo episodio dell’inchiesta. 44 anni, maturità tecnica commerciale, ha fatto in tempo a militare nelle giovanili della Dc, per poi passare al Ppi e infine al Pd. Tassone doveva essere il presidente della rinascita di Ostia.



FOLLOW THE MONEY

Invece, l’ordinanza firmata dal Gip, Flavia Costantini, spiega che se segui i soldi, molti soldi, arrivi fino al XMunicipio, dove la 29 Giugno e le altre coop vicine al duo Buzzi-Caraminati se la comandavano. Si parla di pulizia delle spiagge, di manutenzione del verde, di una torta di lavori da 1,2 milioni di euro. Non solo: secondo i giudici il X Municipio è «presidiato da amministratori compiacenti con Buzzi, da lui remunerati», il re della coop rossa «era sicuro di potersi appropriare di tali risorse con l’aiuto del presidente da lui corrotto». E qui si torna alla frase iniziale di Buzzi: «Tassone è nostro, solo nostro». Così quando c’è da fare avere un po’ di soldi dalla Regione ai Municipi (1,2 milioni) il consigliere regionale del Pdl, Luca Gramazio (arrestato) briga pensando al X. Ma sarebbe limitativo pensare che il problema di Ostia sia rappresentato solo dall’ex presidente (che ad oggi è sì agli arresti, ma solo indagato).



QUELLI DEI CLAN

Sì, perché a Ostia, sul litorale, la criminalità organizzata c’è anche senza Buzzi e Carminati. Nel fascicolo delle indagini s’ipotizza di un canale di dialogo tra Er Cecato e la malavita locale, a partire dal clan Fasciani: «Le indagini ulteriormente svolte, in particolare, le dichiarazioni rese dal collaboratore Roberto Grilli, il 17 dicembre del 2014, successivamente all’esecuzione della misura cautelare in carcere nei confronti di Carminati, hanno permesso di acquisire elementi probatori, inerenti il legame tra Carminati e il “clan Fasciani” di Ostia e la “fama criminale” del primo». Buzzi, in una intercettazione dell’ottobre scorso, spiega di volere prendere in concessione un chiosco sulla spiaggia ma - of course - bisogna parlarne con Massimo (Carminati) «che ha i contatti con la malavita locale». Perché a Ostia, funziona così, altro che libero mercato. Nel frullatore di mafia e anti mafia, finiscono anche la fiaccolata dei 5 stelle e le accuse di Orfini, commissario del Pd, che osserva come un rappresentante del clan Spada su Facebook si schieri apertamente con i grillini.
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