CENA DI FAMIGLIA
«Non ho parlato prima perché temevo che nessuno mi avrebbe creduto», ha raccontato il ragazzo al pm Claudia Alberti, che indaga sulla vicenda. Thomas è originario di Londra, ma all'epoca dei fatti, quando aveva undici anni, viveva a Roma insieme ai genitori. Era il 10 luglio del 2004 e per quel giorno era prevista una riunione di famiglia a cui avrebbero partecipato anche alcuni parenti venuti dall'Inghilterra. L'appuntamento era per l'ora cena, in un ristorante in piazza della Rotonda. «So che oggi il locale si chiama “Da Rienzo” - spiega Thomas - Noi eravamo seduti fuori».
Quella sera, intorno al tavolo, c'era anche lo zio Lord. Verso la fine del pasto, il ragazzino si era alzato per andare alla toilette. Thomas ricorda ogni dettaglio: «Scesi una lunga scalinata fino al livello delle cantine e restai sorpreso quando mio zio spinse la porta del bagno ed entrò pure lui». Mentre Thomas era seduto sul water, il Lord, secondo il racconto, si piazzò di fronte a lui, si abbassò la lampo e si calò i pantaloni. «Mi chiese se volevo conoscere “Mr Chuckles”», continua Thomas. Tradotto dall'inglese, “Chuckle” significa “sogghignare, ridacchiare”. Il ragazzo ha raccontato agli inquirenti che lo zio aveva una faccetta sorridente disegnata sulla biancheria intima. L'undicenne cercò di fuggire, ma il Lord lo aveva bloccato, gli aveva afferrato la faccia e lo aveva costretto a subire atti sessuali. «Mi alzai spingendolo via, iniziai ad urlare e lui si fermò. Aprii la porta, scappai e andai fuori, in piazza». Thomas, prosegue la denuncia, si sentiva confuso e impaurito. Era fuggito dal ristorante e si era nascosto dietro le colonne del Pantheon, aveva aspettato che i familiari finissero la cena e aveva detto a suo padre di voler tornare a casa.
Il ragazzo in tutti questi anni non ha mai confidato a nessuno la violenza che avrebbe subito: «Non ho mai detto niente. Avrei voluto trovare la forza per reagire allora, ma avevo solo undici anni». Oggi, però, assistito dagli avvocati Andrea Manasse e Fernando Targa, ha deciso di rompere il silenzio. «È una vicenda tragica che ha devastato l'infanzia del nostro cliente - hanno commentato i penalisti - Abbiamo fiducia nel pubblico ministero».
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