Oltre a Mancini rischiano di finire alla sbarra anche il commercialista Marco Iannilli, l'ex amministratore delegato di Breda Menarini Roberto Ceraudo ed i dirigenti Luca D'Aquila e Giuseppe Comes, nonchè l'imprenditore Edoardo D'Inca Levis. Secondo il pm Paolo Ielo, titolare degli accertamenti, i 600 mila euro costituivano una provvista utile anche per tentare di aggiudicarsi gli appalti relativi alla metropolitana di Roma. Secondo l'accusa, 500 mila euro finirono a Mancini, il quale ha ammesso di averne ricevuti 80 mila, e centomila a Iannilli.
Il pm ha qualificato questo episodio come estorsione e non come concussione. I bus erano destinati per il cosiddetto «corridoio Laurentino», linea di collegamento veloce, ma non sono mai entrati in servizio. Dall'episodio relativo alla consegna della tangente sono scaturiti altri filoni di indagine: per uno di questi Mancini, insieme con il dirigente Ati Patrizio Monaco, è stato rinviato a giudizio con l'accusa di tentata estorsione per avere minacciato il manager del consorzio di trasporti Ccc, legato all'area politica di sinistra, Alessandro Filibozzi, di rinunciare ad un ricorso al Tar sulla fornitura dei bus, pena l'esclusione da futuri affari. In un altro sono indagati, per finanziamento illecito, l'ex sindaco Alemanno e l'ex presidente di Finmeccanica Pierfrancesco Guarguaglini.
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