Imprenditore triestino sale sulla cupola
di S. Pietro per protesta. «E' ferito»

L'imprenditore triestino Di Finizio in cima alla cupola di San Pietro
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Sabato 29 Marzo 2014, 16:30 - Ultimo aggiornamento: 22:38

Per la quarta volta riuscito ad eludere la sicurezza e a scalare la cupola di San Pietro. L'imprenditore triestino Marcello Di Finizio da oggi pomeriggio di nuovo sulla basilica, dalla quale ha lanciato un messaggio di aiuto a papa Francesco e al presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. «Presidente Napolitano per l'amore di Dio fermatevi, ci state ammazzando tutti - è scritto sullo striscione che è riuscito a srotolare da una delle finestre della cupola -. Papa Francesco aiutaci tu». «Non sono un santo nè un eroe, sono solo un piccolo imprenditore che difende la sua casa e il suo lavoro. Anche a rischio della vita», scrive sul suo profilo Facebook a pochi minuti dall'ennesima protesta. Di Finizio, titolare del celebre locale «La Voce della Luna» sul lungomare di Trieste, è ormai una «vecchia conoscenza» della gendarmeria vaticana. I suoi blitz sulla più celebre delle cupole romane hanno ormai scadenza ciclica. Il primo risale al 30 luglio 2012, quando protestò contro la direttiva Bolkestein che, a suo dire, danneggerebbe la sua attività imprenditoriale.

«E' ferito». L'imprenditore sarebbe ferito a un polpaccio. A riferirlo è l'associazione balneare «Donnedamare» in una nota. «Marcello Di Finizio risalito sulla Cupola per noi, non si sente bene, ma non demorde - si legge nel comunicato -, gli hanno portato via l'impresa, la casa, la dignità e stavolta non ascolterà nessuno, noi colleghi compresi, che gli chiederà di scendere». Lo stesso imprenditore ha lanciato un appello su Facebook. «Per favore potete chiamare la segreteria del Vaticano e dire a loro se, molto cristianamente, potrebbero fornirmi solamente di un po' d'acqua e di garze e disinfettante. Credo che l'acqua non si possa negare neppure a un criminale condannato a morte. Se non hanno l'acqua in alternativa va bene anche una spugna di aceto».

Il precedente. Il 10 ottobre dello stesso anno replicò l'iniziativa, questa volta per manifestare contro il governo Monti e le multinazionali. «Help!!! Basta Monti, basta Europa, basta multinazionali. Ci state ammazzando tutti. Sviluppo??? Questa è solo macelleria sociale», aveva scritto sul solito lenzuolo bianco. Il 20 maggio 2013, nonostante il divieto del questore a ritornare nella Capitale, Di Finizio riesce comunque a mettere a segno l'ultima «scalata», ancora una volta contro l'euro e la «macelleria sociale». Dopo quasi 30 ore sulla cupola, si convinse a scendere con la promessa di un incontro con i ministri al turismo e alle politiche europee.

«Mi hanno mentito per tre volte - ribadisce invece oggi, al suo quarto blitz a San Pietro - ma non darò loro la soddisfazione di suicidarmi, io combatterò sempre per difendere la mia casa e il mio lavoro fino all'ultimo respiro. Se vogliono ammazzarmi (ammazzare la gente) lo devono fare davanti a tutti, affinchè sia chiaro che questi non sono suicidi, ma omicidi di stato. Mi hanno portato via tutto, ma non mi porteranno via anche la dignità». Le proteste di Di Finizio hanno inizio ormai molti anni fa, quando il locale di sua proprietà venne distrutto da un incendio. Da allora inscenò nella sua Trieste proteste di piazza e scioperi della fame.

Riaperto il locale, dopo varie traversie, si trovò però davanti alla direttiva europea Bolkestein che, a suo dire, avrebbe messo all'asta la zona dove si trova il suo bar-ristorante. Il 26 marzo 2012 si issò sullo storico pontone-gru «Ursus», nel Porto Vecchio di Trieste, scendendone solo tre giorni dopo, al termine di una trattativa con i carabinieri e ottenendo dal Prefetto di interessare della sua questione l'allora ministro degli Affari Europei. Oggi non vuol saperne di scendere dalla cupola di San Pietro, difficilmente cederà alle promesse di nuovi incontri. «Restituiteci la democrazia - scrive a caratteri cubitali sul suo striscione - restituiteci le nostre vite».

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