Il vigile eroe sfrattato dal cimitero: morì per salvare una donna, ora l'Ama chiede il suo loculo

Il vigile eroe sfrattato dal cimitero: morì per salvare una donna, ora l'Ama chiede il suo loculo
di Riccardo Tagliapietra
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Domenica 29 Marzo 2015, 06:27 - Ultimo aggiornamento: 30 Marzo, 07:41

Quanto vale un eroe? A Roma poco. Anzi nulla. Nemmeno i duemila euro che servono a lasciarlo riposare in pace nella sua tomba al Verano. Il vigile urbano Bruno Montesi trent'anni fa si gettò nel Tevere per salvare una donna, Pierina Cassini, che si era buttata nelle torbide acque del fiume a monte di Ponte Garibaldi, per farla finita.

L'aspirante suicida se la cavò con un paio di giorni di prognosi, Montesi invece morì il 24 novembre dell'anno successivo per leptospirosi.

L'acqua infetta lo aveva corroso, fino a toglierli l'ultimo respiro. Ed è così che il vigile diventò eroe: andandosene a 32 anni, lasciando soli una moglie e tre figli piccoli.

Meglio era andata a un collega, inciampato in uno dei gradini che portano al letto del fiume: si ruppe una caviglia ma inconsapevolmente si salvò la vita. Bruno era stato più bravo o solamente meno fortunato. Trent'anni sono passati da quando la famiglia lo perse.

IL CONTO Qualche mese fa l'Ama ha mandato il conto: 2.200 euro, altrimenti Bruno l'eroe sarebbe stato portato dal loculo dove si trova a una fossa comune. Lo prevede il Regolamento di Polizia Cimiteriale, scrive alla vedova, Daniela Giordano, il dirigente dei cimiteri Capitolini, Maurizio Campagnani che evidentemente non conosce la storia di Bruno e nemmeno quella della famiglia.

A sapere tutto, invece, è il Comune. Perché Mauro Cordova presidente dell'Arvu, l'associazione delle polizie locali, manda una lettera urgente al sindaco Marino e al presidente dell'Ipa, l'istituto di previdenza dei dipendenti di Roma Capitale. Missive protocollate nello scorso luglio.

LETTERE E RISPOSTE Il presidente dell'Istituto, Giancarlo Fontanelli, risponde a stretto giro di posta: «Per quanto sia approfondita la questione non si è potuto trovare un idoneo strumento giuridico per l'erogazione della somma». Tradotto, niente soldi. Dal Campidoglio, nemmeno questo. Bruno Montesi, non pervenuto. Poco importa della medaglia al valore civile per averci rimesso la pelle, poco importa della scuola di formazione dei vigili intitolata al collega-eroe.

Forse sarebbe bastata una lettera urgente del sindaco, si chiede la vedova Daniela, «ma evidentemente - riflette - la politica quando serve ti tira in ballo con la stessa facilità con cui ti dimentica». Avrebbe voluto pagare lei per la tomba del marito, senza scomodare nessuno, spiega. Ma non sempre la vita va come l'hai programmata. E quella della famiglia Montesi più di altre.

LA DISPERAZIONE I soldi in casa non ci sono, quando Ama le presenta il conto Daniela è disperata. Ma nella vita c'è molto di più dell'indifferenza: nessuno dei colleghi ha dimenticato il sacrificio di Bruno. I vecchi vanno ancora a trovarlo al cimitero quando passano a salutare i parenti, le nuove leve hanno imparato a conoscerlo nei racconti di chi lo ha vissuto.

Così, grazie alle donazioni l'Arvu (e Diccap) riesce a racimolare i duemila euro e a rinnovare la concessione. Bruno Montesi, il vigile eroe, continuerà a riposare in pace in via del Verano, riquadro 74, primo piano. E anche se qualcuno l'ha dimenticato, i veri amici lo ricorderanno per sempre.