Helena, 17 anni: venduta dai genitori
Croci per firma sull'atto del notaio

Helena, ragazza venduta
di Maria Lombardi
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Giovedì 15 Marzo 2012, 23:17 - Ultimo aggiornamento: 15 Aprile, 09:55
ROMA - La ragazza romena stata venduta dai genitori che era ancora sedicenne, davanti a un notaio. In fondo al foglio le impronte delle dita e due croci. Sono le firme dell’atto che sancisce una cessione incredibile.



L’atto dice più o meno questo: i sottoscritti cedono la figlia al signor tal dei tali che d’ora in avanti ne è responsabile, così come prevede l’accordo stipulato in precedenza. Quando gli agenti della polizia di Roma Capitale, l’altra notte, hanno chiesto al cittadino romeno come mai dormisse nella casupola diroccata sul greto del Tevere in compagnia di una minorenne, lui ha tirato fuori dalla tasca il foglio stropicciato e l’ha aperto. «I genitori lo sanno, me l’hanno affidata. E’ la mia fidanzata, ci sposeremo». E lei annuiva timida, afferrando più o meno il senso.



Helena è bella, alta, i capelli neri sciolti sulle spalle. Vive con l’uomo che l’ha comprata, un romeno di 34 anni, sul fiume, tra topi ed erbacce, l’unica luce è quella che arriva dalla strada. Un materasso a due piazze poggiato su una rete, un fornellino da campo e una brace accesa per vincere il freddo: non c’è altro nella piccola struttura di cemento abbandonata, all’altezza di Capoprati, nell’area che un tempo ospitava la Capitaneria di porto. Il sogno italiano di Helena al momento è tutto qui, ai margini di margini, a condividere fango e buio con altri invisibili, quelli che dormono con le tute e i cappelli qualche metro al di sotto della strada, dietro pareti di cartone, di tela o di legno e respirano l’aria umida del Tevere. L’uomo che ha pagato per averla, come si fa con una casa, è un poco di buono e forse lei ancora non lo sa. E’ stato coinvolto in storie di sfruttamento della prostituzione e riduzione in schiavitù di ragazze accompagnate sui marciapiedi.



La porta di ferro della baracca sul fiume è accostata. Gli agenti della polizia municipale la aprono per controllare chi ci abita. Dalle due di notte sono lungo gli argini del Tevere per un’operazione di controllo, coordinata da Marco Milano, istruttore del nucleo di polizia giudiziaria, uno dei tanti interventi contro il degrado, gli accampamenti abusivi e la prostituzione. Si muovono da Ponte della Musica fino a piazza della Libertà. Dietro la porticina ci sono la ragazza romena e il suo padrone. Gli agenti chiedono i documenti, Helena prima di uscire indossa un paio di jeans e una giacca a vento. Ha 17 anni, come risulta dal passaporto, non capisce l’italiano. «E’ una minorenne», contestano gli uomini in divisa al romeno. Lui non si scompone ed esibisce l’atto notarile. «L’hanno firmato i genitori», e mostra i segni lasciati sulla carta dai polpastrelli e le due croci. «Mi è stata affidata, la sua famiglia sa che è con me».



Le torce illuminano il documento, è scritto in romeno e risale a poco meno di un anno fa, al maggio 2011. Ci vuole l’aiuto di un traduttore per capire che si tratta di un atto notarile redatto in Romania. Riporta nome, cognome e numero di documento dei firmatari, certifica che la famiglia cede la ragazza, al tempo sedicenne, all’uomo di 34 anni «come prevede il precedente accordo». Il sospetto è che l’accordo a cui si accenna nel foglio sia una cessione di denaro: il romeno avrebbe pagato per portare la ragazza in Italia e per averla in affidamento.



Una carta, seppure sottoscritta davanti a un notaio, che in Italia non ha alcun valore e nemmeno in Romania. Gli agenti lo fanno notare all’uomo che non fa una piega, «ma la ragazza è anche malata di cuore», cerca di giustificarsi. I controlli dovranno adesso accertare se l’atto è stato effettivamente firmato dai genitori della ragazza davanti a un notaio e se l’altro accordo richiamato prevedeva un pagamento. E c’è inoltre da verificare se la firma del documento non possa costituire di per sé un reato dal momento che la cessione di una persona potrebbe configurarsi come tratta. L’ipotesi è che, sebbene privo di valore, l’uomo lo voglia usare per intimidire i genitori della ragazza e ricattare lei nel caso in cui tentasse di scappare.



Non ci sono prove che il romeno abbia fatto prostituire la minorenne. Dal momento che in passato è stato coinvolto in storie simili, il timore della polizia municipale è che l’intenzione dell’uomo fosse comunque quella. «E’ la mia fidanzata, voglio sposarla. Lei è d’accordo», ripete lui senza essere creduto. Il caso di Helena è stato segnalato ai servizi sociali, la ragazza verrà controllata e anche pedinata per proteggerla ed evitare che finisca sul marciapiede.



Intorno alla casupola dove vive la diciassettenne, ci sono due tende: una è occupata dalla madre del romeno e l’altra da due connazionali. Gli agenti visitano anche quelle. Le luci delle torce illuminano, fino all’alba, le tracce di altre vite nascoste lungo il fiume. Baracche con materassi ammassati l’uno all’altro, vestiti e stracci per terra, fornelletti da campo. E poi resti di strutture demaniali, legni a far da pareti o da porte. I fantasmi del Tevere si muovono a tentoni, nel buio più totale appena attutito da piccole lampade elettriche, camminano tra i rovi e i topi. Durante l’operazione di giovedì notte gli agenti hanno identificato e allontanato dodici senzatetto accampati sulle sponde. E’ l’altra Roma, quella che non si vede.
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