Molti di loro hanno le mascherine che coprono il volto, su altri è evidente il segno delle terapie che stanno affrontando. Eppure, i loro sguardi sono sereni, brillanti. Disegnano utilizzando le siringhe, senz l'ago, creano costruzioni e piccoli pupazzetti utilizzando le bende e le garze per le medicazioni.
Quegli strumenti che generano timore e paura, vengono riconvertiti in mezzi attraverso i quali sviluppare la fantasia.
L'ospedale, inoltre, seguendo l'eccellenza medica senza trascurare la psiche dei pazienti e dei loro cari, ha permesso l'apertura 24 ore su 24 del reparto di terapia intensiva cardiochirurgica. «I ricoverati - spiega la caposala del reparto, Luciana Luciani - ne traggono beneficio perché hanno sempre vicino il papà o la mamma». E i genitori possono assistere i figli costantemente in uno dei reparti di degenza tra i più delicati. Ma tanti altri sono, poi, i sorrisi che vengono regalati tra le corsie e i reparti. Da tempo è attivo il progetto Il prelievo con un sorriso. «Tutti gli infermieri utilizzano tecniche di distrazione», racconta la dottoressa Emanuela Tiozzo. C'è chi tra il personale infermieristico, ad esempio, indossa gli abiti del clown durante i prelievi, trasformando un esame diagnostico in un momento di spensieratezza. E per chi tra quei piccoli pazienti si trova a dover affrontare esami ancor più invasivi, come una risonanza magnetica o una tac, il dipartimento Diagnostica per immagini dell'ospedale ha allestito nella sala d'aspetto una ludoTac.
la nuova campagna del Bambino Gesù
«Per permette ai piccoli di prendere dimestichezza, proprio attraverso il gioco, con un apparecchio e un esame che spaventa», spiega la caposala, Anna Contini. Tra le novità che l'ospedale intende attuare, come anticipa il responsabile del dipartimento, Paolo Tomà, anche la possibilità, attraverso un macchinario di alta tecnologia, di far vedere ai piccoli durante ecografie lunghe e complesse un cartone animato. Perché le statistiche scientifiche ancora mancano, ma è indubbio come riuscire a sconfiggere una malattia sia più semplice se, al fianco delle cure, i bambini possono ritrovare quella dimensione quotidiana e propria della loro età, anche all'interno di un padiglione ospedaliero.