Fosse Ardeatine, la strage infinita: settant'anni fa 335 persone furono trucidate dai nazisti

Fosse Ardeatine
di Francesca Nunberg
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Sabato 22 Marzo 2014, 15:54 - Ultimo aggiornamento: 24 Marzo, 11:32
Quello di luned sar il primo anniversario senza il boia, ma la croce di legno di Priebke, piantata in segreto nel giardino di un carcere, non fa calare il silenzio sulle Fosse Ardeatine. Il 24 marzo del ’44 le truppe di occupazione tedesche massacrano 335 civili e militari come rappresaglia per l'attentato partigiano di via Rasella in cui morirono 33 soldati del reggimento “Bozen”. Tante le voci che ancora oggi si alzano, a settant’anni di distanza dall’eccidio. In ricordo dei martiri, a monito per il futuro, ancora in cerca di giustizia. Nonostante i processi e le condanne, a dispetto dei tentativi revisionisti.



Dice Giulia Spizzichino, anni 87, ebrea romana: «Non ho mai smesso di pensarci. Nelle cave sull’Ardeatina per sette volte il nome Di Consiglio è stato urlato dai nazisti, per fare entrare quei sette uomini, farli inginocchiare con le mani legate e colpirli a morte. Erano i miei cugini, sette ne hanno presi quella notte. Nel giro di pochi mesi ho perso nei lager 26 familiari, anche Giuliana che aveva 3 anni e mezzo e Giovanni di 18 giorni. Mi sveglio ancora la notte, pensando che il 21 marzo ero ai Fori con mio cugino, 17 anni come me, che mi disse: ho un brutto presentimento... Ma io ero timida, non riuscii a dirgli neanche una parola, a fargli neanche una carezza... Dopo tre giorni morì nelle cave».



Spaccato d'Italia Dice Alessandro Portelli, storico, autore del libro “L’ordine è già stato eseguito”: «Ho sempre pensato alle Fosse Ardeatine come a un monumento nazionale. Ci sono state stragi anche più gravi, ma questa fu nella Capitale, le vittime erano uno spaccato della città, dell’Italia, da Trieste a Trapani, delle classi sociali, c’erano ebrei, cattolici, prigionieri politici, persone prese per caso, stranieri anche. Tutti uomini. A raccontare dunque furono le donne, loro a soffrire, a garantire la sopravvivenza. Ma questa strage non sarebbe stata possibile senza lo Stato e gli archivi che servirono a compilare le liste; dunque è una strage “civilizzata” e non opera di selvaggi, da cui non possiamo prendere le distanze. Anche perché ancora oggi, e penso alla polemica con Pippo Baudo dell’estate scorsa, o a quella tra Bentivegna e Vespa, c’è chi dice che la colpa fu dei partigiani che non si consegnarono. La condanna di Priebke non ha lenito il dolore delle vittime, delle Ardeatine bisogna continuare a parlare».



Dna dall'Australia Dice il colonnello del Ris dei carabinieri Luigi Ripani: «Nel 2012 dopo un anno di lavoro con il ministero della Difesa e l’associazione dei familiari siamo riusciti a identificare tre dei dodici martiri ancora senza nome, Salvatore La Rosa, Michele Partito e Marco Moscato. Abbiamo il Dna anche degli altri nove, ma in assenza di familiari non possiamo fare abbinamenti con le salme».



Dicono Aladino Lombardi e Nicoletta Leoni dell’Anfim, l’associazione dei familiari delle vittime, lui segretario generale e lei collaboratrice storica e nipote di uno dei caduti, Nicola Stame: «Il lavoro deve andare avanti, non perdiamo la speranza di riuscire a identificare anche gli altri. Il figlio di una delle vittime, Cosimo Di Micco, ha mandato il suo Dna dall’Australia. Ma abbiamo bisogno di fondi, e invece ce li hanno pesantemente tagliati, siamo passati da 110mila a 26mila euro. Bisogna allestire all’ingresso un punto di accoglienza per le visite dei singoli, delle scuole, delle delegazioni. Filmare le testimonianze che ancora si possono raccogliere, digitalizzare l’archivio».



Dice Adachiara Zevi, architetto e autrice del libro “Monumenti per difetto. Dalle Fosse Ardeatine alle pietre d’inciampo”: «La peculiarità di questo mausoleo, frutto del primo concorso della Roma liberata, è quella di essere un percorso, che segue quello delle vittime, anziché un monumento statico da contemplare. Il fulcro è un vuoto. Come anti-monumentali sono le pietre d’inciampo installate davanti alle case dei deportati. Lunedì ne rimetteremo una al suo posto, rubata di recente: quella in memoria di Don Pappagallo, martire delle Ardeatine, davanti all’ex convento del Bambin Gesù dove il sacerdote aiutava i perseguitati del nazifascimo».



L’appello dei martiri Lunedì alle 10 alle Fosse Ardeatine si svolgerà la cerimonia commemorativa alla presenza del Presidente Giorgio Napolitano: dopo il saluto di Rosina Stame, presidente Anfim, Aladino Lombardi leggerà l’elenco dei nomi da Agnini Ferdinando a Zironi Augusto, poi le due cerimonie religiose. Ieri centinaia di persone hanno partecipato al “Corteo della memoria” organizzato dall’VIII municipio: arrivati alle Ardeatine hanno liberato in cielo 335 palloncini.
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