ROMA - Un cumulo di bottiglie di plastica, lamiere e pneumatici abbandonati sul bordo di una strada, via del Pesce Luna, degradata e disseminata di rifiuti, a ridosso della pineta Coccia di Morto e confinante con un'altra area, anch'essa privata, su cui per 40 anni si è consumato un contenzioso legale, parte dell'immensa eredità del marchese Alessandro Gerini. E' da questo mucchio di rifiuti, a 800 metri dalla pineta, che è partito l'incendio poi propagatosi nella riserva naturale fino ad arrivare a minacciare le vicine piste dell'aeroporto di Fiumicino.
Non tre diversi focolai, come si era inizialmente ritenuto, ma uno solo, che però il vento, la sterpaglia e, soprattutto, le canne secche, hanno amplificato.
IL VERTICE
Dopo un vertice col comandante del Corpo forestale dello Stato, Cesare Patrone, accompagnato dal comandante regionale e da quello provinciale, il procuratore capo di Civitavecchia Gianfranco Amendola ha disposto ulteriori verifiche sulla natura colposa o dolosa delle fiamme. Il fascicolo resta al momento aperto contro ignoti per incendio. A chiarire se quel cumulo di rifiuti sa andato a fuoco perché qualcuno abbia inteso volontariamente bruciarli o se tutto sia nato da una sigaretta lanciata da un'auto di passaggio su quel tratto di strada saranno gli specialisti del Nucleo investigativo antincendio boschivo del Corpo Forestale, che hanno prelevato diversi campioni di terreno alla ricerca di eventuale sostanze acceleranti. Per le analisi di laboratorio servirà un pò di tempo. I Vigili del Fuoco e gli uomini del corpo guidato da Patrone hanno lavorato una notte intera per mettere in sicurezza l'area e per concludere una serie di rilievi. Certo è che sia la Pineta Coccia di Morto sia il terreno a ridosso di via del Pesce Luna sono di proprietà privata.
Gli operai forestali con contratto a termine, lavoratori che operano soprattutto al Sud ma non nella Regione Lazio, non hanno alcuna competenza sulla zona. Dopo un incendio di questa portata, in ogni caso, non è da escludersi che il Comune possa apporre un vincolo perché nei prossimi dieci anni l'intera area, anche quella del Consorzio, non sia edificabile.