Fiumicino, odissea infinita. Gabrielli: «L'incendio? Nessun sabotaggio»

Fiumicino, odissea infinita. Gabrielli: «L'incendio? Nessun sabotaggio»
di Silvia Barocci e Cristiana Mangani
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Venerdì 31 Luglio 2015, 10:19 - Ultimo aggiornamento: 10:22

ROMA - Un cumulo di bottiglie di plastica, lamiere e pneumatici abbandonati sul bordo di una strada, via del Pesce Luna, degradata e disseminata di rifiuti, a ridosso della pineta Coccia di Morto e confinante con un'altra area, anch'essa privata, su cui per 40 anni si è consumato un contenzioso legale, parte dell'immensa eredità del marchese Alessandro Gerini. E' da questo mucchio di rifiuti, a 800 metri dalla pineta, che è partito l'incendio poi propagatosi nella riserva naturale fino ad arrivare a minacciare le vicine piste dell'aeroporto di Fiumicino.

Non tre diversi focolai, come si era inizialmente ritenuto, ma uno solo, che però il vento, la sterpaglia e, soprattutto, le canne secche, hanno amplificato.

La pista dolosa non viene comunque scartata. Ma sapere il punto esatto dal quale ha avuto origine l'incendio ha consentito agli investigatori di scartare una serie di ipotesi, innanzitutto quella di un'azione mirata a creare caos in uno dei maggiori aeroporti europei, a poco più di due mesi dal rogo (per cortocircuito) che il 7 maggio ha devastato l'area dei transiti del Terminal 3. Il prefetto di Roma, Franco Gabrielli, recatosi sul luogo, ha escluso un tentativo di sabotaggio e lo ha comunicato al ministro dell'Interno Alfano. Anche il sindaco di Fiumicino, Esterino Montino, certo della natura dolosa dell'incendio, ha respinto l'ipotesi che nel mirino degli incendiari ci fosse l'aeroporto, altrimenti «non si spiegherebbe il perché il fuoco abbia avuto origine fuori dalla pineta».

IL VERTICE

Dopo un vertice col comandante del Corpo forestale dello Stato, Cesare Patrone, accompagnato dal comandante regionale e da quello provinciale, il procuratore capo di Civitavecchia Gianfranco Amendola ha disposto ulteriori verifiche sulla natura colposa o dolosa delle fiamme. Il fascicolo resta al momento aperto contro ignoti per incendio. A chiarire se quel cumulo di rifiuti sa andato a fuoco perché qualcuno abbia inteso volontariamente bruciarli o se tutto sia nato da una sigaretta lanciata da un'auto di passaggio su quel tratto di strada saranno gli specialisti del Nucleo investigativo antincendio boschivo del Corpo Forestale, che hanno prelevato diversi campioni di terreno alla ricerca di eventuale sostanze acceleranti. Per le analisi di laboratorio servirà un pò di tempo. I Vigili del Fuoco e gli uomini del corpo guidato da Patrone hanno lavorato una notte intera per mettere in sicurezza l'area e per concludere una serie di rilievi. Certo è che sia la Pineta Coccia di Morto sia il terreno a ridosso di via del Pesce Luna sono di proprietà privata.

Gli operai forestali con contratto a termine, lavoratori che operano soprattutto al Sud ma non nella Regione Lazio, non hanno alcuna competenza sulla zona. Dopo un incendio di questa portata, in ogni caso, non è da escludersi che il Comune possa apporre un vincolo perché nei prossimi dieci anni l'intera area, anche quella del Consorzio, non sia edificabile.