Festini e droga, indagato consigliere Pdl
in Campidoglio: «Io come il Cavaliere»

Orsi insieme al sindaco Alemanno
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Giovedì 20 Gennaio 2011, 10:40 - Ultimo aggiornamento: 20 Febbraio, 01:26
ROMA - In questi momenti sto capendo quello che deve provare Berlusconi, dice il consigliere capitolino del Pdl Francesco Maria Orsi, che prima del rimpasto di giunta aveva la delega al Decoro, indagato dalla Procura di Roma per riciclaggio, reimpiego di proventi frutto di reato, corruzione, cessione di sostanze stupefacenti in occasione di festini con prostitute.



Orsi avrebbe ceduto droga durante festini avvenuti tra il 2006 e il 2009. C'è anche questo tra i capi di imputazione. Nell'atto firmato dalla Procura, si fa riferimento ai numerosi interrogatori resi dall'immobiliarista Vincenzo La Musta, le cui dichiarazioni sono state definite «coerenti nei fatti», «prive di elementi di rottura logica» e di «attendibilità estrinseca.



L'inchiesta vede indagate altre 6 persone mentre per altre 4 sono in corso ulteriori accertamenti. Le ipotesi di reato sono quelle di presunte irregolarità nella gestione di denaro depositato su conti correnti presso la banca Mediolanum (riciclate somme di denaro provenienti da truffe compiute in Campania ai danni di famiglie con persone disabili, circa due milioni di euro che sarebbero giunti poi ad Orsi). nonchè sullo svolgimento di aste immobiliari. Oltre a Orsi l'indagine del pubblico ministero Paolo Ielo chiama in causa anche Fabrizio Urbani già direttore generale dell'Ater, Giovanni Battista De Zio, dipendente della Banca Mediolanum, Umberto Santich, commercialista nonchè Fausto Baccari, Marco De Leo e Stefania Jazzetta. Le ipotesi di reato a seconda delle posizioni degli indagati vanno dalla corruzione al riciclaggio, all'impiego di denaro di provenienza illecita. Nel provvedimento compaiono anche i nomi di Giovanni Magnetta, Stefano Balestro, Stefano Masotti e Luciano Sigismondi, dei quali, però, non vengono definiti i reati e l'eventuale ruolo nella vicenda.



«La mia casa è stata perquisita martedì per ben 14 ore - racconta Orsi, romano di 44 anni, un'esperienza nei carabinieri come ufficiale e dal 2008 consigliere al Comune - In quell'occasione mi hanno comunicato che ero indagato. Sono una persona serena e trasparente ma sono molto teso e mi dichiaro estraneo a tutto questo. Sto vivendo un film del terrore o dell'orrore». Orsi spiega di non aver ancora parlato col sindaco e ammette di conoscere Francesca Gagliardi, passata alle cronache come la “dama bianca” apparsa al fianco di Berlusconi al G8 in Canada nel giugno scorso, ma tiene a precisare che «non è vero che l'ho presentata al premier. Questa è fantascienza».



«Dimettermi? Non ci penso proprio, me lo devono chiedere tutti i cittadini che mi hanno votato nel 2008», conclude Orsi.



Gli avvocati: inchiesta farsa. «Una bufala», dicono gli avvocati Romolo Reboa e Maurizio Sangermano, legali di Orsi, del procedimento. «Siamo in presenza di una inchiesta farsa - affermano - faremo ricorso al Tribunale della libertà per ottenere il dissequestro di un computer e di alcuni documenti pubblici relativi a compravendite immobiliari di società legate a Orsi. E' un imprenditore, un broker assicurativo che forse ha commesso l'errore di prestare denaro in buona fede a La Musta, un amico in difficoltà che deve avergli restituito somme probabilmente di provento illecito». I due avvocati respingono le accuse affermando che «nulla di irregolare può essere attribuito a Orsi. I militari hanno acquisito contratti di compravendita di immobili acquistati tramite aste giudiziarie e comprati attraverso le società di Francesco Maria Orsi tutti fino al 2005. Di tutti gli acquisti di immobili c'è traccia così come dei versamenti in banca, tanto che nel corso della perquisizione il consigliere non ha avuto problemi a mostrare agende, registri e carte che potessero interessare alla Finanza. Addirittura abbiamo dato la disponibilità a perquisire un secondo ufficio che non era contemplato nel decreto firmato dalla procura. La Finanza non ha acquisito alcuna agenda dell'indagato, nè il suo cellulare e neppure si è messa a cercare droga. In questa vicenda non esistono prostitute, nè festini, nè cessioni di cocaina». In merito a quest0ultima accusa, secondo i legali si tratta di un'accusa in correità che «proviene da Vincenzo La Musta, in passato socio di Orsi. La Musta tra l'altro doveva del denaro a Orsi per vecchie transazioni».



Il sindaco Alemanno ha preso atto delle dichiarazioni di Orsi cui esprime solidarietà personale: «Abbiamo fiducia che il lavoro della magistratura e degli inquirenti faccia presto luce su questa inquietante vicenda, in cui il consigliere risulta, allo stato, unicamente come una persona iscritta nel registro degli indagati. Questo, secondo la Costituzione, non rappresenta in alcun modo una definizione di colpevolezza».



Touadì: Roma merita di più. «La vicenda di Francesco Maria Orsi è patetica. Roma merita sinceramente di più - commenta il deputato del Pd Jean Leonard Touadì - Come il Presidente del Consiglio, denuncia di essere vittima di incredibili complotti. Premesso che fino a sentenza definitiva nessuno può essere ritenuto colpevole, e in attesa che magari si vada a lavare la coscienza da Alfonso Signorini, non farebbe prima a recarsi in procura e fornire la sua versione di quanto accaduto? Come si diceva nell'America allegra degli anni '20 “La verità non può impedire alla politica di raccontare una bella storia”».



Api: Alemanno non ci risparmia nemmeno il bunga bunga capitolino. «Incredibile ma tristemente vero: dopo lo scandalo Parentopoli, con le migliaia di assunzioni clientelari nelle aziende del Comune, riservate ad amici, parenti ed ex terroristi neri Alemanno non ci risparmia neppure un bunga bunga in salsa capitolina - dice Luciano Nobili, portavoce romano di Alleanza per l'Italia - L'inchiesta della Procura di Roma che vede indagato il consigliere Orsi, uno dei più stretti collaboratori del Sindaco, riguarderebbe un importante giro di riciclaggio, corruzione e spaccio di droga nell'ambito di festini con prostitute. Inoltre ci sarebbe una connessione con gli altri circuiti criminali che stanno venendo alla luce nell'ambito della destra romana una storia inquietante e penosa che rende bene l'idea del degrado istituzionale ed etico nel quale questa amministrazione sta trascinando la città. E c'è anche un aspetto ridicolo della vicenda: tutto questo avviene con il sindaco che aveva promesso “ordine e sicurezza” alla guida delle città e con il suo delegato al Decoro come protagonista. Ci sarebbe da ridere, insomma, se non ci fosse da piangere per una vicenda che, se confermata, rappresenterebbe l'ennesima ferita inferta alla Capitale e alla sua dignità dalla giunta Alemanno».


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