«Uccidere una persona come dite, affogandola di notte nel lago? Non l'avrei mai fatto, con nessuno. Figuriamoci con Federica, le volevo bene. Non l'avrei mai uccisa, mai». Marco Di Muro, 23 anni, il barista di Formello finito in manette a due anni dalla morte della fidanzata, la bella Federica Mangiapelo, 16 anni appena compiuti, davanti ai magistrati ha rotto il muro del silenzio e ha ribadito la sua innocenza. Lei fu ritrovata a faccia in giù nel lago ad Anguillara la notte di Halloween 2012. Ieri era il giorno dell'interrogatorio di garanzia, dopo che venerdì, dal palazzo di giustizia di Civitavecchia è partito l'ordine di arresto.
«NON DICO ALTRO»
Di Muro, che finora non ha mai voluto chiarire i dubbi su quella notte piovosa in cui avrebbe fatto scendere dall'auto la fidanzata dopo una lite lasciandola per strada sola, ha parlato solo per spiegare l'amore che lo legava alla ragazza, evitando ancora una volta le domande. Dopo le dichiarazioni spontanee, infatti, si è avvalso formalmente della facoltà di non rispondere all'interrogatorio. «Federica meritava solo il meglio dalla vita», si è limitato spiegare. I suoi legali, gli avvocati Cesare Gai e Massimiliano Sciortino, nel frattempo, hanno presentato appello al Tribunale del Riesame chiedendo la revoca della misura cautelare. Dopo l'interrogatorio, Mauro Di Muro, è stato riportato a casa dove è relegato agli arresti domiciliari.
Ci sono voluti due anni, passati tra perizie, esami e disperati appelli dei genitori di Federica, per inquadrare in una luce diversa il giallo del lago.