L'Eur mette in vendita i suoi gioielli: sul mercato anche le sedi dei musei

L'Eur mette in vendita i suoi gioielli: sul mercato anche le sedi dei musei
di Lorenzo De Cicco
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Martedì 17 Febbraio 2015, 08:08 - Ultimo aggiornamento: 15:48
Negli annunci immobiliari compariranno il Palazzo della Scienza Universale e il Palazzo delle Arti popolari, due dei quattro complessi che avrebbero dovuto essere il cuore dell’Esposizione universale del ’42.



Eccoli i gioielli messi in vendita da Eur Spa per “salvare” la Nuvola di Fuksas. Nella lista figurano anche il Palazzo dell'Autarchia, uno dei simboli del Neo-classicismo semplificato, oggi sede dell'Archivio dello Stato, e il Museo dell'Alto medioevo. Non c’è il Colosseo Quadrato, ma potrebbe essere «una decisione temporanea», come ha detto Pierluigi Borghini, il presidente dell'ente partecipato al 90% dal ministero dell'Economia e al 10% da Roma Capitale.



L'assemblea degli azionisti si è riunita ieri e ha cambiato lo Statuto, prevedendo «la valorizzazione del complesso di beni di cui è titolare, anche attraverso l’alienazione di singoli beni» del patrimonio storico. L’obiettivo è incassare 300 milioni di euro, che serviranno a coprire il maxi debito maturato negli ultimi anni, anche sotto la gestione dell'ex ad Riccardo Mancini e dell'ex direttore commerciale Carlo Pucci, coinvolti nello scandalo di Mafia Capitale. I conti oggi sono questi: «Dobbiamo ripagare il debito bancario di 180 milioni – dice Borghini - più 70 milioni di debiti della società, più altri 50 milioni per completare le opere in corso: dalla Lama all'ex Picar, alla Nuvola». Un cantiere, quello della Nuvola, che dovrebbe terminare «a metà 2016». La decisione di ieri dell’assemblea dei soci arriva proprio dopo la mancata ricapitalizzazione per 133 milioni di euro per ultimare i lavori del centro congressi.







L’INTERESSE DELL'INVIMIT

In vendita finiscono quindi l’Archivio centrale dello Stato, il museo Pigorini, il Museo delle Arti e tradizioni popolari e il Museo dell'Alto medioevo. Tutti beni oggi affittato allo Stato, che dopo la vendita dovrà pagare il canone a chi li comprerà. «Al momento non è prevista la vendita del Colosseo Quadrato, che dovrebbe valere circa 60-70 milioni, anche se da statuto ora è possibile», spiegavano ieri gli azionisti.



A cui sono arrivate già manifestazioni di interesse da cinque soggetti, privati e pubblici. La più concreta è quella dell'Invimit, società del Ministero dell’Economia che opera negli investimenti immobiliari. Entro il 24 aprile bisogna presentare la proposta di ristrutturazione al Tribunale, che avrà 60 giorni per giudicarla. Poi si passerà alla vendita. Entro l’anno l’ente conta di avere le prime disponibilità finanziarie.



Tutte le alienazioni comunque dovranno prima passare al vaglio della Soprintendenza del Mibact.

In arrivo anche un taglio del 30% dell’organico della società. «Rinunceremo a circa 40 persone», ha detto il presidente di Euro Spa, spiegando che diminuiranno «le capacità di intervenire sul territorio, quindi la manutenzione del verde e la vigilanza».



I COMITATI DI QUARTIERE

Ai residenti l’operazione non è piaciuta. «Stanno distruggendo questo quartiere - attacca Paolo Lampariello, presidente di Ripartiamo dall'Eur – La soluzione della vendita è troppo facile. Dovrebbe pagare chi ha fatto operazioni finanziarie sbagliate». Contrario anche il Municipio, che aveva già espresso la propria contrarietà. «Si svendono dei monumenti - dice il minisindaco Santoro - La decisione è stata presa senza passare dagli organi di rappresentanza dei romani. I lavoratori ora vanno tutelati».
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