Eataly, parla lo chef ferito: «Mi ha accoltellato senza motivo»

Eataly, parla lo chef ferito: «Mi ha accoltellato senza motivo»
di Maria Lombardi
3 Minuti di Lettura
Venerdì 31 Ottobre 2014, 06:05 - Ultimo aggiornamento: 08:15
Il nastro di plastica chiude il corridoio sporco di sangue, i clienti di Eataly chiedono cosa è successo, scattano qualche foto con il telefonino al coltello macchiato di rosso e poi continuano lo shopping.

Il lavoro della polizia scientifica non ferma il tempio del Made in Italy, mentre gli investigatori interrogano i testimoni ai tavoli accanto c'è chi ordina fritti misti. A pochi passi dai pantaloni con le chiazze rosse si continuano a vendere tartufi.



«Perché l'ha fatto?», si tormenta l'executive chef di Eataly Fabio Nitti, accoltellato ieri pomeriggio al primo piano del mega-store ristorante da un dipendente del reparto rosticceria, un giovane afgano che aveva da poco dato le dimissioni. «Non ho mai litigato con nessuno, mai uno screzio sul lavoro. Non riesco a spiegarmi quello che è successo. Non tratto male le persone che lavorano con me». Alcuni colleghi sono al pronto soccorso dell'ospedale San Giovanni, aspettano notizie. Ci sono ancora controlli da fare, una Tac per escludere lesioni più profonde, in serata lo chef di 38 anni, colui che sovrintende e controlla tutti i ristoranti di Eataly, viene sottoposto a un intervento. Sembravano meno gravi le condizioni della guardia giurata Giacomo Sassone, ferito al braccio nel tentativo di fermare l'aggressore. La lama del coltello gli ha tagliato un'arteria, è ricoverato al San Camillo.



LE TENSIONI

«Fabio è preciso sul lavoro, molto esigente. Ma non è tipo da litigare e da trattare male le persone. So che si era meravigliato per le dimissioni di questo dipendente, lo considerava bravo e affidabile. Da quanto ne so aveva anche provato a convincerlo a restare». Oscar Farinetti, patron di Eataly, sostiene che il contratto del sottocuoco afgano, Sharif Ossieni, sarebbe stato rinnovato alla scadenza, a dicembre. Ma il dipendente arrestato ha raccontato alla polizia una storia di mobbing, «mi umiliava in continuazione, mi derideva». E qualcuno tra i colleghi accenna a liti che in passato c'erano state tra il cuoco e l'addetto al reparto rosticceria.



Sharif si era dimesso con una lettera scritta di suo pugno il 24 ottobre scorso, aveva trovato un altro lavoro, così aveva detto. Lo chef era rimasto sorpreso da questa decisione. «Qui le dimissioni sono all'ordine del giorno», sussurra qualcuno «ci sono reparti dove sono appena andate via tre o quattro persone. Quello che è successo è terribile, ma qui il clima è teso». Si parla di turni di lavoro massacranti, fino a dodici ore, di pressioni continue, richieste sempre nuove a cui i dipendenti devono sottostare perché ricattabili, «se non ci stai non ti rinnovano il contratto e allora non possiamo dire niente. Con la crisi che c'è non ci mettono niente a sostituirti e trovare un altro al posto tuo».

«Solo pochi mesi fa un lavoratore è morto di infarto», era giovane. Quel pomeriggio Eataly ha chiuso per lutto, un cartello spiegava le ragioni delle porte sbarrate. «Avevano detto che avrebbero messo un punto di primo soccorso». Nella mega struttura dell'Ostiense lavorano 450 dipendenti. «Ma niente è stato fatto, a soccorrere lo chef e la guardia feriti è stata una dottoressa che si trovava qui per caso».

Stavolta il mega store del Made in Italy è rimasto aperto ed è proseguito lo shopping tra il sangue, in un clima surreale. «Sono stati momenti bruttissimi, abbiamo avuto una gran paura, la gente urlava, c'era chi fuggiva. È stato il panico».