Costretto a farsi trasportare di peso sulla carrozzina per le scale mobili della stazione metro di Spagna, ferme per un guasto all'impianto elettrico, tra il caldo e la folla di turisti e romani.
È il momento più difficile del viaggio di Claudio Palmulli, 27 anni, affetto da tetraparesi spastica neonatale, figlio di Maurizio, il popolare «Mister Ok» che da 26 anni, ogni Capodanno, si tuffa nel Tevere.
Due ore e venti minuti di odissea, tra autobus, Roma-Lido, metro B e A, dalla sua casa a Dragoncello, zona Acilia, fino a piazza Montecitorio, per un saluto ai fratelli Biviano e agli altri amici da oltre un anno accampati a sostegno del metodo Stamina e le cure compassionevoli.
Il viaggio di Claudio inizia alle 11,20: un quarto d'ora di attesa dello 04, il bus che lo porta alla stazione di Acilia: la pedana elettrica c'è e funziona, ma lo si scopre solo quando il ragazzo ha concluso la corsa, dopo la richiesta all'autista da parte di Naso, che ricorda: «Stiamo sostituendo le pedane elettriche con quelle manuali, così da evitare inconvenienti tecnici. Chiedo agli utenti di romperci le scatole sui disservizi: solo così possiamo migliorare Atac».
Schivate le macchine che sfrecciano sulle strisce gialle tra il capolinea di viale dei Romagnoli e l'ingresso della stazione, arriva l'addetta del Customer Care di Atac, allertata dal dirigente, a dare le informazioni necessarie. Un servizio dedicato alle esigenze speciali dei passeggeri che, spiega Naso, «si può richiedere facilmente chiamando il numero verde aziendale 0657003 oppure segnalandolo su Twitter a infoatac».
Un ascensore pulito ma tappezzato di tag e graffiti trasporta Palmulli alla Roma-Lido. Durante il tragitto il ragazzo chiama in causa Marino: «Sarebbe stato bello fosse venuto il sindaco qui, eh, tempo per organizzarsi ne aveva... vorrei andarlo a trovarlo in Campidoglio». Tutto fila liscio a Piramide, dotata di passerella, e a Termini, proprio dove Claudio nello scorso viaggio aveva trovato «gli escrementi, la puzza, il vomito» nell'unico ascensore disponibile. Fino a quando il gruppo scende a Spagna.
Qui iniziano i problemi: la stazione, tra le più vecchie della linea, non ha né ascensori né montacarichi, perciò la prima rampa di scale Palmulli deve superarla aggrappandosi ai bicipiti di Carabella. Poi la brutta sorpresa: un guasto elettrico ha bloccato le scale mobili. Dieci minuti in attesa che riprendano a funzionare, poi la decisione di affrontarle affidandosi a Simone e a Frongia, che lo caricano lungo le decine di scalini bloccati, senza corrente.
Arrivato a terra, Claudio non si tiene: «È veramente uno schifo. Se non c'era Simone come facevo? Sarei rimasto lì mezz'ora, non c'è nulla per aiutare chi è in difficoltà, neanche un bagno qui». Al sindaco e alle istituzioni sottolinea: «Non è una battaglia personale, lo faccio per i disabili che non hanno nessuno che li possa aiutare, e che hanno difficoltà nel muoversi quotidianamente nella Capitale».
Mentre Frongia afferma: «Bisogna iniziare a fare cose concrete: chiederemo all'Aula e alla Giunta un piano di interventi con date certe. Spero sia una battaglia di tutti». E alla fine anche il caffè preso a piazza San Lorenzo in Lucina conserva un gusto amaro, appena stemperato dall'abbraccio con i Biviano a Montecitorio. Lì dove Claudio e Simone torneranno il 5 luglio, partendo da Ostia a piedi e in carrozzina per una nuova iniziativa di sensibilizzazione.