Claudio, disabile, costretto a uscire dalla stazione Spagna trascinato dagli amici

Claudio, disabile, costretto a uscire dalla stazione Spagna trascinato dagli amici
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Sabato 21 Giugno 2014, 23:15 - Ultimo aggiornamento: 23:46

Costretto a farsi trasportare di peso sulla carrozzina per le scale mobili della stazione metro di Spagna, ferme per un guasto all'impianto elettrico, tra il caldo e la folla di turisti e romani.

È il momento più difficile del viaggio di Claudio Palmulli, 27 anni, affetto da tetraparesi spastica neonatale, figlio di Maurizio, il popolare «Mister Ok» che da 26 anni, ogni Capodanno, si tuffa nel Tevere.

Due ore e venti minuti di odissea, tra autobus, Roma-Lido, metro B e A, dalla sua casa a Dragoncello, zona Acilia, fino a piazza Montecitorio, per un saluto ai fratelli Biviano e agli altri amici da oltre un anno accampati a sostegno del metodo Stamina e le cure compassionevoli.

A organizzare il percorso il consigliere capitolino Daniele Frongia (M5S), dopo la lettera pubblicata a inizio giugno da Claudio sul suo profilo Facebook, in cui raccontava del disagio e della sporcizia, provati nel suo tentativo di arrivare al Colosseo sui mezzi pubblici. Solo due assessori, Luca Pancalli (Qualità della vita), da 30 anni sulla sedia a rotelle, con una lettera in cui ha annunciato «progetti per migliorare la qualità della vita di tutti i cittadini romani, nessuno escluso» e Marta Leonori (Roma Produttiva), e il consigliere della Lista Civica Marchini Alessandro Onorato hanno risposto all'invito di Frongia, rivolto anche al sindaco Ignazio Marino, alla Giunta e ai 48 consiglieri. Nessuno di loro, però, si è presentato oggi all'appuntamento questa mattina alle 11 sotto l'abitazione di Claudio. Ad accompagnare il ragazzo, oltre a Frongia e all'amico Simone Carabella, «erede» di Mister Ok e tuffatosi anche lui quest'anno per dare visibilità a Stamina, c'era però Gianluca Naso, responsabile della Pianificazione dei servizi di Atac. Proprio ieri l'azienda, insieme al Campidoglio, suo azionista, è stata condannata dal Tribunale civile di Roma a risarcire con 2.500 euro di danni a Pietro F., 14enne disabile, per il malfunzionamento di ascensori e montacarichi nella fermata della metro A di Cinecittà.

Il viaggio di Claudio inizia alle 11,20: un quarto d'ora di attesa dello 04, il bus che lo porta alla stazione di Acilia: la pedana elettrica c'è e funziona, ma lo si scopre solo quando il ragazzo ha concluso la corsa, dopo la richiesta all'autista da parte di Naso, che ricorda: «Stiamo sostituendo le pedane elettriche con quelle manuali, così da evitare inconvenienti tecnici. Chiedo agli utenti di romperci le scatole sui disservizi: solo così possiamo migliorare Atac».

Schivate le macchine che sfrecciano sulle strisce gialle tra il capolinea di viale dei Romagnoli e l'ingresso della stazione, arriva l'addetta del Customer Care di Atac, allertata dal dirigente, a dare le informazioni necessarie. Un servizio dedicato alle esigenze speciali dei passeggeri che, spiega Naso, «si può richiedere facilmente chiamando il numero verde aziendale 0657003 oppure segnalandolo su Twitter a infoatac».

Un ascensore pulito ma tappezzato di tag e graffiti trasporta Palmulli alla Roma-Lido. Durante il tragitto il ragazzo chiama in causa Marino: «Sarebbe stato bello fosse venuto il sindaco qui, eh, tempo per organizzarsi ne aveva... vorrei andarlo a trovarlo in Campidoglio». Tutto fila liscio a Piramide, dotata di passerella, e a Termini, proprio dove Claudio nello scorso viaggio aveva trovato «gli escrementi, la puzza, il vomito» nell'unico ascensore disponibile. Fino a quando il gruppo scende a Spagna.

Qui iniziano i problemi: la stazione, tra le più vecchie della linea, non ha né ascensori né montacarichi, perciò la prima rampa di scale Palmulli deve superarla aggrappandosi ai bicipiti di Carabella. Poi la brutta sorpresa: un guasto elettrico ha bloccato le scale mobili. Dieci minuti in attesa che riprendano a funzionare, poi la decisione di affrontarle affidandosi a Simone e a Frongia, che lo caricano lungo le decine di scalini bloccati, senza corrente.

Arrivato a terra, Claudio non si tiene: «È veramente uno schifo. Se non c'era Simone come facevo? Sarei rimasto lì mezz'ora, non c'è nulla per aiutare chi è in difficoltà, neanche un bagno qui». Al sindaco e alle istituzioni sottolinea: «Non è una battaglia personale, lo faccio per i disabili che non hanno nessuno che li possa aiutare, e che hanno difficoltà nel muoversi quotidianamente nella Capitale».

Mentre Frongia afferma: «Bisogna iniziare a fare cose concrete: chiederemo all'Aula e alla Giunta un piano di interventi con date certe. Spero sia una battaglia di tutti». E alla fine anche il caffè preso a piazza San Lorenzo in Lucina conserva un gusto amaro, appena stemperato dall'abbraccio con i Biviano a Montecitorio. Lì dove Claudio e Simone torneranno il 5 luglio, partendo da Ostia a piedi e in carrozzina per una nuova iniziativa di sensibilizzazione.

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