Donna decapitata all'Eur, la sorella del killer: «Mio fratello Federico poteva essere salvato: non dovevano sparare»

Donna decapitata all'Eur, la sorella del killer: «Mio fratello Federico poteva essere salvato: non dovevano sparare»
di Marco De Risi e Riccardo Tagliapietra
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Lunedì 25 Agosto 2014, 23:02 - Ultimo aggiornamento: 26 Agosto, 15:30
Mio fratello poteva essere salvato. Laura Leonelli non vuole credere che Federico sia il killer dell’Eur, l’uomo che ha decapitato la bambinaia ucraina, Oksana Martseniuk, per vendicarsi dopo l’sms che la donna aveva girato al padrone di casa spiegando i suoi timori per le strane abitudini dell’ospite della famiglia di Giovanni Ciallella.



Un raptus provocato dal timore di possibili conseguenze legate alla scoperta del possesso di coltelli, come quelli per la pesca subacquea. La famiglia Leonelli, intanto, ha nominato un legale, l’avvocato Pina Tenga, che nei prossimi giorni potrebbe chiedere un supplemento di indagine per chiarire come sono andati i fatti all’interno della villetta di via Birmania all’Eur.



Nel passato del trentacinquenne appassionato di computer, non c’era solo la scomparsa della compagna, morta improvvisamente per un aneurisma un paio d’anni fa a Madeira. Perché Federico Leonelli era un violento anche prima di quella tragedia. Lo ricordano i vicini che sentivano la donna urlare, «mentre lui le sbatteva la testa al muro».



Una verità celata, tenuta sopita da una famiglia che i servizi sociali avevano più volte aiutato. Il killer era stato preso in cura dai servizi psichiatrici più di una volta e aveva fatto uso di psicofarmaci pesanti. Ma in molti sembrano averlo dimenticato, o mai saputo come il portiere Serafino che gli voleva bene e che continua a dire che «non puo essere stato Federico ad uccidere quella donna».



LA DIFESA

Alla domanda su chi fosse il fratello, Laura, risponde con difficoltà. «Non me la sento di parlare, mi dispiace. Posso dire solo che è mio fratello, bisognerà vedere quale è la verità». E anche sul fatto che fosse depresso la sorella sembra avere qualche dubbio. «Non lo so, non credo lo fosse». Ma molti in quartiere dicono che era violento, oltre che molto introverso. «La compagna con cui stava da 17 anni è morta improvvisamente, due anni fa - aggiunge la sorella - Certo non è una cosa che possa giustificare tutto questo. Ma bisogna vedere qual è la verità. Credo che avrebbero potuto colpirlo altrove per fermarlo», continua a dire. «Lui si prodigava anche con i miei figli piccoli».



Federico prendeva medicine era in terapia? «No, nulla di tutto questo - continua Laura Leonelli - Credo che non conoscesse nemmeno la vittima. Certo è che lui aveva un coltello e gli altri una pistola. Era un ragazzo veramente d’oro». E a chi afferma che il trentacinquenne litigasse spesso con la compagna nell’appartamento di via Pigafetta, dove abitava la madre rimasta ricoverata per quasi un anno all’ospedale (periodo nel quale l’uomo aveva risieduto nell’appartamento), Laura risponde negando tutto. «No, assolutamente. Non era una persona aggressiva».



Ma la sorella non sapeva nemmeno che Federico comprava coltelli e abbigliamento militare su un sito Internet israeliano. Una passione sfrenata e insana per armi da taglio e mimetiche. Tra cui il grosso coltello, una sorta di mannaia, con cui ha fatto a pezzi la colf.
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