Donato Di Veroli, il musicista che disse no ai nazisti

Donato Di Veroli, il musicista che disse no ai nazisti
di Laura Larcan
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Lunedì 27 Gennaio 2014, 08:45 - Ultimo aggiornamento: 28 Gennaio, 08:29
Donato Di Veroli un giovane e promettente allievo del nostro Conservatorio.

La grafia sulla carta è elegante, ma le frasi che si susseguono sono risolute. «Non deve essere espulso». A scrivere, alla fine del 1938, è un professore del Conservatorio di Santa Cecilia (il cui nome rimane ancora top secret). È indirizzata al Prefetto per perorare la causa del musicista ebreo. Il docente prende in modo netto le difese del ragazzo che in seguito all’emanazione delle leggi razziali, tra l’agosto e il novembre del ’38, era stato costretto a lasciare la scuola.



IL CORAGGIO

L’appello è diretto: chiede alla Prefettura che Donato Di Veroli non venga espulso dal Conservatorio perché «giovane di talento». La lettera svela un capitolo inedito della breve ma intensa vita del musicista Di Veroli, morto suicida all’età di 22 anni il 10 luglio del ’43. Un documento che l’archivista Manola Ida Venzo ha ritrovato per caso in un fascicolo di carte della Prefettura custodito nei depositi dell’Archivio di Stato di Roma. «L’importanza di questo documento sta nel fatto che è una delle rarissime testimonianze di una presa di posizione a favore degli ebrei da parte di un esponente del mondo culturale italiano - commenta la Venzo - Un mondo che la storiografia ha accusato di essere stato troppo reticente nei confronti delle leggi razziali e di non aver preso apertamente una posizione».



Le leggi razziali, infatti, proibivano agli ebrei di frequentare, così come di insegnare, nelle scuole italiane, oltre a vietare l’adozione di testi scritti di ebrei. La scoperta sarà presentata giovedì ai Musei Capitolini, nell’evento «Oltre le sbarre, musicisti durante la persecuzione», curato dall’Archivio di Stato di Roma diretto da Eugenio Lo Sardo, nell’ambito delle celebrazioni per la Giornata della Memoria. «La lettera apre uno spiraglio di luce su una personalità complessa e ancora inesplorata come Di Veroli - di cui si conosce poco della su vita personale».



L’ARTISTA

Nasce nel 1921. Le tappe della carriera artistica di compositore si possono ricostruire attraverso gli spartiti che all’indomani della liberazione furono versati dal padre (Angelo) alla Siae, e oggi conservati presso l’archivio storico. Tutta da ricostruire è invece la sua brevissima vita personale. Morì suicida, ma la censura era forte all’epoca e non verrà mai dato risalto alla notizia. L’indagine della Venzo è approdata recentemente a tre ipotesi sulle motivazioni del gesto: «Forse pesò una relazione sentimentale che ebbe con la figlia del direttore del conservatorio Giuseppe Mulè, compositore che durante il fascismo ricoprì incarichi rilevanti, e quindi una relazione del tutto impossibile - dice la Venzo - Le umiliazioni dovute all’espulsione dal Conservatorio, e l’aggravarsi del clima persecutorio verso gli ebrei che stava per sfociare nella deportazione». Piccoli passi di una ricerca, in cui la Venzo spera di ritrovare il carteggio amoroso dei due giovani.



LA RICERCA

Sempre giovedì, sarà presentato il progetto sulla «musica concentrazionaria», scritta, cioé, nei lager durante la Seconda Guerra Mondiale. Una ricerca internazionale di Francesco Lotoro iniziata nel 1989 e che consiste nel recuperare, suonare, registrare tutta la musica scritta nei campi di concentramento. Un lavoro confluito ora nel primo dei dieci volumi dal titolo «Thesaurus Musicae Concentrationariae».
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