Diotallevi, ultimo sogno: benzina in nero

Diotallevi, ultimo sogno: benzina in nero
di Michela Allegri
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Domenica 14 Dicembre 2014, 06:02 - Ultimo aggiornamento: 15 Dicembre, 12:09
A 70 anni sente ormai il peso dell'età che avanza, e di fronte agli astri nascenti della Roma criminale capisce di essere sulla strada del tramonto.

Nonostante Ernesto Diotallevi, ex boss della Magliana indagato come presunto referente di Cosa Nostra nella capitale, dica più volte ai figli di «voler andare in pensione», riesce sempre a tirar fuori dal cilindro quel guizzo d'illegalità che, al solo pensiero, lo fa tornare l'”Enrichetto” che all'epoca della Banda teneva sotto scacco un'intera città. Nel gennaio 2013, ad esempio, aveva progetti ambiziosi per un cantiere navale che aveva a Fiumicino. Aiutato dai figli Mario e Leonardo, ha l'idea di impiantare nel porto una pompa di benzina per contrabbandare carburante. E' scritto in un'informativa dei carabinieri del Reparto Anticrimine.







L'AFFARE

Diotallevi, intercettato, dice infatti a Leonardo: «Se buttamo sul contrabbando... la pompa la famo ruspà per du anni, poi la mettiamo a regime». Il piano prevede di effettuare movimentazioni fittizie di benzina da rivendere in nero, attraverso teste di legno che caricherebbero su imbarcazioni estere migliaia di litri di gasolio per poi scaricarli in cisterne nascoste. Il carburante verrebbe poi rivenduto a prezzi maggiorati, sfruttando il diverso regime fiscale che si applica alle imbarcazioni straniere. Secondo gli inquirenti, il boss sarebbe appoggiato nell'affare da Mauro Gonnelli, presidente del consiglio di Fiumicino, all'epoca candidato sindaco, e da Giuseppe Volpe, maresciallo capo della Finanza. Diotallevi è orgoglioso dei rapporti di potere che è riuscito a creare. E dà indicazioni ai figli su come gestire le amicizie. «Volpe è a disposizione per qualsiasi cosa... vuole guadagnà, sta dalla parte nostra», dice. E' stato proprio il finanziere a presentargli il politico, che secondo il boss è un «mitomane... impiastrato di malavita… se diventa sindaco sai come piottiamo, c'è da arricchisse». In vista del progetto, l'esaltazione di Enrichetto è alle stelle. Pensa addirittura di creare una società di sicurezza, per consolidare la sua figura sul territorio attraverso «scorta e rispetto».



IL DECLINO

Da metà febbraio, però, i rapporti con l'asse Volpe-Gonnelli si raffreddano. Intercettato con Mario, il boss dice di aver paura che altri soggetti si siano intromessi, soffiandogli l'idea. A suo dire potrebbe essere stato Giovanni De Carlo, giovane capo di Roma Nord che «di fatto comanda adesso» dice. Diotallevi è deluso, si sente messo da parte. «Me so rotto er cazzo che tutto quello che sto a fa nun conta un cazzo... me sento un vecchio» si sfoga. E' il 21 del mese, Volpe non gli risponde neanche al telefono. «Ho incontrato il finanziere, gli ho detto “che famo? concludiamo? ti ho chiamato...” e lui “c'ho avuto da fa, ti chiamo” e invece è sparito... lo stavo a chiamà e manco risponde», racconta a Mario. Diotallevi ne è certo: «Quello gli avrà detto “no ma guarda mo è anziano, poi se ne vo approfittà, guarda che alla fine non ce fai un cazzo... ce stamo noi”». Il figlio tenta di consolarlo: «Papà, qualcuno che te storce c'è, punto. Ma poi te sei tanto malavitoso, c'hai gli amici fascisti e c'hai paura de uno che al massimo te manna no zingaro? Stamo a parlà de scemi». «Di scimmie? – fraintende il vecchio boss, che poi aggiunge: «Voglio anda' in pensione».