Delitto di Guidonia, confessa la nipote
«L'ho uccisa io, insultava mia madre»

Delitto di Guidonia, confessa la nipote «L'ho uccisa io, insultava mia madre»
di Elena Ceravolo e Marco De Risi
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Venerdì 10 Ottobre 2014, 06:10 - Ultimo aggiornamento: 11 Ottobre, 10:24

Dalla visita di cortesia ad una vecchia zia all'omicidio a martellate e coltellate. Sessantaquattro volte l'ha colpita.

«Perché lei si è messa a parlare male dei miei genitori morti, ha detto che la mia non era stata una buona madre». E' così che ieri notte, davanti al pm Stefania Stefanìa, Lucia Raffaele, 41 anni e piccoli precedenti per droga, ha giustificato la furia di quei fendenti su Rosina Raffaele, 74 anni, sorella di suo padre. Parla di vecchi rancori, insomma, la nipote per giustificare l'efferato delitto che martedì pomeriggio si è consumato in un appartamento di via Monti, a Setteville di Guidonia, dove l'anziana donna viveva da sola da anni dopo la morte del marito. «Ha raccontato tutto con estrema freddezza - ha detto il legale della donna, Domenico Bergamini - Per questo c'è da accertare se fosse in sé al momento dell'aggressione. C'è una sproporzione enorme tra il battibecco scoppiato e la reazione di Lucia Raffaele. Il punto è ora capire se era in condizione di capire ciò che stava facendo». Dopo il caffè - secondo il suo racconto - l'avrebbe persino aiutata a pulire delle zucchine. Poi il litigio e la scarica di colpi, la cucina piena di sangue. Lucia avrebbe lavato le scarpe e sarebbe uscita come nulla fosse. Perché nessuno ha notato le macchie sugli abiti? Probabilmente perché era vestita di scuro. Quella «donna con i capelli lunghi e neri» che andava via però non è sfuggita ad un testimone. Tutto il resto lo ha fatto una indagine lampo, conclusa in 48 ore dagli investigatori della Squadra mobile diretti da Renato Cortese e dalla sezione Omicidi al comando di Andrea Di Giannantonio, in collaborazione con i colleghi del commissariato di Guidonia e Tivoli, coordinati da Maria Chiaramonte.

LA RICOSTRUZIONE

Tutto si sarebbe consumato tra le 11,30 - orario in cui la nipote dice di aver suonato alla porta - e mezzogiorno meno un quarto.

Martello e coltello sono stati recuperati ieri mattina: li aveva buttati in mezzo ai rovi non lontano dal luogo del delitto. Il resto, un sacco nero con la roba sporca di sangue e pure la tazzina in cui aveva bevuto il caffè offerto dalla zia, lo aveva invece buttato non lontano da casa sua, un caseggiato popolare di Villalba. L'omicidio era stato scoperto dal figlio della vittima, Maurizio, verso le 16. «La scena - ha detto Cortese - ci ha fatto subito pensare a un delitto d'impeto per l'accanimento sul corpo della vittima utilizzando prima un coltello e poi un martello. Il nostro primo pensiero per indirizzare le indagini è andato all'ambito familiare. Poi i testimoni che hanno visto uscire la donna. Nell'abitazione abbiamo trovato aperti alcuni cassetti ma ancora non è chiaro se era per simulare un furto o per rubare davvero qualcosa». Forse Lucia Raffaele, sposata e madre di due figlie, quando ha ucciso la zia Rosina aveva assunto della droga. Ipotesi che non viene esclusa dalla Squadra mobile anche se per chiarire questo aspetto la donna verrà sottoposta a test tossicologici. Ma perché era andata a casa di quella zia che, per sua stessa ammissione, non frequentava assiduamente? Era davvero una visita di cortesia? Gli investigatori, al momento, non escludono che possa magari averle chiesto dei soldi.