De Blasio a Roma con un obiettivo: «Portare il Papa a New York»

De Blasio e famiglia a Roma
di Simone Canettieri e Flavio Pompetti
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Lunedì 21 Luglio 2014, 08:33 - Ultimo aggiornamento: 12:24

La sua prima giornata romana stata all’insegna del gusto. Prima una granita al caff in piazza Sant’Eustachio, poi le tanto agognate melanzane alla parmigiana a casa di un vecchio zio. La ricerca delle radici italiane del sindaco di New York Bill de Blasio è passata dunque dalla tavola.

Atterrato in mattinata a Fiumicino, il primo cittadino della Grande Mela, accompagnato dalla moglie Chirlane e dai figli Chiara e Dante (il più fotografato per via della zazzera iper vaporosa) nel pomeriggio si è incontrato con il collega Ignazio Marino in Campidoglio. Ed è scattata subito l’intesa tra i due. «Ho un nuovo fratello: Roma è in ottime mani», ha detto Bill a Ignazio, entrambi un po’ americani e un po’ italiani, anche se per motivi diversi. Tra i tanti complimenti anche un progetto messo in cantiere: saranno attivati scambi culturali per i giovani e mecenati Usa daranno una mano a conservare i tesori della Capitale. Come i Fori, ammirati dal balconcino dell’ufficio di Marino. E questa mattina altri due incontri politici prima di lasciare la Capitale: alle 10 con il ministro degli Esteri Federica Mogherini, poi con la parlamentare dem Cécile Kyenge.

LA POLEMICA

Chiudere le valigie è stata dura per i de Blasio. New York, capitale mondiale dell’auto-referenzialità, ha sommerso di critiche la famiglia, per aver osato lasciare i confini dell’isola per la durata inaudita di nove giorni. «E se ci sarà una crisi, da dove la gestirà Bill? Su Skype, dal bar dello sport di Grassano?» chiedeva qualche giorno fa uno dei tabloid cittadini? Grassano è in realtà una tappa fondamentale per questo viaggio. Bill era passato nel paese della nonna materna una sola volta da ventenne, mentre a sant’Agata dei Goti, paese del nonno, ha rapporti consolidati con la famiglia. L’identificazione con le radici non è stato un passaggio naturale nella sua vita: il sindaco era nato con lo stesso nome di suo padre, Warren Wilhelm e solo gli anni, l’attaccamento alla madre, e il dolore per il suicidio del genitore al termine di una lunga fase autodistruttiva, hanno spinto il giovane ad abbracciare le origini italiane e a cambiare il nome in quello materno. La “conversione” è stata dolorosa e de Blasio non ne parla volentieri. D’altra parte l’abbraccio della identità italiana è stata sincera e profonda. Bill è stato più volte in visita a Napoli e a Sant’Agata. Nella sua agenda di viaggio c’è poi almeno una nota di lavoro: una settimana fa su sua richiesta, l’arcivescovo di New York Timothy Dolan ha mandato a Papa Francesco l’invito ufficiale per una visita a New York, sei anni dopo il viaggio che Benedetto XVI compì nel 2008. Il sindaco avrà modo di rilanciare la richiesta durante la sua permanenza in Italia, anche se non ha un appuntamento in Vaticano.

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