Vedova Raciti e sindacati polizia: stadio in mano ai violenti, lo Stato tratta con chi difende un assassino

Gennaro De Tommaso
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Domenica 4 Maggio 2014, 13:51 - Ultimo aggiornamento: 17:36
E' una vergogna: lo stadio in mano a dei violenti e lo Stato che non reagisce, impotente e quindi ha perso. Si dice sconvolta e stanca per non aver potuto dormire Marisa Grasso, la vedova dell'ispettore capo Filippo Raciti, morto il 2 febbraio del 2007 nello stadio di Catania, che ieri sera ha visto il maglietta del capo ultras Genny detto 'a Carogna, con la scritta "Speziale libero". Antonino Speziale sta scontando una condanna definitiva a otto anni di reclusione per omicidio preterintenzionale.



«Ieri sera - dice Marisa Grasso - mi sono sentita umiliata perché è stata offesa la memoria di mio marito: è stata indossata una maglietta che inneggia all'assassino di un poliziotto. Tutti hanno visto la prepotenza di questa persona, ma poi che è successo? Io ho pieno diritto, adesso, di avere risposte dalle istituzioni. Lo Stato ieri era presente allo stadio nelle massime espressioni, e che ha fatto?. Lo Stato deve essere forte e non debole e ieri c'è stata l'espressione evidente della sua impotenza. «Non c'è stato un altro caso Raciti ma c'erano i presupposti affinché questo accadesse, perché la violenza c'è stata e io, dopo avere seppellito mio marito, che ha lasciato una moglie e due figli, non voglio vedere altri servitori dello Stato cadere vittime della violenza. E' ora che qualcuno ponga fine a tutto questo, ma non a parole...».




«I tifosi mi hanno chiamato, lo Stato no». «Da ieri sera mi hanno telefonato in tanti per esprimere solidarietà, quando in tv hanno visto un ultrà con quella maglia che offendeva la memoria di mio marito - ha detto Marisa Grasso - Per prima una famiglia di tifosi della Fiorentina. In tanti, ma le istituzioni, lo Stato, no... ».



Il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, oggi pomeriggio ha telefonato a Marisa Grasso per esprimerle «vicinanza e solidarietà personale e dello Stato». Lo rivela all'ANSA la stessa vedova dell'ispettore capo di polizia Filippo Raciti, sottolineando che ora si «sente meno sola». «Ha chiamato col numero privato - aggiunge - dicendo 'sono Matteo Renzi'»



Questore: nessuna trattativa con gli ultras. «Non c'è stata alcuna trattativa con gli ultras del Napoli. Mai pensato di non far giocare la partita» ha detto il questore di Roma, Massimo Mazza, spiegando che è stato solo accordato al capitano del Napoli di informare i tifosi, su richiesta di questi, sulle condizioni di salute del ferito.



Anche il ministro Alfano conferma: nessuna trattativa Stato-ultrà. «Non c'è stata nessuna trattativa tra Stato e ultrà. Non sta nè in cielo nè in terra». Lo scrive su twitter il ministro dell'Interno, Angelino Alfano, aggiungendo che «come Stato siamo e saremo in grado garantire l'ordine pubblico». «Non c'è stata nessuna trattativa tra Stato e ultrà. Non sta nè in cielo nè in terra». Lo scrive su twitter il ministro dell'Interno, Angelino Alfano, aggiungendo che «come Stato siamo e saremo in grado garantire l'ordine pubblico».



Il direttore dell'Ufficio Ordine pubblico del Dipartimento di Pubblica Sicurezza. «Non abbiamo trattato con i tifosi, e non sono stati loro a decidere se giocare o meno la partita», conferma all'Adnkronos Armando Forgione, direttore dell'Ufficio Ordine pubblico del Dipartimento di Pubblica Sicurezza. «Abbiamo solo permesso loro di avere notizie affidabili, cioè le nostre -rimarca il dirigente superiore di Polizia- perchè eravamo le persone che stavano sul caso: avevamo già le idee chiare su chi fosse il personaggio fermato, e informazioni certe sullo stato di salute di uno dei feriti, che i partenopei ritenevano addirittura deceduto. Dovevamo dire, a qualcuno che risultasse credibile per i tifosi del Napoli e per la loro curva, quello che era davvero accaduto e spiegare che non avevano motivo di accusare la rifoseria avversaria», evitarendo così altri incidenti. «Qualche ora prima della partita -ricostruisce Forgione- un pazzo è uscito con la pistola e ha teso un agguato a dei tifosi che stavano andando allo stadio, sparando ben sette colpi. Un episodio folle, non prevedibile, e che ha destato preoccupazione nella tifoseria del Napoli anche perchè subito si sono diffuse false notizie».

«Non potevamo fare errori -Sottolinea Forgione- l'unico modo per poter dare un messaggio serio, chiaro e attendibile era quello di parlare direttamente con i tifosi, per dire come stavano le cose. Ma non si potava usare l'altoparlante, che sarebbe stato giudicato una posizione quasi di facciata: bisognava andare sotto la curva, ci serviva uno che facesse da amplificatore». «Non siamo andati dai tifosi napoletani a trattare alcunchè -scandisce Forgione- ma a rimarcare che quello che è accaduto non aveva a che fare con la tifoseria viola. Poi la partita si è svolta senza incidenti, sia durante sia dopo» «È giusto -conclude il direttore dell'Ufficio Ordine pubblico- che l'episodio abbia destato clamore, ma tutta la vicenda deve essere giudicata nel suo complesso, non nelle singole fasi. Il sistema sicurezza ha retto e ha permesso che la partita si disputasse in condizioni di sicurezza».




Sindacato Consap: lo Stato ha trattato con chi difende un assassino. «La maglietta del capo ultras Genny detto 'a Carogna, con la scritta 'Speziale liberò è un affronto personale alla categoria dei poliziotti e alla vedova Raciti - dice Igor Gelarda, segretario della Consap, confederazione sindacale autonoma di polizia - Abbiamo parlamentato con un uomo la cui maglietta chiedeva la libertà per un assassino di un poliziotto. Antonio Speziale è stato condannato a 8 anni, in via definitiva, per l'omicidio preterintenzionale dell'ispettore capo Filippo Raciti». Qualcuno di coloro che reggono le sorti di questo Paese chiamerà forse Marisa Grasso, la vedova Raciti, per scusarsi di cosa è accaduto, dicendo di provare vergogna?». E riferendosi al caso esploso a Rimini dove alcuni sindacalisti del Sap hanno applaudito i poliziotti condannati per l'omicidio di Aldrovrandi, aggiunge: «Qualcuno forse scatenerà il putiferio mediatico avvenuto qualche giorno fa a causa di un discutibilissimo, sicuramente indegno e assolutamente fuori luogo applauso fatto da alcuni poliziotti? Tuttavia di applauso si trattava, non di trattativa con una specie di antistato, in questo caso rappresentato dal "Masaniello ultras" affinché l'ordine venisse mantenuto. A Filippo Raciti, ancora, la Regione Sicilia non è stata in grado di tributare una medaglia d'oro al valore civile. Né il comune di Catania è stato capace di intitolare una piazza a un poliziotto che ha perso la sua vita per salvarne altre. E se nessuno prova vergogna o si scusa, lo faccio io. Chiedo io scusa alla famiglia Raciti e a tutti i familiari dei miei colleghi morti durante il loro dovere. E chiedo soprattutto scusa a quei poliziotti che ancora credono nel loro dovere e nelle istituzioni e che continueranno a lavorare in silenzio, in attesa che qualcosa cambi».



Sindacato Sap: ora vedremo se le istituzioni si indigneranno. «Il vero "cretino" si trovava ieri allo stadio Olimpico di Roma, indossava una maglietta inneggiante all'assassino di un poliziotto, è stato in passato soggetto a Daspo e addirittura risulta essere figlio di un boss della camorra - afferma Gianni Tonelli, segretario generale del sindacato di polizia Sap - Vogliamo vedere adesso la stessa indignazione dei vertici della nostra Amministrazione e del Viminale, vogliamo capire se per le autorità dello Stato i morti sono tutti uguali o se qualcuno è più uguale di un altro, vogliamo comprendere se in questo nostro strano Paese chi si è affrettato a crocifiggere i poliziotti per un applauso "tarocco" oggi riesce a condannare senza se e senza ma le sceneggiate dell'Olimpico dove a 'godersì lo spettacolo c'erano anche il premier Renzi e il presidente del Senato Grasso. I poliziotti che rischiano la vita ogni giorno e che sono rimasti feriti e colpiti negli scontri del primo maggio e negli incidenti dello stadio Olimpico meritano rispetto e riconoscenza. Perché rischiano la vita sottoponendosi a turni massacranti per 1.300 euro al mese. I poliziotti e le forze dell'ordine sono la parte migliore di questo Paese. Lo diciamo con orgoglio e con rinnovata fiducia nei confronti della battaglia di verità e giustizia che stiamo portando avanti».
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