Roma, aeroporto di Ciampino, appalti agli amici: in manette l'ex direttore, imprenditore e dirigente

Roma, aeroporto di Ciampino, appalti agli amici: in manette l'ex direttore, imprenditore e dirigente
di Valentina Errante
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Martedì 8 Aprile 2014, 08:23 - Ultimo aggiornamento: 9 Aprile, 11:35

L’organizzazione criminale gestiva in monopolio l’affidamento dei lavori negli aeroporti di Ciampino, Aquino, Rieti e Viterbo. Almeno secondo la squadra mobile e la procura di Roma. Una piccola “cricca”, quella di Sergio Legnante, ex direttore dell'aeroporto di Ciampino e funzionario dell'Enac, e dell'imprenditore Massimiliano Mantovano, dominus delle società, tante società, alle quali finivano tutti i lavori. Entrambi, con l’ingegnere Alfonso Mele, in servizio presso la direzione centrale Enac, sono finiti in carcere con accuse che vanno dall’associazione a delinquere finalizzata alla turbata libertà degli incanti, falso e frode nelle pubbliche forniture fino alla corruzione. Per altri tre - Adriano Revelant e Luigi Guerrini, fidatissimi di Mantovano, e il funzionario Enac Alfonso Lolli - il gip Maurizio Caivano ha disposto i domiciliari. Un danno erariale di circa 8 milioni di euro: lavori subappaltati e pagati da Mantovano meno della metà degli importi erogati dall’amministrazione, fatture gonfiate, “creste” che per una sola opera hanno raggiunto gli 820mila euro, finti stati di avanzamento dei lavori firmati dai direttori delle opere negli uffici degli imprenditori prima dei sopralluoghi e, soprattutto, il grande vantaggio per l’ex direttore di Ciampino, dal quale dipendevano anche gli altri scali. Perché in casa Legnante, l’imprenditore eseguiva gratuitamente opere di ristrutturazione, si occupava integralmente dell’installazione della piscina e si occupava persino delle opere di giardinaggio. Poi per “ripagarlo” aveva anche trovato un lavoro al fratello. Ma Mantovano di affari ne doveva fare parecchi, tanto che nel suo entourage finisce per lavorare il nipote di monsignor Ermes Viale, numero uno di Propaganda Fide, finito nell’inchiesta sul G8. E l’indagine, condotta dagli uomini del capo della mobile Renato Cortese potrebbe presto promettere nuovi sviluppi.

LE INDAGINI

Partono da una gola profonda gli accertamenti del pm Mario Palazzi sugli appalti degli aeroporti dell’urbe. È Marco Cimaglia, in qualità di responsabile Enac, a denunciare nell’ottobre 2012 le irregolarità nei lavori di ristrutturazione nell’immobile adibito ad alloggi di servizio in via Salaria.

Un appalto da 66 mila euro riconducibile a un’azienda di Mantovano e subappaltato dall’imprenditore per 4mila e 500 euro. Un meccanismo che avrebbe funzionato allo stesso modo per dieci gare d’appalto: dalla costruzione della centrale idrica antincendi sotto i servizi di pista di Roma Urbe, alle opere per l’impianto antintrusione, senza dimenticare le opere per la recinzione dell’area aeroportuale e quelle per il cancello scorrevole. Un sistema fraudolento ben oliato che riguarda, per adesso, dieci gare d'appalto. Erano di fatto pilotate per finire a società riconducibili a Mantovano.

LA FATTURA GONFIATA

Il caso più eclatante riguarda la recinzione dell’aeroporto di Roma Urbe. A presentare le offerte sono dieci società, quattro riconducibili a Mantovani. Alla fine è la Mgm spa ad aggiudicarsi i lavori da 800mila euro. Le opere vengono però subappaltate allo Studio Bc di Bernacchi Claudio. Di fatto alla ditta viene affidato anche l’incarico di eseguire lo scavo per l’impianto anti-intrusione. I costi salgono ma gli uomini di Mantovano non vogliono sentirne di pagare. È lo stesso Bernacchi a raccontare agli uomini della mobile cosa è accaduto, spiegando che per i costi insostenibili aveva interrotto i lavori: «Mi vidi costretto ad accettare mio malgrado la proposta e ripresi la mia attività».

Scrive il gip nell’ordinanza: «In conclusione a fronte di lavori appaltati per la somma complessiva di 891.158 euro gli stessi erano stati realizzati dallo Studio Bc con una spesa paro a 71mila euro, almeno come somma effettivamente versata da Mantovano a Bernacchi».

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