Case ai rom, gelo sul piano del sindaco: maggioranza spiazzata dall'annuncio

Case ai rom, gelo sul piano del sindaco: maggioranza spiazzata dall'annuncio
di Simone Canettieri
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Domenica 23 Novembre 2014, 06:09 - Ultimo aggiornamento: 11:17

Chiudere i campi nomadi dando alle famiglie rom in regola immobili comunali abbandonati. Il piano del sindaco Ignazio Marino ha avuto l'effetto di un macigno gettato nello stagno.

Il centrodestra attacca a testa bassa la scelta; la maggioranza si ritrova a rincorrere, un po' spiazzata, la nuova strategia del Campidoglio. «Bisogna stare attenti all'effetto boomerang di questa proposta, premesso che i ghetti non sono più tollerabili: ce lo dice anche l'Europa», ragiona la democrat Erika Battaglia, presidente della commissione Servizi sociali. Il dossier finirà nelle mani di chi prenderà il posto dell'assessore Rita Cutini, data sempre di più in uscita, tanto che non se l'è sentita di intervenire su questo argomento.

IL CAMPIDOGLIO

La maggioranza che sostiene Marino sa che il solco tracciato è quello giusto.

Allo stesso tempo, come spiega il coordinatore Fabrizio Panecaldo, «non basta una battuta: ora bisogna riunirci e ragionare tutti insieme sulle soluzioni anche perché la questione si inserisce nel generale problema abitativo che c'è a Roma». Dunque occorre capire come affrontare un'emergenza, diventata sempre più insopportabile. Le proteste dei residenti di Tor Sapienza per i due campi nomadi di via Salviati testimoniano una situazione non più tollerabile. Ma il discorso si potrebbe allargare a tutti i quadranti della Capitale.

«Marino ha squarciato il velo - continua ancora Battaglia - ora occorre trovare un percorso per mettere in atto queste scelte». Il primo cittadino è stato chiaro: chiudere i campi e dare una possibilità di inserimento ai nomadi, offrendo a chi ne ha i requisiti (un lavoro) la possibilità di una casa. In tutto le popolazioni nomadi ospitate in centri d'accoglienza, campi e baracche abusive arrivano a ottomila unità. Circa 1.200 nuclei familiari. Il Comune per certi versi è costretto a intervenire: dopo le lettere dell'Unione europea, il prossimo passo sarà una multa.

LE CRITICHE

L'ex sindaco Gianni Alemanno (FdI) vede un duplice rischio: «Significa attrarre nella nostra città - spiega - altre migliaia di nomadi provenienti da tutta Europa e dare uno schiaffo ai romani che attendono una casa popolare o anche semplicemente una qualche forma di assistenza alloggiativa». Non solo, sempre per Alemanno, «chiudendo i campi tollerati si moltiplicherebbero quelli abusivi». Fabio Rampelli, capogruppo alla Camera di Fratelli d'Italia, prima è graffiante con il sindaco («Case ai rom? A casa Marino»), poi si fa serio e immagina questo scenario: «Interi quartieri ridotti a polveriera, da Tor Sapienza a Torpignattara, da Corcolle alla Romanina fino a Ponte Mammolo, nuovi focolai sono pronti ad esplodere: e questa scelta potrebbe fare da detonatore».

Dalla Pisana, il consigliere regionale Fabrizio Santori, esponente della destra romana, aggiunge: «Non devono essere i romani a cambiare casa né altri cittadini a marcire ancora nelle graduatorie delle case popolari. L'insistenza con cui il sindaco continua a parlare dei diritti dei rom, senza fare alcun riferimento ai doveri è stucchevole, si rischiano altre tensioni sociali».