Casamonica, Gabrielli: «Fatto grave». Poi arriva la strigliata a carabinieri e polizia

Casamonica, Gabrielli: «Fatto grave». Poi arriva la strigliata a carabinieri e polizia
di Simone Canettieri
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Martedì 25 Agosto 2015, 09:21 - Ultimo aggiornamento: 17:07

Il «baco», come lo chiama il prefetto Franco Gabrielli, è «stato nel sistema informativo». Ecco perché per evitare un altro funerale show, come quello di «zio Vittorio» Casamonica a Don Bosco giovedì scorso, d'ora in poi Roma si doterà di un nuovo modello: un gruppo di raccordo con i gabinetti e gli staff di prefettura, carabinieri, polizia, finanza e vigili urbani.

La raccolta di notizie sensibili, catalogate in un preciso ranking d'importanza, scenderà dai vertici fino ai commissariati e le caserme di zona e viceversa.

Il nuovo metodo partirà subito, per essere rodato, come si deve, alla vigilia del Giubileo (otto dicembre). Quando entrerà in funzione anche una sala operativa unica che farà dialogare tra loro tutte le forze di pubbliche sicurezza. Fin qui il futuro all'insegna del «mai più».

LA RICOSTRUZIONE

Poi c'è il passato prossimo. Quello di giovedì scorso, con il corteo funebre chilometrico di 250 auto che attraversa la Tuscolana (passando davanti alla sede operativa della Dia), i sei cavalli che trainano il cocchio d'oro con il feretro del boss, la musica del Padrino, i manifesti simil papalini per «zio Vittorio» e i petali lanciati dall'elicottero sopra la chiesa. Immagini che hanno fatto il giro del mondo. Gabrielli nella conferenza stampa post comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza fa mea culpa a nome di tutta la ditta: «Il sistema ha fallito, conoscevamo i Casamonica: negli ultimi cinque anni ne abbiamo arrestati 117». Ma difende pubblicamente e in maniera trasversale uno per uno i protagonisti di questa vicenda: «Non rotoleranno teste, semmai accadrà sarà per volere del ministro Alfano - a cui ha spedito una relazione dettagliata sui fatti - e la prima sarà la mia. Il questore? Non è stato messo in condizione di conoscere i fatti». Altrimenti sarebbero scattate le prescrizioni previste dall'articolo 27 del Tulps: come già stabilito per la messa in suffragio del ras dei Casamonica in programma domani.

Al secondo piano di Palazzo Valentini Gabrielli è seduto al centro del tavolo tra il comandante provinciale dei carabinieri Salvatore Luongo e il vicario del questore Luigi de Angelis (Nicolo D'Angelo è assente). Ai lati il vicesindaco di Roma Marco Causi e il comandante della Finanza Giuseppe Magliocco. L'ex capo della Protezione civile - che appena vede davanti a sé l'imponente circo mediatico gli sembra «di essere ritornato ai tempi della Concordia» - spalma le responsabilità su tutti. Ma senza crocifiggere nessuno. Non infierisce. Anche se a porte chiuse, durante il comitato che precede questa conferenza stampa fiume, lo hanno sentito strigliare i vertici delle forze dell'ordine con toni perentori: «Gli organi investigativi dove stavano? Signori, non possiamo più sbagliare». Uno «shampoo», come lo descrive chi c'era, che ha lambito il Campidoglio: «Tutti potevano fare di più, anche i vigili. Ma questa volta - è stata la battuta del prefetto - Marino, che a Roma viene incolpato di qualsiasi cosa, non c'entra nulla».

IL BALLETTO

Per capire l'entità del «vulnus informativo» bisogna ritornare a giovedì. I carabinieri di Ciampino e il commissariato di zona hanno trasmesso i fax con i quali si dava il via libera ai tre famigli del clan ai domiciliari per partecipare ai funerali. «E' mancata la scintilla - dice Gabrielli - non sono stati avvisati i livelli superiori. La caserma quel giorno ha ricevuto e lavorato 14 pratiche di questo genere». Il Comune dice, il vicesindaco Causi, non ha dato autorizzazioni per il corteo funebre «perché non ne servono: l'agenzia che ha portato i cavalli ha un permesso che vale in tutta Italia. A proposito: le pompe funebri pagheranno il lavoro fatto da Ama». Sull'elicottero che si è alzato in volo da Terzigno, nel Napoletano, Gabrielli è stato realista: «Se fosse stato un terrorista sarebbe stato un problema per tutti ma per questi casi serve un'intelligence preventiva». E quindi ormai, a rotta deviata, era impossibile affiancarlo con aerei delle forze dell'ordine: c'era il rischio della strage.

Ecco dunque la ricostruzione di «un fatto gravissimo». Che non convince Lega, M5S e Forza Italia. Ma neanche pezzi del Pd, come il deputato Roberto Morassut. Rimangono alcuni nodi non sciolti: il clan occuperebbe abusivamente immobili del Comune («Una trentina») e della Regione («Tre a Ciampino»), le verifiche sono partite, sull'onda mediatica del caso. Il vicesindaco di Roma - Marino è in ferie - chiama alla mobilitazione contro le mafie «affinché l'indignazione diventi coscienza politica». Il prefetto avverte: «Dobbiamo fare uno sforzo per dimostrare che non abbiamo alcuna paura dell'ambiente criminale, ma non in un'ottica di legge del taglione».