Casamonica, funerali choc a Roma per il boss. E scoppia la polemica politica

Casamonica, funerali choc a Roma per il boss. E scoppia la polemica politica
di Lorenzo De Cicco
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Venerdì 21 Agosto 2015, 10:39 - Ultimo aggiornamento: 14:37

«Tutta Roma oggi se deve inchinà», grida, a mo’ di sfida, una gitana mentre la carrozza nera del “re” dei Casamonica fa il suo ingresso in piazza San Giovanni Bosco, periferia Nord della Capitale, poco distante dalla stazione di Cinecittà.

E sembra proprio la scena di un film, il funerale del boss di uno dei clan più potenti e temuti di Roma, una cosca di origine nomade che ha messo le mani sullo spaccio di tutto il quadrante Est della Città eterna. C’è anche la colonna sonora: quella del Padrino, suonata da alcuni componenti della banda Panizza di Frascati assoldata dai famigliari del ras deceduto per mettere in scena un funerale «in grande stile, come si deve a un monarca», spiega uno degli organizzatori, pistola infilata nei jeans strappati, sotto la camicia bianca.

LA PARATA DEI SUV

Il feretro di Vittorio Casamonica, 65 anni, morto di tumore, arriva nella grande piazza del Tuscolano a bordo di una carrozza del 1910, con i cerchi d’oro, trainata da tre file di cavalli neri irlandesi.

A precederla è una parata di 12 suv, stracolmi di fiori. Sui cofani, i bambini strappano i petali per lanciarli sull’asfalto.

La carovana era partita alle 10 di mattina fuori dal Grande raccordo anulare, a via di Roccabernarda, nel cuore della Romanina, il feudo del clan, sorvegliato con vedette e telecamere, come a Scampia. Poi il viaggio, per oltre dieci chilometri, su via Tuscolana, arriva fino al grande spiazzo invaso da Jaguar e Mercedes, tutte in doppia fila, che bloccano gli autobus, costringendo i passeggeri a scendere in mezzo alla strada.

LE GIGANTOGRAFIE

All’esterno della chiesa è stata appesa una gigantografia del boss con la scritta «Vittorio Casamonica: Re di Roma», insieme a un fotomontaggio che raffigura il vecchio ras, con tanto di crocefisso, accanto al Colosseo e a San Pietro. Un concetto rafforzato in un altro manifesto: «Hai conquistato Roma, ora conquisterai il paradiso».

È una folla orgogliosa e sprezzante quella che si accalca sul sagrato della chiesa. Una folla che per una mattinata intera tiene in ostaggio un quadrante di Roma, bloccandone il traffico, per quello che non deve essere solo un funerale, ma soprattutto un segnale da mandare all’esterno. «Comandiamo noi». «Vittorio a Roma comandava davvero - racconta uno dei partecipanti alla messa - Lo conoscevano tutti: amici e nemici. Sia in famiglia che tra le forze dell’ordine. Quando aveva 14 anni già teneva tutti sotto scacco e guidava la Ferrari. E mica comandava solo alla Romanina. Faceva il signore pure a Via veneto».

La sfida alla città lanciata dal clan diventa subito un caso politico. Dal sindaco Marino, al commissario Pd Orfini, fino al ministro dell’Interno Alfano, è tutto un prendere le distanze dalla sfilata dello sfarzo e della vergogna. Ma tutto questo - le polemiche, la caccia alle responsabilità - avviene dopo.

Prima c’è la celebrazione impunita del boss. A piazza San Giovanni Bosco familiari e affiliati al clan la fanno da padroni. Applaudono, intonano cori. Pare ci fosse anche il figlio del ras, in permesso dai domiciliari. Dentro la chiesa, quando comincia il funerale, il prete che celebra la messa, don Giancarlo Manieri, assicura che Cristo «aspetta a braccia aperte questo nostro fratello».

IL PRECEDENTE

E subito deflagra un’altra polemica: perché la chiesa che ieri ha celebrato, tra cavalli, carrozze e Rolls-Royce, i funerali del capo-clan dei Casamonica, è la stessa che negò i funerali a Piergiorgio Welby il 24 dicembre 2006. In quell'occasione infatti il parroco di allora, don Giovanni Nonne, su indicazione del Vicariato, spiegò ai familiari dell’attivista, malato di Sla, che «Welby con i suoi gesti si è messo in contrasto con la dottrina cattolica». E infatti nel piazzale davanti alla parrocchia venne allestito un palco, che consentì comunque ai parenti e agli amici di Welby di celebrare un "funerale laico". Una scena opposta rispetto a quella che si è vista ieri mattina.

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