Caos Pd, salta la chiusura dei circoli annunciata dopo il terremoto di Mafia capitale

Caos Pd, salta la chiusura dei circoli annunciata dopo il terremoto di Mafia capitale
di Simone Canettieri e Lorenzo De Cicco
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Lunedì 14 Settembre 2015, 08:24 - Ultimo aggiornamento: 10:27
I problemi sono tanti e si affastellano sul tavolo del commissario del Pd, Matteo Orfini. Al punto che i tempi dell’«operazione pulizia» si dilatano sempre di più. E così, dopo il terremoto Mafia Capitale, i democrat continuano a vivere - chissà ancora per quanto - una fase di stallo. I circoli cattivi e pericolosi (27 su 110), rilevati dal dossier di Fabrizio Barca, dovevano chiudere entro agosto. Ora Orfini spiega e prende tempo: «Il 27 settembre organizzeremo un seminario per far partire la riforma del partito». Rimandato a data da destinarsi anche il congresso, quello che dovrebbe far uscire il Pd capitolino dalla fase commissariale. Anche su questo punto si brancola nel buio. Tanto che sempre Orfini candidamente ammette: «Il congresso? Se tutto va bene lo facciamo presto, se non va tutto bene non lo facciamo». A tornare indietro, i proclami del presidente nazionale del Pd avevano fissato l’ora x a prima dell’inizio del Giubileo. Ma difficilmente sarà così.



LA GRANDE FUGA

Perché, particolare non da poco, il tesseramento, dopo i miasmi dell’inchiesta sugli affari di Buzzi e Carminati che ha decapitato metà della classe dirigente del partito, procede molto molto a rilento. Le tessere sono arrivate nelle sezioni a giugno, insieme alla festa dell’Unità a Conca d’oro. Dopo tre mesi, secondo le stime che circolano nella sede di via degli Scialoja, si parla di poco più di 3mila iscritti. Una media di 30 tessere a sezione. E pensare che all’ultimo congresso (novembre 2013) gli iscritti erano oltre 15mila. L’anno dopo, a novembre 2014, prima che arrivasse il ciclone di Mafia Capitale a decapitare il partito, i militanti registrati erano 8mila.

Segno oggi che esistono diversi problemi di appeal e sempre per dirla con Barca il Pd si conferma molto «respingente».



Secondo la relazione dell’ex ministro, che indicò il partito romano come «cattivo e pericoloso», c’erano quasi una trentina di sezioni a cui far tirar giù la saracinesca. Perché gestite da capibastone, perché per nulla produttive e fin troppo litigiose, perché composte da iscritti fantasma. Dopo la rivolta di questa estate il processo sembra essersi arrestato. La chiusura sarà parziale. Si procederà più che altro con altri commissariamenti nelle zone più coinvolte dal malaffare politico. In questo scenario sembra complicato, come spiegano diversi dirigenti del Pd, arrivare in tempi veloci a un nuovo congresso. «E’ impossibile». Anche perché il tesseramento non decolla e la conta rischierebbe di trasformarsi in un referendum su Marino e Orfini. Che dietro le quinte continua a lavorare per costruirsi una candidatura forte di sua diretta emanazione.



Potrebbe pescare tra i Giovani democratici che, come fanno notare in molti, sono ormai una delle poche parti considerate «sane» e radicate nel partito. Senza contare che per gli under 30 la tessera è scontata: costa 5 euro invece che 30 (tariffa minima applicata da quest’anno). E chi sono i leader della costola verde dei democrat? Guido Staffieri e Giulia Tempesta. Non a caso entrambi della corrente dei Giovani Turchi, quella di Orfini.