Campidoglio, la giunta Marino si sgretola: un altro assessore medita l'addio

Campidoglio, la giunta Marino si sgretola: un altro assessore medita l'addio
di Simone Canettieri e Fabio Rossi
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Domenica 21 Giugno 2015, 09:29 - Ultimo aggiornamento: 20:47

Se il Campidoglio piange, dopo l’assessore Guido Improta anche la collega al bilancio Silvia Scozzese è pronta all’addio, il Pd romano ai tempi di Mafia Capitale non ride. Anzi. Il giorno dopo la relazione di Fabrizio Barca sui 27 circoli «pericolosi» e quindi da cancellare, è partita la rivolta della base al motto «non ci chiuderete mai».

In mezzo c’è IgnazioMarino.

Il sindaco questa sera è atteso alla Festa dell’Unità: non parlerà della stretta di Palazzo Chigi nei suoi confronti né delle conseguenze politiche nella sua squadra. Niente domande sulla sfiducia di Matteo Renzi, zero interviste. Il sindaco sfrutterà il palco della festa dei dem come megafono per rilanciare la sua azione amministrativa su Roma (con tanto di 16 slide) tra annunci (piano buche e centrale unica degli appalti) e riscontri su «quanto e come abbiamo già cambiato Roma».

GLI ADDII Ma la strada del sindaco-ciclista è quanto mai in salita. L’assessore renziano alla Mobilità Guido Improta ha annunciato le dimissioni irrevocabili a fine mese. Inutile la mediazione di ieri partita dal Campidoglio per far uscire una nota congiunta tra «Ignazio» e «Guido» i cui destini sono sempre più lontani. L’addio dell’assessore ai Trasporti, uomo chiave del sindaco nei rapporti con Palazzo Chigi, è a rischio emulazione. Silvia Scozzese, la tecnica dell’Anci che ha rimesso in ordine i conti e ha salvato Roma dal default con il piano di rientro, sta meditando l’addio. Si è presa 48 ore per decidere. Prima consulterà le sue sponde al Nazareno e nel Governo.

Ma la linea sembra tracciata dopo la richiesta del sindaco di sforare il patto di stabilità per rilanciare gli investimenti. Una forzatura, a cui sia lei sia Improta si sono opposti, letta da molti come controffensiva nei confronti del Governo Renzi con cui i rapporti sono abbastanza tesi (martedì c’è il Consiglio dei ministri, ma del decreto sul Giubileo non vi son certezze). «Una strategia miope a cui non mi presto», si è sfogata Scozzese. Difesa anche dal deputato dem Michele Anzaldi: «Il Mef convochi il capo della Ragioneria del Comune».

«Se Silvia si dimettesse sarebbe una botta - spiegano dalla maggioranza - che Marino non potrebbe mai reggere». Aprendo le porte a due scenari che si sovrappongono: dimissioni imposte dal Governo o sfiducia del Pd in Aula. Conseguenza: l’arrivo del commissario, senza passare dal via. Senza nemmeno, cioè, attendere di leggere la relazione del prefetto Franco Gabrielli sul Comune & Mafia Capitale, attesa per fine luglio. La situazione è complessa. C’è chi scommette nel big-bang e si adopera per il futuro: Forza Italia rilancia il civico Alfio Marchini come candidato sindaco e Matteo Salvini annuncia che ci sarà anche un leghista nel corsa per il Campidoglio. E le mosse del Pd? Per ora siamo alla guerriglia interna. I circoli che Barca ha messo dietro la lavagna non ci stanno a passare come feudi dei capibastone di un partito «dannoso e pericolo» legato agli affari di Buzzi e Carminati.

Da Testaccio all'Eur la parola d'ordine è una soltanto: «Non mollare». Una bufera «prevedibile», come ha sottolineato il commissario del Pd romano Matteo Orfini che, su Facebook, ha invitato a far «sparire per sempre abitudini e comportamenti che hanno distrutto il Pd di Roma». Ma sotto sotto si consuma l’ennesima resa dei conti tra le correnti democrat. Diversi esponenti renziani fanno notare come nel «dossier dei cattivi non ci sia nemmeno un circolo vicino ai Giovani Turchi», cioè l’area di Orfini. E come tutto questa partita sia stata affidata a Barca, «da sempre ostile al Matteo premier». Veleni secondari, rispetto a quelli del Campidoglio. Con l’amministrazione Marino a rischio doccia Scozzese.