Mafia Capitale, Buzzi e il grande business
degli immigrati minorenni

Mafia Capitale, Buzzi e il grande business degli immigrati minorenni
di Cristiana Mangani
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Domenica 9 Agosto 2015, 06:27 - Ultimo aggiornamento: 10 Agosto, 08:12

ROMA Questa volta la mucca da mungere sarebbe stato lui: Salvatore Buzzi, l'uomo dai mille affari e dalle mille conoscenze, che aveva trovato il modo di fare soldi anche con il business dei minori stranieri non accompagnati. Ma che ai magistrati, riguardo all'origine del sodalizio con Massimo Carminati, dà un'altra lettura: «Io sono stato il compenso dei servizi fatti da Carminati per altre cose, per altre partite che non conosco. Ma questa è una mia ipotesi, lo deduco facendo uno più uno più uno». Gli affari in questione l'indagato li fa spaziare da Finmeccanica alle forniture di autobus della Breda Menarini, dove - a suo dire - “il Cecato” aveva un ruolo ben preciso. Aiutava, favoriva, minacciava, tanto che un bel giorno Riccardo Mancini, ex ad di Ente Eur, finito in carcere nella stessa inchiesta, avrebbe deciso di presentarglielo. Era il 16 settembre del 2011. E lui - lascia intendere ai pm - avrebbe poi dedotto che, in questo modo, volevano garantire all'ex terrorista nero dei begli affari, visto che le sue coop funzionavano a meraviglia.

IL BUSINESS DEI MINORI Il settore dei minori era il più remunerativo.

Carminati si accorda per avere il 20% dell'utile del servizio mensa. «L'utile grande era lì, perché lui spendeva 220-230 e incassava 450», racconta Buzzi. Ma la storia si complica, siamo in piena emergenza arrivi dal Nord Africa. Devono essere stanziati dei soldi e a gestire i fondi, sempre secondo l'indagato, è la Protezione civile, all'epoca guidata dall'attuale prefetto di Roma, Franco Gabrielli. «Ma era successa una cosa grave. Si ricorda quando è nevicato a Roma nel 2012, quando successe il casino e scoppiarono le polemiche tra Alemanno e Gabrielli?

Alemanno dice che Roma è paralizzata perché Gabrielli non ci ha dato le previsioni, invece de stasse zitto come fece Zingaretti, perché quando nevica a Roma ogni trenta anni è meglio che te stai zitto tanto la colpa è de tutti. E Gabrielli gliela fa scontare, quando il Comune va a chiedere i fondi per i minori gli fa le pulci, dice che il Bangladesh non è nord Africa, e invece di riconoscergli 100, gli riconosce 70, 30. Questo ricade su di noi. E per riprendere quei soldi dobbiamo foraggiare i soliti politici».

La stessa vicenda Gabrielli ieri l'ha ricostruita diversamente: «I fondi per i minori non accompagnati erano gestiti direttamente dal ministero del Welfare, non dalla Protezione Civile, quindi noi non potevamo riconoscere nulla in più o in meno - ha spiegato il prefetto di Roma - E anche le presunte rivalità con l'ex sindaco Alemanno sono inventate. Buzzi, come ho già avuto modo di dire, è un imputato che cerca di difendersi provando a coinvolgere altre persone. Semplicemente, con me casca male».

LA TANGENTE Le presunte rivelazioni del re del sociale vanno di pari passo alle smentite di chi viene tirato in ballo. Buzzi spazia fino all'inverosimile tra le attività di Roma capitale, inserisce a suo piacere politici a busta paga e funzionari corrotti. La procura gli crede poco, su alcuni punti per niente. Ielo, poi, s'imbufalisce quando comincia a parlare dell'inchiesta Finmeccanica (della quale è stato titolare del fascicolo, ndr), e a tirare dentro nomi e persone mai coinvolte. Fa anche una presunta rivelazione e riguarda la grossa tangente legata alla fornitura di 40 autobus della Breda Menarini.

Buzzi sostiene di sapere chi è il famoso “mister x”, rimasto sconosciuto, perché a dirglielo è stato Carlo Pucci (braccio destro di Mancini). E azzarda: «È Vincenzo Piso, parlamentare di area Ncd. Pucci mi disse che i 600 mila euro erano andati tutti a lui, e che Mancini non aveva preso una lira». Alla notizia l'ex deputato ha smentito categoricamente e ha anticipato che presenterà una denuncia per calunnia nei confronti dell'indagato.