Mafia capitale, da Buzzi accuse alla Regione Lazio: è bufera sui nuovi verbali

Mafia capitale, da Buzzi accuse alla Regione Lazio: è bufera sui nuovi verbali
di Cristiana Mangani
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Domenica 2 Agosto 2015, 06:16 - Ultimo aggiornamento: 3 Agosto, 08:30

ROMA - Quaranta ore di interrogatorio per spiegare “il sistema”. Salvatore Buzzi ne parla con i pm che indagano su Mafia Capitale e la sua collaborazione con la giustizia passa per «le magagne» della Regione Lazio, per quelle della Provincia e del Comune. O almeno questa è la verità che racconta, perché davanti ad accuse di spartizioni e mazzette, le persone che ha tirato in ballo sono tutte insorte, a cominciare dal presidente Nicola Zingaretti, per finire allo stesso Luca Odevaine, in carcere da mesi, e a Maurizio Venafro, che del governatore del Lazio è stato il capo di gabinetto.

L'ex ras delle cooperative parla ai pm, ma insiste nel volersi mostrare come una vittima, costretta a pagare per lavorare.

Tanto che al pm Paolo Ielo dice: «Non ci crederà, dottore, noi il Pd non l'avevamo mai pagato in quella maniera. Abbiamo sempre contribuito alle campagne elettorali con piacere, alle europee, con Bettini e Gasbarra in lotta, per non sbagliare abbiamo finanziato tutti e due. Ma essere affrontati così in Consiglio comunale non ci era mai capitato». Altrettanto l'indagato racconta di aver fatto con la campagna elettorale del sindaco Marino: «Facemmo un bonifico, anche se il futuro sindaco nemmeno lo conoscevamo».

Nei cinque verbali di interrogatorio - anticipati dal Tg de La7 - che si sono svolti all'interno del carcere di Badu 'e Carros, Buzzi parla del Palazzo della provincia, all'Eur, «comprato da Zingaretti, prima che venisse edificato, dal costruttore Parnasi per 263 milioni di euro». Sostiene anche che Luca Odevaine gli avrebbe riferito che in quella vicenda avrebbero preso soldi Maurizio Venafro, Antonio Calicchia e l'imprenditore Peppe Cionci, denaro destinato al governatore.

LE SMENTITE

Una dichiarazione che ha scatenato la reazione di Zingaretti: «Nessuno chiese soldi per me. Devo dire con amarezza che vedo l'affacciarsi concreto del rischio di impraticabilità di campo per chi sta provando con onestà a cambiare le cose in questa Regione». Quanto al palazzo della Provincia replica: «è stata una scelta di risparmio per molti milioni di euro, sulla quale nel dicembre 2013 anche la Corte dei Conti ha deciso di archiviare un'indagine sul tema difendendo la scelta». A reagire contro queste accuse non è solo il Governatore. C'è anche la replica degli avvocati di Odevaine. «Nel corso dei suoi interrogatori - spiega Luca Petrucci - il nostro assistito non ha mai reso dichiarazioni di questo tenore». Mentre Venafro e Cionci bollano come calunniose le affermazioni.

Insomma, tutti contro Buzzi. Lui, però, tira dritto e spiega ai pm come si sono svolti i fatti per l'aggiudicazione dell'appaltone da 1,2 miliardi per la fornitura dell'energia degli ospedali del Lazio, «oggetto di una precisa e concordata spartizione politica». E anche della gara per la gestione del Centro unico di prenotazioni sanitarie, un bottino da 100 milioni di euro. La procura sta valutando il racconto per cercare di capire se quanto ha riferito corrisponda a verità. Le sue dichiarazioni sono tutte ancora da riscontrare. L'avvocato Alessandro Diddi che lo assiste punta a smontare la pesante accusa di associazione mafiosa, perché per lui «Buzzi è stato vessato dalla politica per riuscire a lavorare».

LA SPARTIZIONE

L'indagato numero uno di Mafia Capitale racconta dettagli della gara da 100 milioni per il Recup quando, in difficoltà, si è rivolto a Fabrizio Testa, ex cda Enav ed ex referente di Gianni Alemanno a Ostia, per chiedergli di aiutarlo con l'allora capogruppo del Pdl in Consiglio regionale, Luca Gramazio. Proprio quest'ultimo gli avrebbe rivelato che l'accordo era già bello e fatto: tre lotti alla maggioranza e uno all'opposizione, quindi a Storace. «A quel punto - continua Buzzi - Gramazio è andato da Zingaretti e gli ha detto: “l'opposizione sono io mica Storace che è un solo consigliere”. È stato lui stesso a raccontarmi che Zingaretti lo ha accontentato e gli ha suggerito: “non ti preoccupare, fai questa cosa con Venafro, con lui ci penso io”».