Un salvavita che «mi fa sentire più protetta», spiega nella sua abitazione a Piramide, dalla vista spettacolare su Roma.
ORGOGLIO
«Sono anche orgogliosa di continuare a dare un contributo alla società. Credo che questo robot possa permettere alle persone sole e malate d’essere seguite». Non è un caso che abbiano scelto Lea Mina Ralli, per collaudare il robot, frutto di un progetto della commissione Europea: è vispa, attenta ad annotare defaillance e criticità, ha un computer cui collegare Mister Robin, il cui nome ufficiale è GiraffPlus, realizzato nell'ambito di un progetto finanziato con 3 milioni dalla Commissione Ue, coordinato dall'Università di Orebro in Svezia, con la collaborazione dell'Istituto di Scienza e Tecnologie dell'Informazione e dell'Istituto di Scienze e Tecnologie della Cognizione, del Cnr. Così Nonna Lea è una dei pochi anziani, l’unica in Italia, gli altri a Malaga e Lisbona, per ora non più di sei, chiamati a testare il robot. «Cercavano una signora con la testa a posto. Sono io che sto aiutando, lo sto collaudando e do una mano ai progettisti nel metterlo a punto», precisa.
«Averlo in casa mi fa stare più tranquilla, so che se cado, o succede qualcosa lui arriva subito e cerca aiuto». Nonna Lea non sta mai con le mani in mano. Vedova, quattro figli, 76 libri all’attivo, sforna testi e poesie da una vita, ha un blog e vari siti su cui dice la sua. «Con Internet sono libera, pubblico, stampo, faccio tutto da sola». Aveva 75 anni quando è morto il marito. Si è iscritta all’università della Terza Età, l’ ha fondato il giornale Senza tempo, si è diplomata in informatica, giornalismo, psicologia. E’ ancora un vulcano, la sera crolla senza pasticchetta, dopo le faccende si attacca al computer. I sensori sono ovunque, in salone, in camera da letto, in cucina, sul video del robot, Lea dialoga con Andrea Orlandini, ricercatore del Cnr, oppure con i medici della Asl. «Come va oggi? Non ci lamentiamo».
LE PASTICCHE
Nonna Lea prende le pasticche per la pressione, se sgarra come ha fatto a Natale, Mister Robin lo avverte, i medici intervengono. Traffica in cucina, siede a vedere la tv, nella sua casetta piena di libri, foto e ricordi ora c’è anche uno strano macchinario azzurro. «Io passo il tempo a scrivere al computer», Non chatta, «non mi piace mettermi in vetrina». Il suo grande - buon - fratello ce l’ha in casa.
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