Roma, la madre alla baby squillo dei Parioli: «Dopo studi, prima c'è il lavoro»

Roma, la madre alla baby squillo dei Parioli: «Dopo studi, prima c'è il lavoro»
di Silvia Barocci e Adelaide Pierucci
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Venerdì 8 Novembre 2013, 08:45 - Ultimo aggiornamento: 9 Novembre, 08:14

Una figlia che riesca a conciliare studio e “lavoro”. Ma quando per lavoro s’intende fare la “vita” e quando la figlia in questione ha soli 14 anni, il sogno di qualsiasi buona madre s’infrange contro un muro di squallore e di tristezza. Dai verbali dell’inchiesta della procura di Roma sulle baby-squillo dei Parioli emerge la durezza del contesto familiare e sociale di Agnese, la più piccola delle due ragazzine che si prostituiva anche per dare qualche soldo alla madre. L’amica di Agnese, Angela (nome di fantasia anch’esso), è stata invece denunciata dalla madre, che grazie ai ripetuti esposti ai Carabinieri ha strappato il sipario e ha fatto finire in carcere gli sfruttatori delle due amichette. Inclusa la madre di Agnese.

LA MADRE E I SOLDI

La mamma di Agnese non lavora, se non saltuariamente, è separata e ha due figli, di cui il maschio con problemi di salute.

L’ex marito è stato sempre «completamente assente». Quando la figlia ha cominciato a guadagnare qualcosa, lei su quei soldi ci faceva affidamento. «Senti un po’... ma tu che fai? Non te movi oggi?», dice al telefono ad Agnese, il 7 ottobre scorso, come emerge dalle intercettazioni. «No ma’, perché sto male», replica accennando anche a un certificato medico da inviare a scuola. «E come facciamo? Perché io sto a corto. Dobbiamo recuperà». La ragazzina tenta di rassicurarla: «Eh, mo domani vedo quello che posso fa’... Domani dopo scuola si vede, dai». «Ma ce la facciamo a recuperarla questa settimana?», chiede nuovamente. «Ma come no, avoglia».

STUDIO E LAVORO

Per gli investigatori la madre di Agnese era a conoscenza del fatto che la figlia si prostituisse, circostanza sempre smentita dalla donna nel corso degli interrogatori. Ma dalle intercettazioni emerge un lato inquietante di questa madre, che da un lato spronava la figlia a lavorare, e dall’altro si preoccupava che andasse a scuola. Agnese, però, non ce la faceva a reggere il ritmo: «Ma io voglio andarci a scuola, solo che non c’ho tempo per fare i compiti». E la madre: «Quando tu esci da scuola torni a casa... due ore studi... tre ore e...». Agnese ribatte: «Dopo non ce la faccio ad andare da Minni (Mirko Ieni, lo sfruttatore arrestato dieci giorni fa, ndr), non ce la faccio se studio prima». La madre insiste: «Eh dall’una alle tre puoi... tanto tu vai sempre alle tre lì (nell’appartamento di viale Parioli affittato da Ieni, ndr.)». «Non ce la faccio, perché dopo che ho studiato sono stanca». E’ a questo punto che la madre si prodiga in consigli per conciliare al meglio studio e “lavoro”: «Allora devi fare una scelta... puoi alternare i giorni...». Gli insegnanti chiamano la madre della ragazzina per chiedere conto delle ripetute assenze a scuola. La donna, esasperata, dà un aut-aut ad Agnese: «Allora rifletti bene su questo aspetto della scuola per cortesia.. perché se no è inutile.. io ti ritiro». Consapevole dei suoi quattordici anni appena, la figlia replica: «Non mi puoi ritirare mamma, non c’ho sedici anni». «Apposta, allora ce devi andà», è la risposta. «Io voglio andarci, mamma, però non voglio andarci senza aver fatto i compiti».

LA GUERRA DELL’ALTRA MAMMA

Opposto l’atteggiamento dell’altra madre. Quella che per mesi combatte con la sedicenne Angela, appena più grande di Agnese. La ragazza la minaccia: «Ti mando i miei amici cocainomani a sgozzarti, ti ammazzo con le mie mani», le avrebbe urlato durante una lite. Ad agosto, la donna va dai Carabinieri perché la figlia è fuggita a Ponza e quando la madre va sull’isola per convincerla a tornare, la aggredisce urlando «Tanto se torno a Roma riscappo di nuovo». Alcuni giorni dopo, la donna torna a sporgere denuncia perché nel cellulare della ragazza ha trovato messaggi con la dicitura «cliente» accanto ai nomi: «Tutto ciò fa intendere - dice a verbale - che mia figlia si venda per danaro con numerose persone». Nell’elenco c’è anche un organizzatore che il 19 luglio 2013 le ha mandato un messaggio che non lascia dubbi: «Questo ve vole offrì una vacanza a Cannes 5 giorni io gli ho chiesto 1000 al giorno più tutto pagato lui 500 trovate na via de mezzo». E nello stesso verbale, del 12 agosto, la signora consegna ai Carabinieri anche una provetta di plastica «contenente una piccola quantità di sostanza polverosa verosimilmente stupefacente».

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