Baby squillo ai Parioli, la mamma: «Spaccia ma stai attenta»

Baby squillo ai Parioli, la mamma: «Spaccia ma stai attenta»
di Adelaide Pierucci
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Mercoledì 29 Gennaio 2014, 08:10 - Ultimo aggiornamento: 30 Gennaio, 15:12
Non se lo merita proprio mia madre di stare l. Non se lo merita... l da due mesi...Come fate voi a capire? Non ci siete passate. Ha pianto Agnese, 15 anni, la più giovane delle due baby squillo dei Parioli. A dicembre è stata sentita nuovamente a piazzale Clodio dai magistrati sullo scandalo che ha portato all'arresto di cinque persone tra cui la madre. Messa alle strette dal procuratore aggiunto Maria Monteleone e dal sostituto Cristina Macchiusi, convinte della colpevolezza della mamma che l'avrebbe spinta a restare in quel giro, è scoppiata in lacrime. E l'ha difesa. Per Agnese l’accusa che la madre fosse consapevole della sua attività è un incubo nell’incubo. «Se mia madre pure lo sapeva io l’avrei detto, tanto ormai sto in comunità...Cioè ormai ho perso tutto, ma che mi frega. Se mia madre c’entrava qualcosa io lo dicevo, ma non c’entra, è la verità».



E aggiunge: «Mi ricordo ancora la sua faccia quando sono venuti i carabinieri. Lei non sapeva niente della prostituzione». Ma le domande sono incalzanti.



CI SI ABITUA A TUTTO

I soldi alla mamma, in difficoltà economica, li dava: «È vero, per un periodo gli ho dato cento euro al giorno, ma lei non sapeva nulla della mia attività. Dopo gli ho detto che spacciavo». Insomma, per Agnese sarebbe stato peggio se la madre avesse saputo della prostituzione anziché dello spaccio. «Mi rendo conto che è grave, ma come ho detto prima è strano, cioè... è normale che uno pensa così...ovviamente pure lei pensava che era grave, poi però ci si abitua a tutto». «No, non è così», replica secca il pm Monteleone. «Sì, sì... lo so, lo so.. perché comunque l’ho vissuta ’sta cosa e lei ci stava male pure per ’sto fatto, pure quando gli davo i soldi, cioè non è che era felice..». Nella casa dei Parioli la mamma - racconta Agnese - era a conoscenza soltanto della droga: «Lei sapeva che là incontravo i clienti a cui fornivo cocaina. “Stai attenti a sti clienti”, mi diceva». Una versione che ovviamente non ha convinto i pm, tant'è che la madre è tuttora a Rebibbia.



«Mia mamma è come se vedesse in me un’ancora di salvezza», ripete per due volte Agnese, raccontando delle difficoltà economiche in famiglia. «Pagavamo 800 euro di affitto e lei come commessa ne guadagna 800». «Mia madre i soldi me li dava, ma non tanti quanti ne avrei voluti, così ho cominciato a prostituirmi». I soldi erano necessari. «Glielo avevo promesso che andavo solo a spacciare - spiega meglio - cioè non è normale me ne rendo conto, però glielo avevo promesso», è per questo che lei se lo aspettava. Ma la mamma era stata chiara: «O ti organizzi o ti ritiro da scuola», era stato l'altolà. Ascoltate le intercettazioni telefoniche, Agnese ha dato la sua spiegazione: «Mi ha detto questo perché visto che io non stavo andando a scuola in questo periodo, non ci stavo più andà...perché dicevo così la mattina mi avvantaggio, vado là da Mimmi (ai Parioli) a cominciare dalla mattina...Però va be' questa è stata una scelta mia e della mia amica, mia madre non c'entrava niente».



NESSUN RIMPIANTO

Disperata, in lacrime, ma pronta a difendere quanto ha fatto. «I fatti non guardano quello che ci sta dietro. È quello che a me dà fastidio. Tutta la nostra situazione, ecco che ci sta dietro... che non è poco comunque». E sempre a proposito della mamma, Agnese ribadisce: «Non è giusto che lei venga accusata. Ok, si, parzialmente non si è comportata bene comunque. Cioè io lo riconosco, per carità, però non mi ha mai fatto mancare niente. Io non rimpiango, io sono felice comunque che le davo una mano. Non so come spiegarvelo». Nel lungo interrogatorio in forma protetta, alla presenza di una psicologa, la quindicenne racconta spezzoni di giornate da baby squillo. La mattinate senza scuola per ”avvantaggiarsi” con i clienti, le serate in discoteca e finalmente le vacanze a Ponza «solo per divertimento» con tre grammi e mezzo di coca portata dall'amica e fornitale a Roma dal cliente-pusher e imprenditore Marco Galluzzo. Per il 3 e il 5 febbraio la procura ha fissato l'incidente probatorio che cristallizzerà le prove finora raccolte. Gli avvocati Piergiorgio Micalizzi e Agostino Mazzeo sperano subito dopo di ottenere la scarcerazione per il loro assistito, il commercialista Riccardo Sbarra. Fino ad ora il Riesame ha negato la scarcerazione per tutti gli indagati, compresa la mamma di Agnese.
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