Atac, corse ridotte del 20%
Ecco la mappa dei tagli

Atac, corse ridotte del 20% Ecco la mappa dei tagli
di Riccardo Tagliapietra
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Martedì 6 Maggio 2014, 10:34 - Ultimo aggiornamento: 10:40
Il primo passo per salvare Atac riguarda il taglio di 15 linee per un totale di circa 3,5 milioni di chilometri. previsto dal piano firmato dall’assessore ai Trasporti, Guido Improta.



Coinvolgerà a partire da lunedì prossimo le tratte appoggiate alle rimesse di Tor Sapienza, Collatina e Tor Vergata. Poi toccherà a quelle di Magliana, Grottarossa e Portonaccio, a settembre. In questo caso i tecnici stanno ancora decidendo quali linee sopprimere. Ma questo non è che l’inizio, perché il disegno finale che dovrà concludersi il più presto possibile, comprende il taglio complessivo di 19 milioni di chilometri dei tragitti coperti da Atac e altri 6 milioni di quelli coperti da Roma Tpl, in tutto 25 milioni di chilometri in meno, ovvero il 20 per cento complessivo delle corse, che dovranno essere recuperati attraverso il taglio delle linee «morte» (quelle con bus vuoti all’85 per cento), ma anche con il ridimensionamento dei transiti complessivi della rete del trasporto pubblico romano.

Ovvero una manovra che oltre a ridisegnare la mappa delle linee, modificherà i passaggi alle fermate, che saranno ridotti in alcuni orari, su alcune linee e aumentati durante i periodi di punta su altre.



I CONTI

I chilometri che oggi Atac garantisce nel contratto di servizio sono 120 milioni. Già dal prossimo contratto, probabilmente, il monte complessivo scenderà a 101. Questo consentirà, secondo i conti fatti dall’azienda, un congruo risparmio che permetterà ad Atac di sopravvivere di fronte al calo di risorse pubbliche. Il primo passo, quindi, è tagliare alcune delle linee considerate meno popolate, che interessano otto Municipi: 140, 072, 200D, 291, 312, 330, 496, 553, 565, 770, 925, 175, 491, 442, 112 e 312 (la 121 e 122, bus elettrici del centro, sono già state soppresse con il problema delle manutenzioni scoppiato qualche settimana fa). Per compensare il deficit verranno modificati i percorsi di altre sette linee: 042, 75, 85, 541, 556, 075, 556f. In questo modo, secondo quanto studiato dagli ingegneri della Mobilità, si dovrebbe in parte sopperire al taglio delle linee, che porterà a una riduzione di appena 3,5 milioni di chilometri rispetto ai 19 milioni previsti. È da immaginare quindi che l’impatto di questo nuovo piano non sarà così indolore. L’altro fronte su cui stanno lavorando riguarda i depositi di Magliana, Grottarossa e Portonaccio. Qui non è ancora stato deciso cosa sarà tagliato. Sicura invece la riduzione del 20 per cento dei chilometri garantiti da Roma Tpl che oggi confeziona 28 milioni di chilometri in periferia e 1.6 milioni di corse notturne.



NIENTE NUOVE LEVE

A rischio anche l’assunzione di 350 autisti a tempo determinato la cui selezione era partita lo scorso aprile. Con questi tagli, infatti, Atac non avrà più bisogno di nuovi dipendenti da mettere al volante. Anzi, a dirla tutta, se avesse assunto in precedenza, ora sarebbe costretta a licenziare. Non manca però qualche incongruenza, perché se da un lato si tagliano chilometri, personale e si cancella una parte della dirigenza, dall’altro si continuano a fare nuovi manager. È in atto un concorso interno che dovrebbe promuovere una decina di quadri a ruoli di vertice, creando quindi nuovi leader e maxi stipendi. Risultati miseri, sul fronte risparmio, con il passaggio dei 323 amministrativi a ruoli più operativi come quelli di controllore (passaggio che eviterebbe il licenziamento): circa un milione di euro l’anno complessivamente, considerando però che Atac spende pagare gli stipendi e salari dei 12mila dipendenti ben 45 milioni di euro al mese, il risparmio è minimo. Per qualcuno, uno specchietto per le allodole che, però, piace ad altri, visto che i lavoratori coinvolti sono gli ultimi assunti, ovvero quelli finiti al centro di Parentopoli.



IL PIANO SEGRETO

Due le soluzioni possibili per Atac in questo momento. Una parte del Pd, ostile a Improta, spinge per l’amministrazione straordinaria. In questo caso l’impresa potrebbe chiedere al ministro delle attività produttive l’ammissione alla procedura tramite ristrutturazione economica e finanziaria, presentando la dichiarazione dello stato di insolvenza al tribunale. In questo modo verrebbero affidati al commissario straordinario (uno dei sindaci) la gestione e l’amministrazione dei beni di Atac. Una conseguenza disastrosa per le banche che vantano crediti e interessi milionari e per gli altri creditori che dovranno trattare per cifre sicuramente inferiori.



ULTIMA SPIAGGIA

L’altra soluzione, più favorevole a Improta riguarda un cambio sostanziale della macrostruttura e del cda. L’attuale ad Danilo Broggi darebbe le dimissioni, visto anche il suo misero stipendio (appena 60mila euro lordi con un sacco di scocciature, comprese quelle politiche e d’immagine; rispetto al reddito di altri dirigenti Atac che sfiora il tetto dei 300mila euro, benefit compresi). La società resterebbe senza amministratore delegato, mantenendo solo la figura di un super-direttore generale, con delega diretta sugli acquisti. Posto che spetterebbe a Giuseppe De Paoli (la cui assunzione è sotto l’occhio della Procura e della Corte dei Conti), braccio destro dell’assessore, che ha sempre tenuto ottimi rapporti con il sindacato, Cgil compresa. Figura che potrebbe decretare la pace sociale anche tra i lavoratori nella ristrutturazione che sta tentando di salvare un’azienda sull’orlo del default. Resterebbe al suo posto Roberto Grappelli, attualmente presidente di Atac. Infine, revisione del cda: via due membri dell’attuale consiglio che passerebbe così a tre (al posto degli attuali 5), ridimensionando di fatto l’opposizione.



BILANCIO E INTERESSI

Giovedì il cda di Atac si riunirà per tentare di approvare il progetto di bilancio. I conti parlano di un deficit di circa 220 milioni di euro, 40 milioni in più rispetto ai conti portati in consiglio la scorsa seduta.

L’ad Danilo Broggi, assieme ai tecnici e ai revisori, hanno rimesso faticosamente mano ai conti. A pesare sono soprattutto gli interessi passivi sul debito, assestato a circa 1,6 miliardi di euro, soldi bruciati negli ultimi dieci anni. Senza queste «spese», la stima di Atac in proiezione dei primi quattro mesi di quest’anno sarebbe in pareggio, senza considerare una realistica (per ora non c’è nulla) lotta all’evasione tariffaria. In questo modo i costi e i ricavi, forse, non peserebbero sulle tasche dei cittadini.

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