Atac, allarme sicurezza: agenti in borghese sulle linee più a rischio

Atac, allarme sicurezza: agenti in borghese sulle linee più a rischio
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Mercoledì 1 Ottobre 2014, 06:05 - Ultimo aggiornamento: 07:54
L'EMERGENZA

Carabinieri e poliziotti salgono sui bus. A coprire l'emergenza dopo aggressioni, violenze e vandalismi, ci pensano le forze dell'ordine. Potrebbe sembrare uno slogan per promuovere il gradimento delle divise, ma le ultime vicende con al centro passeggeri e autisti, hanno convinto questura e Arma a incrementare i servizi mirati con personale in borghese nelle linee di bus e metro più a rischio, capolinea e stazioni comprese. Obiettivo individuare criminali incalliti, violenti, molestatori e tentare di rimappare le zone più vivaci. Dal Campidoglio, intanto, arriva la voce dell'assessore Guido Improta, che assicura che «l'intenzione dell'amministrazione è velocizzare la dotazione nei bus di telecamere», visto che per ora solo il 25 per cento del parco automezzi, quelli più moderni, permette di registrare in remoto. I pulsanti per lanciare l'allarme, invece, fanno sapere dal Campidoglio sono già previsti su tutti i mezzi. Ma è anche vero, aggiunge l'assessore, «che serve una maggiore consapevolezza nei cittadini, perché molti dei nuovi mezzi implementati nelle periferie, sono stati vandalizzati, telecamere comprese».

L'APPELLO

«Fateci rientrare in Atac». È l'appello di Sandro Silbi, portavoce dell'associazione carabinieri in congedo. Fino a luglio 2013 gli ex militari presidiavano bus, metro, capolinea e stazioni con circa 200 uomini. Tutti volontari che costavano all'azienda 15 euro per ogni turno di 4 ore; oggi il Comune che li utilizza per vigilare piazze, musei e altre zone ad alto afflusso di visitatori, spende 13 euro ogni turno (sono compresi i costi di telefono e assicurazione personali). Di questi soldi, aggiunge Silbi, 10 vanno all'operatore per pagarsi il biglietto per arrivare a destinazione, un panino e una bibita e 3 all'associazione per pagare l'affitto della sede, le bollette di luce e telefono, e gestire i volontari.

Una cifra simbolica, quindi, che garantiva agli ex militari la possibilità di essere utili nel tempo libero e all'azienda un maggior presidio e controllo, visto che in meno di un anno (dal 2010 al 2011) la presenza dei carabinieri in congedo aveva fatto scendere del 37% le aggressioni (da 175 a 120 circa) e i vandalismi, e del 25% i portoghesi che non pagavano il biglietto, tema tanto caro all'attuale ad di Atac. «Attualmente - aggiunge Silbi - ottanta di noi fanno servizio a Fontana di Trevi, all'interno dei mercati rionali, ma da Atac non abbiamo saputo più nulla».

LINEE A RISCHIO

Fino a luglio 2013 i volontari erano stati dirottati proprio sulle linee più pericolose, quelle che oggi sono tornate a far paura: Acilia, Tor Bella Monaca, Corcolle. Dalla linea 20 (da Anagnina a Torre Angela), al 451 che arriva a Ponte Mammolo. Ma pure sul 64, la San Pietro-Termini, meglio conosciuta come la linea dei borseggi. Comprese le stazione della metro. E nonostante la buona volontà degli ex carabinieri e i risultati certificati proprio dall'azienda capitolina, Atac aveva deciso di fare a meno dell'associazione, assicurando che la sicurezza sarebbe stata «garantita dagli operatori di stazione e guardie giurate».

Riccardo Tagliapietra

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