Roma, riapre la libreria Arion a Montecitorio: il «piccolo miracolo» di Ciccaglioni tra arte e libri

Roma, riapre la libreria Arion a Montecitorio: il «piccolo miracolo» di Ciccaglioni tra arte e libri
di Federica Macagnone
4 Minuti di Lettura
Mercoledì 1 Aprile 2015, 21:17 - Ultimo aggiornamento: 5 Aprile, 16:17

È stato definito un piccolo miracolo. Non è un remake né un'operazione nostalgia. La libreria Arion di piazza Montecitorio ha riaperto i battenti dopo il commiato di dieci mesi fa, quando la chiusura aveva lasciato orfano il centro storico di un pezzo di storia della città.

Marcello Ciccaglioni, titolare delle librerie Arion, l’unico gruppo indipendente italiano del settore, allora aveva deciso di ampliare i suoi spazi in periferia, puntando sulla rimodulazione di un punto vendita a Porta di Roma. Apparentemente una resa, ma non per lui che oggi torna con un progetto nuovo sfidando le statistiche e i colossi della porta accanto: all'identità storica della libreria si affianca una galleria d'arte contemporanea grazie alla partnership con Ovidio Jacorossi, uno dei più importanti collezionisti romani, attraverso la sua “Inars”.

«Eravamo nel cuore di Roma da venticinque anni – ha detto Marcello Ciccaglioni – La chiusura di questa libreria era stato come spegnere una luce.

Ora la riaccendiamo con presupposti diversi perché non potevamo andare avanti come abbiamo fatto in passato». A festeggiare (perché di una festa si è trattata) la riapertura e ad affollare le sale della libreria rinata erano in tanti: in primis il ministro Dario Franceschini, l'assessore capitolino Marta Leonori, Fabrizio Cicchitto, Riccardo Pacifici, Nino Benvenuti, Michele Mirabella e poi politici, giornalisti, clienti nuovi e abituali che hanno ritrovato il piacere di perdersi tra nuove proposte e testi rari. «Ovunque riapre una libreria è un giorno di festa – ha detto Dario Franceschini, ministro dei Beni e delle attività culturali e del Turismo – Riaprire in un modo nuovo è il modo migliore di rivitalizzare il centro storico di Roma e offrire opportunità per i cittadini e i turisti».

Da adesso, oltre ai testi politici, sarà possibile reperire i libri delle piccole e medie case editrici. Alle novità di narrativa si aggiunge anche un reparto di modernariato con prime edizioni e traduzioni di grandi opere letterarie e saggistiche. Un'offerta ampia resa possibile grazie ai 130mila titoli disponibili da subito e che, come assicura Ciccaglioni, saranno consegnati entro 24 ore direttamente a casa del cliente. La Inars Art Gallery Montecitorio, poi, oltre a esporre e vendere le opere della collezione, organizzerà ogni due mesi una nuova retrospettiva: si partirà con “La politica dei segni” dedicata al rapporto tra arte e politica, con opere di Tano Festa, Mario Schifano e Franco Angeli. Una fusione tra arte e libri confermata anche da un settore dedicato all’editoria d’arte. Nella rinata libreria in Piazza Montecitorio, Arion lancerà il “Cambio automatico”, un servizio che consente a quanti vogliano disfarsi di libri acquistati negli ultimi dodici mesi di portarli in libreria e ricevere un buono sconto: i testi usati finiranno su uno scaffale e saranno venduti a prezzi fortemente ribassati.

«La Galleria d'arte, l'oggettistica e la qualità dei libri che cercheremo di proporre saranno la specializzazione di questa libreria con la possibilità di trovare qui testi che da altre parti saranno difficili da reperire – ha continuato Ciccaglioni – In Italia portare avanti progetti culturali è difficilissimo e i librai devono trovare delle sinergie. Noi qui abbiamo un partner che ci aiuta sia economicamente sia sotto il profilo della qualità, dando un valore aggiunto. Il futuro è una commistione di diversi prodotti, ma soprattutto è legato alla territorialità delle librerie. Nelle periferie, per esempio, devono diventare luoghi di accoglienza e di eventi che creino socialità e conoscenza».

Roma ha così riacquistato un piccolo gioiello e un pezzo di storia del Paese da preservare. Quando dieci mesi fa la saracinesca si era abbassata ed era comparso il cartello “chiuso per inventario”, quei libri tolti dagli scaffali e riposti negli scatoloni erano diventati il simbolo di un Paese che di cultura ormai ne mastica poca. La crisi, l’affitto diventato insostenibile e la presenza a pochi passi del gigante Feltrinelli avevano spento uno dei cuori pulsanti della cultura. Di librerie, ogni anno, ne chiudono tante ma quello spazio ai piedi dei palazzi del potere non era un luogo qualunque. Quella libreria nata per volere della Dc quaranta anni fa sotto il nome di “Paesi nuovi” (in risposta a “Rinascita” del Pci) era stata per anni il luogo d'incontro di deputati, senatori, giornalisti, dirigenti di partito, funzionari e collaboratori di parlamentari. Ci si scambiava una battuta, si cercavano testi rari, si parlava di vecchie edizioni o dell'ultimo romanzo in uscita. Una storia che sembrava dovesse essere riposta negli scatoloni come le pile di libri invenduti ma che oggi rinasce a nuova vita riaccendendo quella luce spenta nel cuore della città.